Abstract

Objectives: to investigate the care pathway of dialysis patients in the final stages of life and to identify possible predictors of the interruption of dialysis treatment.

Design: cohort study.

Setting and participants: the study used data from the Regional Dialysis and Transplantation Registry of Lazio Region, along with data from the Lazio Health Information Systems. The study included haemodialysis patients who died between 2009 and 2022, residing of Lazio, and on dialysis for at least 6 months.

Main outcome measures: using descriptive statistical analysis and both unadjusted and adjusted logistic regression models, the interruption of dialysis treatment (defined as suspension for at least 7 days before death), and the possible predictors of this interruption were analysed.

Results: the final cohort included 6,247 patients, of whom 1,009 (16.2%) interrupted dialysis treatment. The main causes of death include cardiac diseases, cachexia, and infections. The average age of the patients was 76.1 years (10.1 standard deviation); 65.2% were male. Multiple regression analysis identified the number of hospitalizations in the year prior to death (OR: 2.34; 95%CI 1.84-2.97), dialysis vintage (OR 0.80; 95%CI 0.66-0.96), and the presence of non-uremic anaemia (OR 1.46; 95%CI 1.06-2.00) as potential predictors of treatment interruption. Finally, a North-South gradient appears to exist by province of residence, with a higher likelihood of the final stages of life recognition in the province of Viterbo and a lower one in the province of Frosinone.

Conclusions: this study represents the first attempt in Italy, based oh health infromation sistems, to explore end-of-life care in haemodialysis patients, revealing insufficient recognition of end-of-life stages, leading to the continuation of dialysis treatment close to death. These data suggest an excessive medicalization of the end of life and a risk of inappropriate treatments. The introduction of advanced care planning documents, improved training for nephrologists, and the creation of multidisciplinary teams with palliative care specialists could improve patients’ quality of life and optimize the use of healthcare resources.

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Riassunto

Obiettivi: indagare il percorso di cura dei pazienti in dialisi nelle fasi finali della vita e identificare i possibili predittori dell’interruzione del trattamento dialitico.

Disegno: studio di coorte.

Setting e partecipanti: lo studio ha utilizzato dati provenienti dal Registro regionale dialisi e trapianto del Lazio e i dati dei sistemi informativi sanitari del Lazio. Sono stati inclusi i pazienti emodializzati deceduti tra il 2009 e il 2022, residenti nel Lazio e in dialisi da almeno 6 mesi.

Principali misure di outcome: utilizzando analisi statistiche descrittive e modelli di regressione logistica, grezzi e aggiustati, è stata analizzata l’interruzione del trattamento dialitico (sospensione per almeno 7 giorni prima del decesso) e i possibili predittori dell’interruzione.

Risultati: la coorte finale includeva 6.247 pazienti, di cui 1.009 (16,2%) hanno interrotto il trattamento dialitico. Le cause di morte principali comprendono le patologie cardiache, la cachessia e le infezioni. L’età media dei pazienti è di 76,1 anni (10,1 deviazione standard) e il 65,2% sono maschi. La regressione multipla ha permesso di individuare come possibili predittori dell’interruzione del trattamento il numero di ricoveri nell’anno precedente al decesso (almeno 3 ricoveri: OR 2,34; IC95% 1,84-2,97), l’anzianità dialitica (6+ anni: OR 0,80; IC95% 0,66-0,96) e la compresenza di anemie extra-uremiche (OR: 1,46; IC95% 1,06-2,00). Infine, sembra esserci un gradiente Nord-Sud per provincia di residenza, con una maggiore probabilità di riconoscimento del fine vita nella provincia di Viterbo e una minore in quella di Frosinone.

Conclusioni: questo studio rappresenta il primo tentativo in Italia, basato sui sistemi informativi sanitari, di esplorare il fine vita nei pazienti in emodialisi, rivelando un riconoscimento insufficiente del fine vita, con conseguente continuazione del trattamento dialitico fino a ridosso del decesso. Questi dati suggeriscono un’eccessiva medicalizzazione del fine vita e un rischio di trattamenti inappropriati. L’introduzione di documenti di pianificazione anticipata, un miglioramento della formazione dei nefrologi e la creazione di équipe multidisciplinari con palliativisti potrebbero migliorare la qualità della vita dei pazienti e ottimizzare l’uso delle risorse sanitarie.

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