In questo numero

di Benedetto Terracini

Ben venga – 32 anni dopo la riforma sanitaria che proponeva un modello di salute teso a impedire alla gente di ammalarsi piuttosto che a curarla più tardi – il nuovo piano nazionale per la prevenzione (PNP), e ben vengano le quattro novità che lo differenziano da quello precedente. Ma alcune delle critiche sollevate durante la presentazione che ne è stata fatta a Milano il 22 giugno scorso fanno temere che i nostri governanti non abbiano ancora bene afferrato la differenza tra ricerca e intervento, tra prevenzione basata sull'evidenza e principio di precauzione, tra diritto all'informazione e sbracata pubblicità televisiva. Mi auguro che il bel pezzo di Cinzia Tromba nella sezione Attualità (vedi pagina 71) induca gli epidemiologi italiani a porre attenzione alla stesura dei piani regionali per la prevenzione, integrando la loro competenza alla «comunità di pratica per i piani regionali» promessa dalla direttrice del CNESPS.

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Un certo spazio, in questo numero, viene dedicato alle statistiche di mortalità. Carlo Alberto Goldoni solleva, a ragione, due questioni importanti: la qualità delle statistiche è insoddisfacente, e le statistiche di mortalità vengono guardate con noncuranza per le loro minime applicazioni di ordine economico-gestionale. Eppure non è indifferente il numero di studi ecologici (anche in Italia, dall'osservatorio della redazione di E&P) che intendono associare ambiente (e/o deprivazione) al rischio di malattie letali misurato come tasso di mortalità specifico per causa. Purtroppo molti di questi studi non si pongono il problema della qualità delle statistiche utilizzate, né considerano quell'interessante (e inquietante) indicatore di qualità che è la proporzione di morti per causa incerta e non specificata (lo stesso vale per la proporzione di morti per tumore maligno in sede o di natura non specificata).

Gli articoli del gruppo di Pietro Comba (Fazzo et al., Zona et al.) illustrano un'esperienza tesa a risolvere, in modo partecipato, le difficoltà di quantificare le conseguenze della pregressa esposizione lavorativa ad amianto, in circostanze in cui sono mancate misurazioni nell'ambiente di lavoro e in cui si è persa traccia dei documenti amministrativi relativi alle assunzioni in fabbrica (due fenomeni tutt'altro che rari nella nostra storia industriale). Sulla sorveglianza sanitaria a ex esposti ad amianto – argomento dell'articolo di Amerigo Zona et al – E&P vorrebbe maggiore attenzione, anche in sede nazionale. È comprensibile il desiderio di chi è stato esposto, ed è asintomatico, di essere rassicurato che viene fatto il massimo possibile per bloccare la comparsa e lo sviluppo di malattie da amianto. Ma una panoramica delle soluzioni proposte (e presumibilmente poste in opera) dalle Regioni dimostra un'inquietante eterogeneità di scelte operative. Senza entrare nel merito delle singole proposte, vale la pena richiamare il fatto inquietante che – in omaggio al federalismo sanitario proprio del nostro Paese – a parità di rischi, agli ex-esposti ad amianto asintomatici vengono offerti protocolli di sorveglianza sanitaria completamente diversi, sia per quanto riguarda l'evidenza scientifica di efficacia, sia per i rischi di effetti collaterali, sia infine per le modalità di identificazione degli aventi diritto.

La salute degli immigrati, legali e illegali, è un problema politico di equità prima ancora che di gestione e di spesa. Una parte dell'epidemiologia italiana è motivatamente attenta al problema. Eppure, come giustamente fanno notare Ugo Fedeli e Iacopo Baussano, per lo più si è trattato di indagini disarticolate, poco utilizzate nel contesto di decisioni di sanità pubblica e raramente sottoposte all'attenzione del milieu scientifico internazionale . È ben vero d'altra parte che si aprono nuove prospettive con il Progetto «Migrazione e salute» dell'Istituto superiore di sanità, di cui diamo notizia in questo numero. Ottima, e tempestiva, quindi, la proposta (espressa dal futuro direttore della rivista, Eugenio Paci) del call for papers che presentiamo in questo numero.

Grazie allo studio di Maria Serinelli et al., inappuntabile sul piano metodologico. Brindisi si aggiunge alle molte città italiane oggetto di qualche forma di quantificazione dei danni acuti da inquinamento atmosferico. Lo smog è un grande killer e la sua presenza è potenzialmente prevenibile (o almeno controllabile). Forse sarebbe ora di capire quali ostacoli trova la grande e ottima produzione scientifica italiana sull'argomento a essere convertita in misure di sanità pubblica.

Benedetto Terracini

Indice

Lettere

p. 66
Call for papers: Disuguaglianze di salute in Italia
Call for papers: Inequalities in health in Italy
Eugenio Paci

Editoriali

p. 67
L'indagine sulla mortalità in Italia non solo è ancora utile, ma deve essere migliorata
Some reasons to carry on and improve mortality data in Italy
Carlo Alberto Goldoni

Rubriche

p. 69
Numeri come notizie
Tumore del colon retto: di questo passo il gap tra Nord e Sud si annullerà nel 2019
Colorectal cancer: if the actual trend persists, the gap between North and South will disappear in 2019
Emanuele Crocetti, Carlotta Buzzoni, AIRTUM Working Group

Attualità

p. 71
Il Piano nazionale della prevenzione 2010-2012
The National Prevention Programme 2010-2012
Cinzia Tromba

Articoli scientifici

p. 73
Smettere di fumare con l’aiuto dei farmacisti territoriali
Smoking cessation with the help of community pharmacists
Riccardo Tominz, Alessandro Vegliach, Claudio Poropat, Vittorio Zamboni, Matteo Bovenzi
p. 80
Studio di mortalità e morbosità di una coorte di residenti in prossimità dell’area industriale di Milazzo, nel Comune di Pace del Mela (Messina)
Mortality and morbidity cohort study of residents in the neighbourhood of Milazzo industrial area (Sicily)
Lucia Fazzo, Francesca Puglisi, Angela Pellegrino, Giovanna Fiumanò, Pierpaolo Mudu, Caterina Bruno, Pasquale Andaloro, Achille Cernigliaro, Pietro Comba
p. 87
Mortalità per cause asbesto-correlate e incidenza del mesotelioma fra i lavoratori del cemento-amianto di San Filippo del Mela (Messina)
Mortality from asbestos-related causes and incidence of pleural mesothelioma among former asbestos cement workers in San Filippo del Mela (Sicily)
Lucia Fazzo, Carmela Nicita, Achille Cernigliaro, Amerigo Zona, Caterina Bruno, Giovanna Fiumanò, Caterina Villari, Giovanni Puglisi, Alessandro Marinaccio, Pietro Comba, Rosario Tumino
p. 94
La sorveglianza sanitaria dei soggetti con pregressa esposizione professionale ad amianto: l’esperienza dell’AUSL Messina 5
Health surveillance for subjects with past occupational exposure to asbestos: the experience of Local Health Unit Messina 5 (Sicily)
Amerigo Zona, Caterina Bruno, Caterina Villari, Rosario Contiguglia, Lucia Fazzo, Gina Mollica, Giovanni Puglisi, Pietro Comba
p. 100
Effetti acuti dell’inquinamento a Brindisi: analisi case-crossover
Effetti acuti dell’inquinamento a Brindisi: analisi case-crossover
Maria Serinelli, Emilio Antonio Luca Gianicolo, Marco Cervino, Cristina Mangia, Maurizio Portaluri, Maria Angela Vigotti
p. 109
Il passaggio da ICD-9 a ICD-10 per le statistiche di mortalità
«Bridge Coding» ICD-9, ICD-10 and effects on mortality statistics
Stefano Brocco, Piercarlo Vercellino, Carlo Alberto Goldoni, Natalia Alba, Maria Giulia Gatti, Daniele Agostini, Mariangela Autelitano, Annalisa Califano, Franca Deriu, Giuliano Rigoni, Maria Teresa Cassinadri, Elsa Garrone, Gruppo interregionale per lo studio della mortalità e della codifica in ICD-10

Interventi

p. 120
La salute degli immigrati in Italia: evidenze crescenti e temi trascurati nella ricerca epidemiologica
Health of immigrants in Italy: increasing evidences and forgotten issues in the epidemiological research
Ugo Fedeli, Iacopo Baussano
p. 125
Classificazione TNM dei tumori maligni, VII edizione 2009. Novità e ricadute pratiche per l’epidemiologia dei tumori
TNM classification of malignant tumours, VII edition 2009. Changes and practical effects on cancer epidemiology
Stefano Ferretti, Silvia Patriarca, Antonino Carbone, Roberto Zanetti

 

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