Editoriali minuti di lettura
E&P 2020, 44 (5-6) settembre-dicembre Suppl. 1, p. 11-13
DOI: https://doi.org/10.19191/EP20.5-6.S1.P011.068
Disuguaglianze
L'attività scientifica di Barbara Pacelli sulle pagine E&P
Barbara Pacelli's scientific articles published in Epidemiologia&Prevenzione
Riassunto
Dopo un periodo dedicato all’epidemiologia ambientale, che ha lasciato traccia negli studi Epiair, Barbara Pacelli ha rivolto il suo impegno professionale all’epidemiologia delle popolazioni fragili, delle disuguaglianze di salute e della sorveglianza epidemiologica dei disastri naturali.
Dopo un periodo dedicato all’epidemiologia ambientale, che ha lasciato traccia negli studi Epiair,1 Barbara Pacelli ha rivolto il suo impegno professionale all’epidemiologia delle popolazioni fragili, delle disuguaglianze di salute e della sorveglianza epidemiologica dei disastri naturali. Il primo contributo in questo ambito è apparso su Epidemiologia&Prevenzione nel 2010;2 l’ultimo è apparso quest’anno, 2020.3 Sono entrambi articoli scientifici di un gruppo collaborativo e trattano uno stesso argomento: l’aggiornamento dell’indice di deprivazione (ID) al fine di produrre una stima quantitativa sempre più accurata della densità di disagio economico e sociale nella popolazione residente in aree geografiche elementari predefinite (comune, quartiere, sezione di censimento). L’ID proposto nell’articolo del 2010 produce un sostanziale miglioramento rispetto a quello fino ad allora in uso perché
- ridefinisce le variabili che concorrono alla costruzione dell’indicatore;
- utilizza per la loro costruzione i dati disponibili più aggiornati (Censimento del 2001, non più quello del 1991);
- riduce da comune a sezione di censimento le dimensioni dell’area geografica elementare per la quale i dati sono forniti in modo aggregato, a tutto vantaggio di un più efficiente controllo del bias ecologico. L’ulteriore evoluzione dell’ID, oggetto dell’articolo pubblicato nel 2020, è stata resa possibile dalla disponibilità di dati censuari ancora più recenti (2011);
- dall’accesso non più a dati aggregati per sezione di censimento, ma a microdati anonimi individuali;
- dalla manutenzione di due delle cinque variabili di cui è composto l’indice sintetico che ha risolto alcuni problemi di coerenza interna del precedente modello.
Questi due articoli tracciano la sua parabola professionale che – pur muovendosi in ambiti e temi di ricerca diversi – è caratterizzata da una stessa tensione, insieme scientifica e morale, che è possibile riassumere in questo modo: la deprivazione economica e la deprivazione sociale sono fattori di rischio prevenibili di malattia e di morte; le deprivazioni non riguardano solo chi è originariamente e stabilmente collocato negli strati più deboli della società (i poveri), ma anche coloro che subiscono gli effetti di eventi acuti (esposizione a disastri più o meno naturali) o di medio-lungo periodo (esposizione a guerre, carestie, persecuzioni, perdita del lavoro). Il compito dell’epidemiologia è duplice: documentare l’associazione tra le deprivazioni e i danni alla salute con il rigore scientifico e il dettaglio analitico necessari a minimizzare l’incertezza dei risultati e a dare forza al valore dei risultati; assistere il decisore nell’elaborazione e nell’attuazione di interventi di mitigazione e di prevenzione dei danni.
Con questa tensione morale e con questo impegno professionale, Barbara Pacelli ha collaborato alla redazione di un supplemento di E&P, pubblicato nel 2019, che ha per titolo Salute degli immigrati e disuguaglianze socioeconomiche nella popolazione residente in Italia. Lo studio, i cui risultati sono ospitati nel supplemento di E&P, si è avvalso della rete degli Studi Longitudinali Metropolitani a cui collaborano nove città italiane. In un database adottato da ciascuna città partecipante affluiscono i dati del Censimento della popolazione del 2001, dell’anagrafe comunale, dei registri delle cause di morte e degli archivi delle schede di dimissione ospedaliera. In tutte le nove città è stata formata una coorte chiusa dei censiti al 2001 e coorti aperte sono state create in sei delle nove città. Barbara è co-autrice di sei dei sette capitoli del supplemento4-9 e, come hanno voluto testimoniare i suoi colleghi impegnati nella stessa opera, «ha contribuito in modo decisivo alla costruzione dello studio emiliano, alla sistematizzazione dei materiali e allo sviluppo dei metodi per l’armonizzazione delle coorti. Ha lavorato per estendere e rafforzare la rete degli studi longitudinali metropolitani. Lo ha fatto con impegno, rigore e passione, facendosi sempre apprezzare da tutto il nostro gruppo di lavoro per la sua preparazione metodologica, ma anche per le sue grandi doti umane».
Dal novembre 2014 all’ottobre 2016, Barbara Pacelli è stata consigliera nella Segreteria dell’Associazione italiana di epidemiologia (AIE) e, in quel biennio, la collaborazione tra E&P e AIE è stata particolarmente fruttuosa. L’associazione non è casuale: molti hanno contribuito, ma l’apporto di Barbara a quella felice stagione di collaborazione tra la rivista e la società scientifica degli epidemiologi italiani è stato determinante. Erano gli anni di EXPO-2015 (2015), dell’entrata in vigore del Piano nazionale della prevenzione 2014-2018 (2014), del quarantesimo compleanno dell’AIE e del settimo anniversario del terremoto dell’Aquila (2016). Di questi argomenti si occupano i contributi a E&P di Barbara Pacelli in quel periodo, nella sua funzione di consigliera della Segreteria di AIE.
Il tema e lo slogan di EXPO-2015 a Milano è stato Nutrire il pianeta, energia per la vita. Per l’occasione, E&P pubblicò un numero doppio titolato Speciale Cibo e AIE scelse per tema del suo 39° convegno annuale Alimentazione e salute nell’era della globalizzazione. Questo fu anche il titolo dell’editoriale10 del numero speciale che uscì a firma del presidente e della segreteria di AIE. Nel numero successivo di E&P, con gli stessi autori, apparve nella sezione “Attualità” Alimentazione e salute: la ricetta dell’epidemiologia italiana. Resoconto del 39° congresso AIE.11 In entrambi i contributi è forte il richiamo a non trascurare le implicazioni di salute quando si tratta di alimentazione ed è richiamata l’attenzione sul ruolo che la posizione sociale svolge nel determinare le abitudini alimentari.
Il Piano nazionale della prevenzione 2014-2018 ha avuto contenuti innovativi e ha posto le premesse per significativi incrementi, sia in quantità sia in qualità, delle attività di prevenzione in Italia. Nel contributo12 che la segreteria di AIE ha pubblicato su E&P nel 2015 ciò viene riconosciuto, ma, allo stesso tempo, sono avanzate proposte di integrazione al Piano volte, tra l’altro, a superare rigidità istituzionali che precludono azioni agili e multisettoriali di prevenzione, indicando a tal fine le aree in cui l’apporto dell’epidemiologia può essere più utile e immediato. Un altro contributo significativo della Segreteria di AIE a E&P è stato pubblicato nel 2016 come riflessione sui primi quarant’anni di attività dell’associazione e annuncio del tema del 40° convegno annuale.13 Nell’ultimo quarto di secolo del Novecento, c’è stato un pionieristico e intenso lavoro per migliorare qualità, completezza e modalità di analisi degli archivi amministrativi di dati di interesse sanitario individuati come fonte primaria di informazioni epidemiologiche. Grazie a questo lavoro, si è poi passati alla produzione routinaria di dati di morbosità e di mortalità di qualità crescente, utili a tutti gli ambiti della ricerca epidemiologica. Ci si interroga, però, su questioni cruciali per stabilire l’efficacia di tanto lavoro. Il trasferimento dei risultati della ricerca alla pratica è ben risolto? La ricerca epidemiologica risponde alle esigenze dei decisori? È possibile far convivere incertezza e bisogno di operatività? E molte altre domande ancora, le cui risposte dovranno definire i contenuti dell'epidemiologia nei prossimi anni.
Una riflessione a parte merita l’impegno di Barbara Pacelli per la realizzazione del supplemento di E&P del 2016 L’Aquila: sorveglianza e ricerca dopo il terremoto 2009. Anche questi suoi contributi,14-17 come gli altri appena descritti, sono da ricondurre alla collaborazione tra E&P e AIE, particolarmente fruttuosa in quegli anni. Né la differenza sta nel suo impegno o nella qualità del suo lavoro; caratteristiche costanti della sua produzione. La differenza è stata emozionale, partecipativa, di interiorizzazione del problema. Barbara viveva in Emilia-Romagna in occasione dei terremoti del 2008 e del 2012 in quella regione, ed è stata coinvolta professionalmente nella gestione epidemiologica del post-terremoto. Aveva già stabilito contatti con i colleghi aquilani per concordare l’adattamento emiliano di un’indagine già partita a L’Aquila. Barbara ha subito aderito, con altri suoi brillanti colleghi, alla richiesta dei curatori del supplemento di condurre una revisione sistematica della letteratura per confrontare la produzione scientifica sugli effetti sulla salute a medio e lungo termine di eventi catastrofici a L’Aquila rispetto ad altre località di Paesi ad alto reddito. È stato un lavoro, lungo, defatigante e difficile, ma sono state prodotte informazioni fino ad allora inedite, non solo in Italia. «Gli articoli riguardanti il terremoto dell’Aquila […] costituiscono il 20% di tutti gli studi selezionati; questo terremoto è stato più frequentemente oggetto di studio rispetto ad altri di simile intensità accaduti in territorio italiano» e in molte altre località estere.
«La sovrabbondanza di studi sugli effetti psicologici e la relativa scarsità di quelli sulla mortalità e sugli esiti cardiovascolari è probabilmente frutto di condizioni locali, per esempio la disponibilità e l’accesso ai dati correnti e il livello di attività dei ricercatori delle discipline coinvolte. D’altra parte non esistono, a conoscenza degli autori, a livello internazionale e tantomeno a livello italiano, indicazioni sulla sorveglianza della salute che dovrebbe essere attivata dopo eventi sismici a medio e lungo termine»; «è compito della sanità pubblica monitorare gli effetti sulla popolazione nel medio e lungo termine e selezionare le risposte da mettere in atto».14
Grazie al lavoro di revisione della letteratura di Barbara e dei suoi colleghi, è stato possibile sostanziare la raccomandazione che poi è stata formalizzata nel Convegno di primavera di AIE (L’Aquila, 2016) di avviare una collaborazione interistituzionale per predisporre le attività di sorveglianza delle popolazioni sopravvissute a eventi catastrofici necessarie per riconoscere gli effetti di medio-lungo periodo e per predisporre le conseguenti misure di mitigazione e di prevenzione. La preparadness non può riguardare solo la gestione dell’emergenza, deve estendersi alla gestione degli effetti di medio-lungo periodo.
Barbara Pacelli non ha vissuto abbastanza a lungo per esprimere tutto il suo potenziale di ricercatrice competente e di persona determinata a contrastare, con il proprio lavoro, l’iniqua distribuzione della salute nelle società contemporanee. Tuttavia, quello che ci ha lasciato è molto più che sufficiente per ispirare lavori che diano continuità al suo impegno.
Epidemiologia&Prevenzione
Bibliografia
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