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E&P 2011, 35 (2 EPdiMezzo) aprile, p. 2-2
DOI: —
Ambiente
L’Associazione italiana di epidemiologia si interroga sulla VIS
Riassunto
Gli epidemiologi devono incominciare ad occuparsi di valutazione di impatto sanitario? Lo sviluppo delle economie e delle società evolute è sempre più condizionato da problemi non congiunturali di sostenibilità che rendono difficile il mantenimento dei livelli di tutela del benessere finora garantiti dallo stato e dalle risorse delle comunità.
Commenti: 2
1.
i conti in tasca
Tra i punti dolenti segnalati dal Presidente, vorrei sottolineare la difficoltà della gran parte di noi a farci i conti in tasca. Siamo passati da un epoca di vacche grasse ad una di ristrettezze, senza che crescesse la capacità di misurare quanto costiamo, quanto costa un intervento in luogo di un altro, quali economie potremmo praticare per rendere più appetibile o almeno sostenibile un cento intervento preventivo a o assistenziale. Solo alcune esperienze nel campo della ricerca finalizzata ci hanno permesso di imparare un po' di conti, ma è troppo poco. Siamo sempre più bravi nel porci la questione dell'outcome, ma se non riusciamno a metterci vicino quanto costa sarà dura l'impresa di promuovere le azioni efficaci.
2.
commento su VIS Stefano Padovani Dip Prev Ass n. 4 FVG
La Valutazione di impatto sulla salute rientra per definizione tra le competenze che tutti gli epidemiologi e i medici di sanità pubblica devono avere in quanto è alla base della prevenzione primaria e della tutela della salute. E in effetti alcune tipologie di valutazione sanitaria sono state utilizzate in questi anni a vari livelli (Direzioni Sanitarie, Dipartimenti di Prevenzione, Distretti Sanitari) con modalità molto varie e distinte da caso a caso. Considerato che molti problemi di salute pubblica sono determinati da fattori esterni al settore sanitario, negli ultimi anni è emersa la necessità di procedere a una migliore definizione e organizzazione delle procedure di Vis e soprattutto di estendere l’ambito di applicazione al di là dei settori tradizionali (settore sanitario, settore lavorativo e alcuni ambiti dell’ambiente fisico) adottando un approccio di valutazione intersettoriale, che guarda a più settori e alle loro connessioni. Allo stesso tempo si è ravvisata l’utilità di adottare un approccio proattivo che intervenga nelle fasi iniziali del procedimento allo scopo di influenzarne l’evoluzione in modo favorevole per la tutela della salute pubblica.
Si è inoltre evidenziato che il rischio nei sistemi naturali è generalmente di natura sistemica e la difficoltà di valutazione dello stesso viene aumentata non solo dalla multi causalità, ma anche dalla non linearità esistente nelle relazioni tra i diversi fattori delle catene causali, dall’azione concomitante di eventuali fattori positivi e da quella dei cambiamenti adattativi che gli individui possono mettere in atto in risposta all’esposizione ai rischi e alle politiche di contenimento intraprese. La valutazione dell’impatto sulla salute della popolazione, conseguente all’esposizione ai rischi sistemici e alle possibili azioni di prevenzione e di contenimento, risulta pertanto piuttosto complicata.
Si tratta di un compito particolarmente impegnativo che presuppone una nuova mentalità e un atteggiamento culturale diverso, meno rigido e confinato negli ambiti tradizionali della medicina e della sanità pubblica e aperto ai contributi di altre discipline. Un compito difficile, ma che non può non essere affrontato, perché nasce da un esigenza reale che è la nuova dimensione in cui la Sanità Pubblica si trova ad operare, una dimensione sempre più globale in cui i problemi non sono quasi mai confinati esclusivamente in un determinato territorio, ma hanno ramificazioni, cause e conseguenze sia in territori contigui che in aree anche molto lontane e, allo stesso tempo, fanno riferimento a settori molto diversi.
La Valutazione Ambientale Strategica, introdotta nella normativa europea con la Direttiva 42/2001/CE e recepita dalla normativa italiana, rappresenta una possibile risposta all’esigenza di adottare un approccio proattivo e intersettoriale per la valutazione di piani e programmi, al fine di favorire uno sviluppo sostenibile e la tutela dell’ambiente e della salute pubblica. Si ritiene che, per gli operatori sanitari e in particolare per gli operatori dei Dipartimenti di Prevenzione, la VAS rappresenti assieme una sfida e un occasione di sviluppo; una sfida perché i problemi da affrontare sono effettivamente difficili, un occasione di sviluppo perché, per affrontare il rischio sistemico, caratteristico del rapporto ambiente-salute, richiede agli stessi di sviluppare la capacità di adottare metodi e strumenti di valutazione molto diversi da quelli tradizionali e di riuscire a fornire ai decision makers adeguate indicazioni per la risk governance.
Si ritiene che, per raccogliere la sfida e far fronte alle nuove esigenze, sia indispensabile aggiornare le proprie conoscenze, le metodologie di analisi e le modalità organizzative delle Aziende, dei Dipartimenti e dei vari servizi interessati. Ad esempio, per quanto riguarda i Dipartimenti di Prevenzione, a cui afferiscono le richieste di pareri per le VAS, potrebbe essere utile potenziare i Servizi che si occupano dell’argomento, prevedendo per ogni Dipartimento almeno una Struttura Operativa Semplice di Igiene o Epidemiologia Ambientale, adeguatamente strutturata in relazione alle risorse disponibili e agli obiettivi da perseguire. Appare inoltre indispensabile la ripresa e il potenziamento dei corsi di aggiornamento relativi alla VIS, alla VAS e in generale al rapporto ambiente-salute da parte delle istituzioni nazionali e delle agenzie locali.