Nel 2012, sulla scia di quanto accaduto nella vicina Taranto nell’ambito del processo “Ambiente svenduto”, oltre diecimila persone a Brindisi avanzarono la richiesta di condurre studi epidemiologici analitici.

Questa spinta popolare, che ha pochi eguali a livello nazionale e internazionale, nasceva dall’esigenza di comprendere se e quanto le emissioni industriali e le mancate bonifiche avessero effetti nocivi sulla salute riproduttiva e, più in generale, sulla salute della comunità brindisina, su gruppi suscettibili di essa, sui lavoratori e le lavoratrici delle industrie locali. La richiesta di studi epidemiologici analitici, rivolta alle istituzioni locali e regionali, si basava su una serie di studi precedentemente condotti nell’area. Questi studi avevano utilizzato generalmente approcci ecologici e messo in evidenza sia eccessi di diverse patologie rispetto a valori attesi regionali o extraregionali sia associazioni tra inquinanti atmosferici ed esiti sanitari.

Venne, pertanto, condotto e pubblicato nel 2017 uno studio di coorte residenziale per l’area di Brindisi, nel quale si osservò l’associazione tra emissioni industriali e mortalità per tumori, malattie cardiovascolari e respiratorie. Fu messa in luce, altresì, l’associazione tra emissioni industriali e incidenza di tumore al polmone, ricoveri ospedalieri per malattie cardiovascolari e respiratorie e malformazioni congenite.1

Per quanto concerne le malformazioni congenite, il Sesto Rapporto SENTIERI2 sostiene che i risultati del “primo” studio condotto a Brindisi sulle cardiopatie congenite3 non fossero stati confermati da studi successivi.4,5 È utile precisare che i due lavori successivi avevano assunto algoritmi diversi per la classificazione e definizione delle malformazioni congenite... Accedi per continuare la lettura

 

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