Ringraziando gli autori della lettera (vedi pp. 225-6 E&P 2022, 46 (4)) per l’interesse dimostrato nei confronti del nostro articolo, con la presente desideriamo condividere alcune riflessioni su criticità e questioni riportate nella comunicazione del Coordinamento Lecchese Rifiuti Zero sullo studio epidemiologico che valuta i potenziali effetti sulla salute dell’inceneritore di Valmadrera (Lecco).
Ci preme, innanzitutto, chiarire il contesto in cui si è sviluppato lo studio epidemiologico in questione.

A gennaio 2016, il Sindaco di Valmadrera, in rappresentanza del Comitato dei Sindaci dei Comuni dell’area interessata, ha promosso la realizzazione di questo studio epidemiologico per rispondere alle preoccupazioni della popolazione residente nelle aree limitrofe. A marzo 2016, il Comitato dei Sindaci ha affidato al Dipartimento di scienze cliniche e biologiche dell’Università di Torino la realizzazione dello studio epidemiologico in questione, imputandone i relativi costi a Silea (Società intercomunale lecchese per l’ecologia e l’ambiente) e commissionando alla società Tecno Habitat la realizzazione del modello di ricaduta, con l’impegno di portare a termine il progetto entro il 31.12.2018.

Per garantire la validità scientifica dello studio, è stato costituito un Comitato scientifico nel quale sono stati coinvolti: il Sindaco di Valmadrera, quale delegato del Comitato ristretto dei Sindaci; il Comitato tecnico scientifico di Silea e gli esperti di epidemiologia ambientale dr. Ennio Cadum (cfr. Arpa Piemonte) e prof. Francesco Donato (Università di Brescia). Si è contestualmente provveduto a coinvolgere l’Agenzia di tutela della salute (ATS) Brianza, in quanto ente responsabile della salute della popolazione dell’area interessata.

Per trasparenza nei confronti della cittadinanza, il gruppo di lavoro (costituito da ATS Brianza, Università di Torino e Tecno Habitat), insieme al Comitato scientifico, ha presentato, durante incontri pubblici a Valmadrera, il protocollo dello studio (31.01.2017) e i risultati preliminari dello studio epidemiologico (04.12.2018). A partire da quella data, il report dello studio è stato reso disponibile sul sito del gestore dell’impianto1 e successivamente anche di ATS Brianza, che ha curato ulteriori momenti di confronto con diffusione dei risultati con la popolazione del territorio interessato.2,3

Riportiamo brevemente a seguire alcune considerazioni sulle questioni sollevate nella lettera del Coordinamento Lecchese Rifiuti Zero.

  • Le mappe rappresentate nella lettera possono apparire differenti, anche perché quella dello studio rappresenta le stime per le ricadute di PM10, mentre quella del Comitato rappresenta le stime per NOx: tale informazione non è riportata né sulla mappa né nel testo della lettera. Siamo comunque consapevoli che la caratterizzazione dell’esposizione e l’utilizzo di modelli di ricaduta sia uno dei punti più critici in questo ambito di studi. Come già riportato precedentemente, il modello di ricaduta utilizzato nello studio è stato elaborato dalla società Tecno Habitat e ha ricostruito un anno virtuale rappresentativo delle condizioni meteorologiche medie del territorio oggetto di indagine su un arco temporale di 10 anni. Diversamente, il modello realizzato da “Servizi e Territorio – Cinisello Balsamo” (ST) è basato su un arco temporale di un anno, il 2018, chiaramente meno rappresentativo delle esposizioni pregresse della coorte.
    Peraltro, nel 2018 ARPA Lombardia aveva trasmesso al Sindaco di Valmadrera una comunicazione che approvava il metodo di stima utilizzato da Techno Habitat per la ricaduta modellistica delle emissioni.
    Nel 2019, si è svolta un’ulteriore interlocuzione con Arpa Lombardia per avere una valutazione qualitativa dei due modelli di ricaduta di Tecno Habitat e di ST, dalla quale non sono emerse differenze sostanziali tra i risultati dei due modelli di ricaduta. Si riporta di seguito uno stralcio del parere espresso da Arpa Lombardia: «In conclusione, le scelte adottate nei due studi hanno condotto all’utilizzo di meteorologia ed emissioni differenti e, pur avendo utilizzato lo stesso modello di dispersione e un dominio di calcolo abbastanza simile (cioè in cui le griglie di calcolo non differiscono in maniera significativa per estensione e passo, vale a dire, rispettivamente, copertura spaziale del territorio e distanza tra i centroidi delle celle), ciò ha inevitabilmente prodotto qualche piccola differenza tra le isolinee di concentrazione; a fronte, quindi, di due simulazioni modellistiche condotte secondo metodologie corrette, è la scelta del tipo di approccio più significativo ai fini di una valutazione epidemiologica, connessa alla rappresentatività dell’esposizione, che consente di valutare quale sia la rappresentazione modellistica più adatta allo scopo».
    Considerata la sostanziale similitudine dei risultati e il fatto che il modello meteorologico utilizzato nello studio è più completo e ponderato rispetto a quello proposto da ST, si è scelto di mantenere il modello basato su dieci anni, che risultava verosimilmente più accurato per la quantificazione dell’esposizione su un lungo periodo pregresso ai fini della valutazione di possibili effetti a lungo termine su patologie croniche.
  • Per valutare un possibile effetto dose-risposta, le analisi sono state inizialmente condotte su tre livelli di esposizione (bassa, media, alta) al fine di identificare con il massimo livello di precisione soggetti residenti in aree ad alta e media ricaduta, per i quali era atteso il maggior impatto sanitario. Queste analisi non hanno messo in evidenza trend rilevanti; pertanto, in considerazione dell’esiguità del numero di soggetti, soprattutto nelle aree ad alta esposizione, si è deciso di accorpare gli strati “alta” e “media” esposizione per aumentare la precisione delle stime e ridurre l’incertezza. Per altro verso, riteniamo doveroso segnalare che l’uso di scale continue non sia comunque scevro da “rumori di fondo”, conferendo al modello di stima delle esposizioni (che è pur sempre probabilistico) un ruolo che va ben oltre quello che effettivamente può e deve avere. Si pensi a differenze tra valori come 0,016 e 0,018 microgrammi di PM10 (che, nella nostra stratificazione, corrispondono a zone a bassa ricaduta) e in cui insistono migliaia di residenti: un effetto differente nelle variabili di esito per differenze di esposizione di questa entità non è biologicamente plausibile. A nostro avviso, se avessimo realmente una misurazione precisa di tale esposizione, allora un ragionamento su scala continua sarebbe assolutamente possibile e percorribile; ma, alla luce dell’ottenimento di stime di ricadute da modelli probabilistici, questa differenza rischia di creare un bias di misclassificazione non meno pregnante di quello ottenuto sulla base della scelta di aree tramite cut-off.
  • In merito alla questione dell’opportunità di analizzare i dati senza distinzione per genere, riteniamo utile ricordare che le analisi epidemiologiche che valutano l’insorgenza di patologie croniche considerano separatamente maschi e femmine in relazione a possibili differenze di esposizione, confondimento e modificazione di effetto. La coorte studiata comprendeva 52.111 donne e 48.465 uomini e appare immediatamente evidente che queste numerosità erano adeguate a produrre stime stratificate per genere sufficientemente precise.
  • Relativamente alla scelta tra considerare tutti i ricoveri o solo i primi, si precisa che è stato considerato il primo ricovero come proxy dei casi incidenti di malattia, mentre non si sono considerati ricoveri ripetuti che pure avrebbero slatentizzato dei peggioramenti della storia clinica. Tuttavia, è da tenere presente che le analisi hanno incluso la mortalità, integrando quindi il massimo livello di aggravamento e che, diversamente, ricoveri ripetuti potrebbero essere outcome potenzialmente affetti da confondimento legato, a solo titolo di esempio, all’applicazione di specifici percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (PDTA) implementati in anni diversi e ospedali diversi.
  • Per quanto riguarda la considerazione relativa alla possibilità di valutare patologie croniche e neoplasie maligne, si ritiene che il periodo di latenza sia compatibile con l’analisi di tali eventi sanitari, dato che l’inceneritore è in funzione dagli anni Settanta e il periodo considerato dallo studio va dal 2003 al 2016. Inoltre, le esposizioni in studio comprendono possibili sostanze cancerogene, pertanto l’analisi delle cause tumorali è più che giustificata, oltre al fatto che esistono tumori con una latenza relativamente breve, come i tumori pediatrici e i tumori emolinfopoietici. Infine, la possibilità di analizzare le cause tumorali attraverso i dati provenienti dal Registro tumori, oltre a essere una pratica consolidata nella maggior parte degli studi pubblicati in questo ambito, è garanzia di maggiore attendibilità e completezza delle le stime di incidenza prodotte.
  • Arrivando alla questione del conflitto di interesse, due co-autori hanno collaborato allo studio epidemiologico a seguito di partecipazione a bando pubblico indetto dall’Università di Torino. I due co-autori in questione hanno mantenuto rapporti economici esclusivamente con l’Università di Torino e non hanno avuto alcun altro contatto con SILEA che possa configurarsi come conflitto di interessi [ndr: il PDF con la nuova dichiarazione dei conflitti d’interesse è disponibile online].
    Gli altri co-autori erano dipendenti dell’ATS Brianza o membri del Comitato scientifico e non hanno avuto legami di carattere istituzionale ed economico che possono aver influenzato disegno, conduzione e interpretazione del lavoro, né hanno percepito alcuna somma per l’attività svolta (a parte rimborsi per spese di viaggio).
  • Per quanto riguarda i dati utilizzati per le analisi, preme segnalare che gli autori dell’articolo non ne sono proprietari e che, pertanto, non possono provvedere ad alcuna fornitura, diretta o indiretta, degli stessi. Bisogna, inoltre, tenere presente che la condivisione di dati sensibili presenta importanti vincoli sulla base delle attuali disposizioni sulla privacy. Infine, risulta abbastanza discutibile l’uso di dati forniti con imprecisione di georeferenziazione sufficiente a garantire l’anonimato delle coorti e che, in alcuni casi, potrebbe generare non trascurabili imprecisioni di stima delle esposizioni, elemento che gli stessi autori della lettera avevano riconosciuto come garanzia dell’accuratezza delle stime di rischio.

Conflitti di interesse dichiarati: vedi articolo

Bibliografia

  1. https://www.sileaspa.it/impianti/termovalorizzatore/
  2. Piccinelli C, Carnà P, Amodio E, Rognoni M, Vuono M, Cavalieri d’Oro L (eds). Studio epidemiologico per valutare gli effetti sulla salute dei soggetti residenti intorno all’inceneritore di Valmadrera. Report finale – 4 dicembre 2018. Disponibile all’indirizzo: https://www.ats-brianza.it/images/pdf/epidemiologia/Report%20Valmadrera_28_11_2018_Pubblicato_SILEA.pdf
  3. Piccinelli C, Carnà P, Amodio E, Rognoni M, Vuono M, Cavalieri d’Oro L (eds). Studio epidemiologico per valutare gli effetti sulla salute della popolazione residente nei pressi dell’inceneritore di Valmadrera. Report 06.02.2020. Disponibile all’indirizzo: https://www.ats-brianza.it/images/pdf/epidemiologia/Presentazione%20Valmadrera%2006_02_2020%20small.pdf
Su questo tema, vedi anche:
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