Lettere minuti di lettura
DOI: https://doi.org/10.19191/EP25.5-6.087
Vaccini e cambiamento climatico: per un corretto rapporto tra scienza e politica
Vaccines and climate change: towards a healthy relationship between science and politics
Lo scetticismo e i dubbi sull’efficacia dei vaccini e sull’esistenza del cambiamento climatico e della sua origine nelle attività dell’uomo hanno avvelenato il dibattito pubblico in Italia e a livello internazionale e appaiono incomprensibili a una mente razionale.
Le persone che contestano i dati e le conoscenze scientifiche sono le stesse che, in presenza di un problema sanitario, si rivolgono a medici e ospedali dimenticando che quest’ultimi operano sulla base di conoscenze scientifiche, sviluppate negli anni attraverso lo stesso metodo usato per produrre vaccini. Ed è lo stesso metodo scientifico sulla base del quale sono stati definiti modelli osservazionali e predittivi che descrivono i segni inequivocabili del cambiamento in corso nel clima del pianeta.
Gli studiosi del comportamento umano dispongono probabilmente di spiegazioni raffinate sulle origini di questi assurdi cognitivi, che comunque non compaiono per puro caso. Non è un mistero che, nel caso del clima, diversi portatori di interesse abbiano agito nel tempo per influenzare il dibattito pubblico e ritardare o annullare le decisioni necessarie a contrastare il fenomeno. L’industria del petrolio, per esempio, ha per decenni diffuso dubbi e alimentato lo scetticismo sul cambiamento climatico e le sue cause. Tutto questo con la colpevole complicità di ricercatori prezzolati che hanno contestato indiscutibili evidenze prodotte dalla stragrande maggioranza della comunità scientifica. Attraverso il dubbio, l’industria del petrolio ha influenzato politici e opinion maker per mantenere lo status quo e alimentare i loro enormi interessi economici. Queste attività sono state ben descritte e accuratamente documentate da Oreskes and Conway nel libro Merchants of doubt.1
Negli ultimi anni, In Italia e non solo, alcune forze politiche e populisti di varia estrazione hanno sposato queste tesi negazioniste con entusiasmo per strappare voti a una platea estremista e poco informata, talora con bassa scolarizzazione. Tutto ciò supportato e alimentato da trasmissioni televisive e radiofoniche e da quotidiani, che hanno colpevolmente cavalcato la disinformazione.
Vorrei però qui aggiungere un elemento di riflessione che si applica a entrambi i temi e che non mi sembra sia stato adeguatamente discusso. Il mio ragionamento parte dalla consapevolezza che le decisioni prese dalla classe politica non sono l’automatica traduzione di dati osservazionali o scientifici, ma la sintesi di vari insiemi di conoscenze e valori. Si parla infatti ormai di «politiche informate dall’evidenza» e non di «politiche basate sull’evidenza».
In altre parole, se politici o portatori di interesse vogliono opporsi ai vaccini o confutare il cambiamento climatico, non è necessario negare l’evidenza scientifica. Basterebbe ribadire l’autonomia e il primato della politica nelle decisioni.
Come si può, infatti, negare l’efficacia di vaccini come quello del morbillo, della poliomielite e del vaiolo, che hanno debellato o ridotto drasticamente la frequenza di malattie mortali e invalidanti? Come si può negare il riscaldamento globale di fronte a decine di studi e ricerche che documentano, tra l’altro, la riduzione dei ghiacciai o l’aumento delle ondate di calore – esperienze, quest’ultime, che molti hanno vissuto direttamente degli ultimi anni?
Quello che intendo dire è che i politici non devono necessariamente applicare tutte le raccomandazioni della scienza medica o climatica quando prendono decisioni nei vari ambiti. Le decisioni politiche sono basate su un insieme di elementi che includono, per esempio, considerazioni etiche, economiche, di coerenza ideologica ed elettorale. Tutte argomentazioni legittime che devono, però, tener in conto le conoscenze scientifiche senza demonizzarle o ignorarle.
Sulla base di questo ragionamento, non è necessario contestare l’efficacia dei vaccini e inventarsi effetti collaterali drammatici per limitare, per esempio, l’obbligatorietà. O negare il cambiamento climatico per evitare interventi risolutivi per la riduzione dell’uso dei combustibili fossili.
Basterebbe che le forze politiche si prendessero le loro responsabilità con chiarezza e trasparenza di fronte agli elettori e alla società tutta, dichiarando apertamente i motivi per i quali sono contrari all’applicazione pura e semplice dell’evidenza.
Se si è contrari all’obbligatorietà dei vaccini perché si privilegia la libertà delle scelte individuali rispetto alla protezione della salute e alla prevenzione, basta prendersi la responsabilità di questa decisione. Se si propongono politiche vaccinali in contrasto con tutto quanto abbiamo visto e imparato in decine di anni, si difenda questa scelta anche di fronte all’aumento dei casi, delle complicanze e dei decessi legati, per esempio, al morbillo o alla poliomielite. Inoltre, se non si ritiene possibile ridurre l’uso dei combustibili fossili perché si considerano le strategie verdi troppo costose o associate a complicate innovazioni produttive, si agisca di conseguenza. I proponenti dichiarino che non si ritengono responsabili di fronte alle future generazioni, ma solo concentrati sul qui e ora degli elettori di oggi: lo dicano apertamente senza accusare di catastrofismo chi la pensa diversamente o ridicolizzando chi crede alla gravità del cambiamento climatico e alla necessità di una risposta immediata ed efficace.
Certo, argomentare in modo convincente queste decisioni non è semplice e richiede serietà e coerenza, ma almeno avremmo il beneficio della chiarezza: sarebbe una presa di responsabilità utile a risparmiare ai cittadini discussioni inutili e fuorvianti. Si smetterebbe di avvelenare i pozzi evitando conseguenze più ampie, come la sfiducia complessiva nella medicina – che spesso si traduce in comportamenti esecrabili verso gli operatori sanitari – o nella scienza in generale.
Non sarebbe difficile, ma ritengo con rammarico e tristezza che la qualità della classe politica e dell’informazione non sia all’altezza della gravità del momento, della serietà e dell’importanza di questi temi e ragionamenti.
Conflitti di interesse dichiarati: nessuno.
Bibliografia
- Oreskes N, Conway EM. Merchants of Doubt: How a Handful of Scientists Obscured the Truth on Issues from Tobacco Smoke to Global Warming. New York, Bloomsbury Press, 2010.
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