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E&P 2014, 38 (5) settembre-ottobre, p. 303-304
DOI: —
Ambiente
Salute e rifiuti: ricerca, sanità pubblica e comunicazione
Healthcare and wastes: research, public health and communication
Riassunto
Nel 2013 si è concluso il Progetto “Salute e rifiuti: ricerca, sanità pubblica, comunicazione”coordinato dall’Istituto superiore di sanità (ISS), finanziato dal Ministero nell’ambito dei Progetti CCM 2010.
Qui riportiamo in sintesi quanto emerso dal Progetto, il cui documento di presentazione è stato elaborato dai partecipanti afferenti alle strutture del Dipartimento ambiente e connessa prevenzione primaria dell’ISS (Reparti di Igiene dell’aria, Bioelementi e salute, Chimica tossicologica, Suolo e rifiuti, Epidemiologia ambientale) e dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Regione Campania (ARPAC). Al Progetto hanno partecipato anche tre Unità operative (UO) attive nel Progetto SESPIR, anch’esso relativo al tema rifiuti, mentre una UO dell’ISS era inclusa in SESPIR, per assicurare il coordinamento fra i due Progetti.
Nel 2013 si è concluso il Progetto “Salute e rifiuti: ricerca, sanità pubblica, comunicazione”coordinato dall’Istituto superiore di sanità (ISS), finanziato dal Ministero nell’ambito dei Progetti CCM 2010.
Qui riportiamo in sintesi quanto emerso dal Progetto, il cui documento di presentazione (disponibile all’indirizzo: www.iss.it/iasa/?lang=1&id=145&tipo=3) è stato elaborato dai partecipanti afferenti alle strutture del Dipartimento ambiente e connessa prevenzione primaria dell’ISS (Reparti di Igiene dell’aria, Bioelementi e salute, Chimica tossicologica, Suolo e rifiuti, Epidemiologia ambientale) e dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Regione Campania (ARPAC). Al Progetto hanno partecipato anche tre Unità operative (UO) attive nel Progetto SESPIR, anch’esso relativo al tema rifiuti, mentre una UO dell’ISS era inclusa in SESPIR, per assicurare il coordinamento fra i due Progetti.
Il Progetto coordinato dall’ISS si è focalizzate sui siti di smaltimento illegale di rifiuti pericolosi. Obiettivo principale è stata la costruzione di un protocollo di indagini ambientali e sanitarie da svolgere nelle aree in prossimità dei siti di smaltimento incontrollato, atte a fornire gli elementi conoscitivi per azioni di sanità pubblica e le basi per i processi di comunicazione con le popolazioni.
L’analisi delle conoscenze finora disponibili ha fatto emergere la peculiarità di questi contesti, la cui complessità richiede approcci di volta in volta ben definiti e dichiarati.
In una prima fase sono stati esaminati i disegni di studio e i metodi utilizzati per le stime di esposizione descritti nella letteratura internazionale in situazioni analoghe; sono state, inoltre, valutate le patologie riportate in eccesso in queste popolazioni, rispetto alla popolazione generale, al fine di individuare quelle con un’ipotesi a priori di associazione con questo tipo di esposizioni (con diversi livelli di persuasività scientifica).
Lo smaltimento incontrollato di rifiuti pericolosi è stato – ed è tuttora – oggetto di studi epidemiologici in Europa,1,2 negli Stati Uniti3-6 e in una serie di Paesi a basso reddito, soprattutto in Africa.7-9 In particolare, le revisioni sistematiche attualmente disponibili hanno riportato che per i rifiuti tossici l’evidenza non è adeguata per stabilire un nesso causale con alcun tipo di tumore, anche se tumori specifici sono associati in maniera più consistente con l’esposizione di interesse, in particolare le neoplasie di vescica, polmone e stomaco e le leucemie.10,11 Singoli studi svolti in aree contaminate da inquinanti rilasciati da siti di smaltimento non idoneo di rifiuti tossici, alcuni pubblicati successivamente, hanno riportato, oltre alle patologie già menzionate, eccessi di tumore della laringe e del rene e, per le patologie non oncologiche, eccessi di diabete, cirrosi biliare, infarto del miocardio, asma e malformazioni congenite specifiche.1-6,12,13
Dal ciclo di studi epidemiologici svolti in questi anni nelle Province di Napoli e Caserta emerge un quadro complessivo a supporto dell’ipotesi di un impatto sulla salute delle popolazioni ascrivibile ai siti di smaltimento illegale dei rifiuti e alle pratiche di incenerimento incontrollato, anche se non sono stati accertati nessi causali specifici. Trattandosi di patologie multifattoriali è prevedibile l’influenza di altri fattori di rischio, nonché l’effetto sinergico di esposizioni a sostanze chimiche rilasciate da siti di rifiuti e altri fattori di rischio. Tale ipotesi è supportata dai risultati di studi svolti in contesti simili in diversi Paesi, che riportano eccessi di queste patologie in aree interessate da siti di smaltimento non idoneo di rifiuti pericolosi.14
È in questo contesto che si inquadra il lavoro svolto durante il Progetto sull’individuazione di un modello di protocollo di analisi da eseguire in prossimità di siti di smaltimento illegale di rifiuti pericolosi, principalmente centrato sulle stime di esposizione. In particolare, le attività hanno riguardato protocolli per caratterizzare le sostanze volatili emesse dai siti e le deposizioni al suolo del materiale particellare, dato che finora l’aria è stata la matrice ambientale meno indagata in prossimità di questi siti e l’inalazione la via di esposizione meno studiata, seppure in alcuni studi ipotizzata come importante per le popolazioni residenti nelle immediate vicinanze dei siti.5,6
A tal fine, ARPAC e ISS hanno individuato due siti specifici da porre come casi studio. La scelta dei siti è stata effettuata consultando la documentazione prodotta dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite a esse connesse, e i dati in possesso di ARPAC riguardo la mappatura dei siti di smaltimento illegale dei rifiuti pericolosi e le situazioni prioritarie (riferite a gestione illegale di rifiuti) per le quali effettuare campionamenti di matrici ambientali non oggetto di precedenti indagini. I due siti selezionati per gli scopi progettuali (discarica Resit, Comune di Giugliano in Campania; discarica Caselle-Pisani, Comune di Napoli) sono dettagliatamente descritti nel documento di presentazione dei risultati.
Lo studio ha consentito di individuare specifici agenti chimici nelle emissioni e deposizioni, la cui presenza dipende da tipologia e modalità di rifiuti smaltiti e dai fenomeni di combustione pregressi o in atto, e di mettere a punto una procedura per lo studio di situazioni analoghe. In particolare, sono stati posizionati deposimetri totali per la raccolta delle ricadute atmosferiche e campionatori passivi per l’analisi dei fumi e dei vapori che in alcuni punti emergono dal corpo della discarica di Resit. Qui, i valori di benzene registrati all’interno del sito di discarica sono di 4-7 volte oltre il limite annuale per l’aria ambiente (5 µg/m3), mentre nelle postazioni esterne, sul perimetro della discarica e nel fondo agricolo prospiciente, sono inferiori a tale limite; nello stesso sito, la caratterizzazione delle polveri sedimentabili ha evidenziato un flusso di deposizione con livelli di mercurio elevati; per le PCDD/F+PCBDL, il flusso medio mensile di deposizione risulta sensibilmente superiore al valore guida all’interno del sito di discarica, mentre nella postazione del fondo agricolo è inferiore a tale valore.
Sulla base di questo lavoro sono stati messi a punto i protocolli di indagine relativi alla stima dell’esposizione per le popolazioni residenti in prossimità di siti di smaltimento illegale di rifiuti pericolosi. Sono stati, quindi, proposti studi epidemiologici di “seconda generazione” che tengano conto delle informazioni sulla contaminazione delle matrici ambientali per una stima dell’esposizione dei soggetti interessati, da svolgere nelle aree in esame della Campania e in territori con problematiche assimilabili.
Protocolli di stima dell’esposizione:
- classificazione e mappatura su supporto cartografico informatizzato dei siti di smaltimento illegale di rifiuti pericolosi;
- prelievo e analisi di campioni di suolo, di top soil, di rifiuti e di acqua di falda, con ricerca di metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici, diossine e PCB;
- prelievo con campionatori passivi e analisi di composti organici volatili;
- prelievo con deposimetri di deposizioni sedimentabili per monitorare metalli pesanti e microinquinanti organici volatili.
Protocolli di studi epidemiologici:
- studi microgeografici a livello subcomunale su insiemi di sezioni di censimento caratterizzate per livello di contaminazione ambientale: le sezioni di censimento forniscono i denominatori relativi alla popolazione disaggregata per genere e classe d’età; i numeratori sono desumibili dai dati dei registri tumori, ove presenti, e da altri flussi sanitari nominativi quali, in particolare, le schede di dimissione ospedaliera (SDO);
- studi di coorti di residenti, da effettuare in aree caratterizzate da stime particolarmente elevate di livelli d’esposizione agli inquinanti in esame, con ricostruzione della popolazione residente su un determinato arco di tempo, e l’utilizzo di indicatori di esito quali l’incidenza oncologica nelle aree servite da registri tumori, ovvero la mortalità e le SDO (per la metodologia si veda lo studio di Pasetto et al.);16
- studi di coorti professionali relative ai lavoratori impiegati nei processi di raccolta, trasformazione e smaltimento dei rifiuti della Regione Campania, con particolare riferimento ai lavoratori assunti ai sensi della Legge 608/1996, che costituiscono la componente degli addetti più specificatamente adibiti alla gestione delle discariche e dei siti di smaltimento con presenza di rifiuti pericolosi, con l’obiettivo di valutare mortalità e ricoveri ospedalieri; il reclutamento di questa coorte è stato avviato da ISS e ARPAC.
Conflitti d’interesse dichiarati: nessuno.
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