Lettere minuti di lettura
E&P 2011, 35 (2) marzo-aprile, p. 70-70
DOI: —
Quando lo screening è reticente (con una risposta di Carla Cogo)
When the screening is reticent
Riassunto
Gentile direttore, in uno screening di popolazione per la prevenzione del tumore della mammella si può dare all’utente come esito della mammografia una lettera rassicurante, senza alcun referto? E cosa accade, quando, un anno dopo, una volta recuperate le immagini, si scopre che già in quella mammografia, erano presenti calcificazioni? Non era meglio fornire alla paziente (che non sapeva ancora di essere tale) le sue belle immagini e il suo bel referto? Oppure trattandosi di screening è sufficiente una lettera dove si dice che va tutto bene (anche quando così non è) e si consiglia, come da prassi, un ulteriore controllo l’anno successivo?
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Commenti: 2
1.
Ancora sul controllo anticipato
Concordo con le spiegazioni date dalla Dottoressa Cogo, che fanno vedere quanto complessa sia la macchina comunicativa dello screening in generale e di quello mammografico in particolare. E concordo sul fatto che la segnalazione della dottoressa Porqueddu riguardi un punto particolarmente critico dello screening mammografico: cosa fare di fronte ad immagini molto frequenti che solo in alcuni casi nascondono un tumore. La scelta del controllo anticipato, che non "licenzia" la donna per due anni, ma non le fa intraprendere un immediato percorso di esami di approfondimento, è entrata nella pratica dello screening. La sua efficacia è difficile da verificare (pochi casi diversi l'uno dall'altro e gestiti in modo diverso dai vari programmi di screening) e forse questa segnalazione deve incoraggiare una riflessione più approfondita, anche sulle modalità di comunicazione che accompagnano questa scelta.
Marco Petrella
2.
screening
Non bisogna comunque dimenticare che i programmi di screening nascono nell'ottica generale del contenimento dei costi (compresi quelli intangibili a carico del paziente). Nel caso della dott.ssa Porqueddu, la frase "si consiglia come da prassi, un ulteriore controllo l'anno successivo", fa pensare non tanto ad un consiglio erogato a seguito di dubbio diagnostico, quanto piuttosto all'applicazione di un protocollo che, in alcune aziende, limitatamente ad alcune fasce d'età, prevede l'esecuzione annuale della mammografia. Nel caso descritto, purtroppo, la affermazione secondo cui nella prima immagine fosse già possibile identificare alcune calcificazioni, fa pensare più ad una errata interpretazione che ad un cancro di intervallo. Purtroppo l'errore umano non è sempre del tutto evitabile; proprio per questo negli screening si adottano sistemi di sicurezza che prevedono, tra gli altri, la doppia lettura dell'immagine mammografica. Alcune volte però, l'attenzione, la preparazione e l'esperienza dei sanitari non rendono agevole comunque identificare "prove" talmente sfumate da non essere riconoscibili in prima battuta, ma solo in seconda istanza, con "il senno del poi", quando l'evidenza del sintomo o dell'immagine sottolineano il lato, il quadrante, il punto precisi, in cui guardare.