Un tribunale riconosce il nesso tra uso di telefoni mobili e l'insorgenza di una patologia tumorale. E' la prima volta
Il 31 maggio, come ogni anno, si è celebrata la giornata internazionale contro il tabacco. Gli articoli di Invernizzi et al. e di Sbrogiò et al., e l'editoriale che li accompagna, sono destinati a fare riflettere su questo tema. Verrà la legge Sirchia allargata agli abitacoli delle vetture private? Sicuramente l'invito a limitare il fumo di tabacco in automobile ravviverà rivendicazioni di libertà di comportamento a casa propria (interno della propria macchina compreso), ma questi contributi dimostrano come dall'altra parte della bilancia stanno i rischi, non soltanto per amici e parenti che vengono trasportati, ma anche per la comunità in generale. L'altro editoriale, quello di Richiardi e Bellocco, che va a integrare l'articolo di Campaner, mantiene viva la coscienza della complessità del ragionamento causale e della necessità di un approccio multidisciplinare alla stessa.
Gli effetti dello smog sulla salute continuano a «farla da padrone» sulla nostra rivista (e anche nel nostro Paese). Ne siamo fieri, se si pensa al numero di morti e di malati causati dall'inquinamento atmosferico, e anche dalla diffusa tendenza delle autorità politiche a sottovalutare il problema. Prendiamo atto della recente sentenza (di primo grado) del tribunale di Firenze che – da quanto si legge sui giornali – fa emergere la sorprendente responsabilità per la salute degli italiani dell'indesiderato smog di origine extracomunitaria. Certamente, contro lo smog di questa origine è più difficile legiferare respingimenti come quelli che ci consentono di liberarci degli extracomunitari umani indesiderati. Ma soddisfare le normative europee (ammesso che a esse faccia riferimento la sentenza) non toglie il fatto che non esiste un livello di inquinamento atmosferico privo di rischio: i livelli indicati dalla Comunità europea vanno intesi come obiettivi realistici e non come garanzia di salute. Saremmo contenti che autorità cittadine e giudici prendessero nota delle stime che in questo numero fa Paolo Crosignani delle morti che si potrebbero risparmiare a Milano, con una politica più rigorosa (una doverosa integrazione del supplemento sullo studio EpiAir da noi recentemente pubblicato).
Anche l'amianto ne uccide tanti e la sua evoluzione da minerale magico a polvere assassina nel nostro Paese è stata segnata dalla iniziativa, costanza e perseveranza delle vittime, piuttosto che dal contributo del mondo accademico. In questo senso vanno letti i contributi di Vanotto e di Sartorio, e la loro sollecitazione di interventi di sorveglianza sanitaria (anche se sul contenuto di specifici protocolli di sorveglianza sanitaria gli epidemiologi italiani e questa rivista rivendicano un loro diritto di parola).
Il contributo sull'epidemiologia dei tumori a Gaza è destinato a infittire il contatto tra gli epidemiologi italiani e quel Paese. Questo è certamente un bene, ma di questi tempi nella gamma dei problemi di salute della popolazione palestinese l'oncologia occupa uno spazio relativamente circoscritto.
Pubblichiamo volentieri la lettera di Angelo Gino Levis, ma vorremmo che lo studio Interphone (di cui il primo resoconto relativamente globale è stato ora pubblicato sull' International Journal of Epidemiology, vedi pagina 52) fosse oggetto di un dibattito più vivace tra gli epidemiologi italiani, sia per i suoi risultati, sia per le distorsioni – ipotizzate da Levis – che deriverebbero alla natura dei finanziatori.
Infine, mentre in Italia cominciano a essere disponibili i risultati delle prime indagini di biomonitoraggio di popolazioni inquinate (Campania, Mantova, Brescia, Gela ecc.) è interessante conoscere il risultato dello sforzo dei colleghi spagnoli (vedi libro di Porta et al.) per avere un quadro complessivo dell'inquinamento dell'organismo degli spagnoli. Idealmente, negli end point dell'epidemiologia ambientale del futuro, l'assorbimento di tossici ambientali è destinato a sostituire e anticipare la comparsa della malattia. È un obbiettivo importante, se si vuole che il primo termine della testata di questa rivista sia funzionale al secondo.
Bnedetto Terracini
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