Oltre la metà della popolazione mondiale vive in aree urbane e circa il 70% delle emissioni gas climalteranti sono generate dalle città.1 Chi vive nelle aree urbane è anche più esposto agli eventi estremi derivanti dai cambiamenti climatici – caldo estremo, aumento delle precipitazioni e delle inondazioni, cicloni e tempeste – che diventeranno sempre più frequenti e più intensi.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha annoverato le ondate di calore e il fenomeno dell’isola di calore urbana all’interno delle città fra le principali sfide per la pianificazione urbana e la progettazione delle politiche.2 L’aumento degli eventi meteorologici estremi derivanti dal riscaldamento globale sta esacerbando il fenomeno dell’isola di calore urbano soprattutto nei quartieri dove l’elevata urbanizzazione, l’assenza di verde e l’ambiente costruito, caratterizzato da cemento e asfalto, tendono a trattenere e irradiare calore.3 Alcune misure di adattamento potenziate negli ultimi decenni, come i sistemi di raffreddamento indoor, contribuiscono a emettere una grande quantità di calore che si accumula e non viene dispersa in aree dove l’elevata densità degli edifici e la struttura urbana agiscono da schermo, impedendo la ventilazione e intensificando l’esposizione della popolazione.4 

Nell’ambiente urbano, il traffico veicolare e il riscaldamento degli edifici rappresentano le principali fonti di inquinanti atmosferici (particolato fine PM2,5, PM10, ozono, biossido di azoto), una miscela di gas e polveri che vengono respirati da chi abita in città, con effetti negativi sulla salute a breve e lungo termine.5 

Le emissioni in atmosfera delle città contribuiscono in modo significativo alla produzione complessiva di gas serra e, a sua volta, la crisi climatica peggiora la qualità dell’aria: le elevate temperature, per esempio, aumentano la formazione di ozono, esacerbando i problemi respiratori.6

Il Progetto “Adattamento e mitigazione ai cambiamenti climatici: interventi urbani per la promozione della salute – Climactions”, finanziato dal Ministero della Salute (bando CCM 2019), è nato con l’obiettivo di identificare strategie e interventi di mitigazione dell’isola di calore urbano e dell’inquinamento atmosferico che siano in grado al contempo di promuovere benefici per la salute della popolazione nel contesto urbano di 6 città (Torino, Genova, Bologna, Roma, Bari e Palermo). Una parte importante del progetto è stata dedicata alla caratterizzazione del contesto ambientale (livelli di inquinamento, temperature/isola di calore urbano, presenza di aree verdi), oltre alla caratterizzazione della popolazione residente, utilizzando indicatori demografici, sociali e di stato di salute per identificare le sottoaree della città e le popolazioni più vulnerabili. Le politiche e le azioni locali dovrebbero, infatti, essere guidate dalla caratterizzazione dei fattori di rischio ambientali e dei fattori di vulnerabilità (fragilità clinica e vulnerabilità sociale) e tener conto della capacità di adattamento, in modo da orientare interventi e investimenti dove il rischio è più alto e i benefici attesi maggiori. 

Nell’ambito del progetto Climactions è stato messo a punto da Chiara Badaloni et al., del Dipartimento di Epidemiologia del Sistema Sanitario Regionale del Lazio, ASL Roma 1 (DEP Lazio), in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna, la ASL TO3, la Regione Siciliana, l’Arpa Emilia-Romagna e l’Agenzia regionale per la salute e il sociale della Puglia, un metodo avanzato di analisi geografica, che combina le principali caratteristiche ambientali (inquinamento atmosferico, urbanizzazione, temperatura, altitudine e presenza di fiumi e corsi d’acqua, presenza di aree verdi, rete stradale e ferroviaria) e socioeconomiche (indice di deprivazione), disponibili ad alta risoluzione spaziale, per costruire indicatori sintetici di vulnerabilità ambientale e socioeconomica. La misura sintetica ottenuta indica che la quota di popolazione residente in aree a elevata vulnerabilità socioeconomica e ambientale riguarda circa un quarto della popolazione delle città, variando tra il 21% a Palermo e il 38% a Bologna. A Torino, Giulia Melis et al., della Fondazione Links, in collaborazione con la ASL TO3 e il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, hanno analizzato il rischio per la salute della popolazione correlato alle isole di calore utilizzando un indice globale di rischio che, oltre alle dimensioni ambientale e sociale, ha incluso anche la vulnerabilità clinica (prevalenza di malattie croniche) e la capacità adattativa del territorio (aree verdi, struttura degli edifici, luoghi climatizzati aperti al pubblico). 

Il progetto Climactions è stato avviato a inizio 2020, in piena emergenza pandemica: ciò ha permesso a Lisa Bauleo et al., del DEP Lazio, di condurre uno studio sugli spostamenti casa-lavoro nelle città partecipanti al progetto durante e dopo il lockdown per valutare come cambiamenti nella mobilità possono determinare riduzioni dell’impatto ambientale in termini di emissioni di CO2.

Un aspetto importante è che il progetto si è avvalso della collaborazione tra ricercatori di diverse discipline – epidemiologi, igienisti, pediatri, botanici e urbanisti – al fine di stimolare un approccio integrato in grado di affrontare le sfide della transizione ecologica attraverso interventi in grado di migliorare l’ambiente urbano e promuovere la salute e il benessere delle comunità residenti. La collaborazione tra ricercatori di diverse discipline può essere, infatti, cruciale per allineare interventi urbanistici e politiche sanitarie pubbliche, ponendo al centro la salute e ripensando l’ambiente urbano con interventi che possono contribuire ad affrontare la transizione ecologica.

Per esempio, l’interazione tra epidemiologi e urbanisti ha permesso non solo di mappare le isole di calore urbano, ma anche di approfondire le cause che peggiorano il fenomeno, come un errato utilizzo del territorio, tenendo conto di fattori quali la morfologia urbana, la disponibilità di acqua e il livello di impermeabilizzazione del terreno, l’albedo dei materiali, la carenza di spazi verdi e blu nella città. Nell’ambito del progetto Climactions, sono stati pianificati e realizzati casi studio di progettazione urbana, identificando zone prioritarie d’intervento per limitare la presenza/formazione di isole di calore, identificando scenari di mitigazione dell’isola di calore urbana in ambito urbanistico (albedo/aree verdi), di promozione della mobilità sostenibile basati su indagini ad hoc condotte nelle città partecipanti. I casi studio condotti hanno interessato aree particolarmente critiche delle città, dove gli interventi urbanistici (per esempio, la creazione di infrastrutture verdi o l’incremento dell’albedo, in grado di ridurre l’isola di calore urbana) sono stati valutati attraverso stime di impatto in termini di riduzione dell’isola di calore urbana e co-benefici di salute. A Roma, in una piazza di un quartiere centrale e densamente edificato, Maria Pone et al., dell’Università degli Studi Roma Tre, hanno confrontato scenari di cambiamento dell’ambiente urbano che hanno permesso di identificare interventi associati a una riduzione dell’isola di calore di circa 2°C. A Genova, in una piazza alla periferia Ovest, posta in un’area particolarmente critica per densità abitativa, assenza di significative aree verdi e condizioni meteoclimatiche sfavorevoli, è stato valutato da parte di Katia Perini et al., dell’Università di Genova, l’effetto di mitigazione di misure di inverdimento tramite simulazione, con riduzioni della temperatura comprese tra 1,2°C e 1,8°C, seguito da una progettazione locale di una nuova infrastruttura verde (aiuole e alberature), in sinergia con l’Amministrazione comunale e con la Regione.

Un altro esempio ha riguardato la valutazione di un intervento di manutenzione del verde scolastico in una scuola primaria di Palermo con l’obiettivo di ridurre i rischi per la salute respiratoria dei bambini, a cura di Velia Malizia et al., dell’Istituto di Farmacologia Traslazionale del Consiglio Nazionale delle Ricerche, in collaborazione con l’Università di Palermo. A seguito dell’intervento nella scuola, si è osservata una minore prevalenza di sintomi respiratori e allergici rispetto al periodo pre-intervento e rispetto a una scuola di controllo in cui l’intervento non è stato effettuato, supportando l’importanza delle aree verdi, ma anche della loro manutenzione nei contesti urbani. 

Se, da una parte, gli urbanisti possono progettare ambienti urbani che promuovono stili di vita salutari, come la creazione di spazi pubblici accessibili, piste ciclabili, aree pedonali e giardini urbani che incoraggiano l’attività fisica e promuovono il benessere mentale, dall’altra, gli epidemiologi sono in grado di fornire dati e produrre evidenze sull’impatto della pianificazione urbana sulla salute pubblica. Questo include studi su come la riduzione delle temperature elevate, il miglioramento della qualità dell’aria, l’accesso a spazi verdi, la promozione della mobilità attiva e il potenziamento di infrastrutture per il trasporto sostenibile influenzano la salute delle persone. I risultati dei casi studio condotti hanno messo in evidenza una riduzione dell’effetto isola di calore urbano e della temperatura media compresi tra 1,3°C e 2°C; questi dati sono stati utilizzati da Francesca de’Donato et al., del DEP Lazio, per valutare l’associazione tra scenari di riduzione dell’effetto dell’isola di calore e la riduzione del rischio di mortalità associata al caldo nelle 6 città in studio, fornendo importanti evidenze a supporto della pianificazione di misure di adattamento locali associate ai maggiori co-benefici di salute.  

Al fine di aumentare la consapevolezza sugli impatti dei cambiamenti climatici sulla salute e sulle possibili misure di mitigazione e adattamento in ambito urbano, il progetto ha sviluppato, grazie alla piattaforma Eduiss dell’Istituto Superiore di Sanità, un corso FAD che ha raggiunto 25.000 operatori sanitari appartenenti a tutte le professioni sanitarie e provenienti da tutte le regioni, i quali hanno giudicato efficace il corso in termini di coerenza e acquisizione di nuove conoscenze e capacità, come riportato da Camilla Puccinelli et al., dell’Istituto Superiore di Sanità.  

Nel contesto dell’adattamento e della mitigazione dei cambiamenti climatici nelle aree urbane, nell’ultimo trentennio è stata prodotta una grande quantità di norme, documenti di indirizzo, piani e programmi a livello internazionale ed europeo senza un progresso reale in termini di raggiungimento degli obiettivi proposti;  sono state condotte un’overview e una sintesi di questi documenti, discutendo le principali criticità nell’attuazione degli obiettivi di adattamento e mitigazione, in particolare  nel contesto del nostro Paese, a cura di Manuela De Sario et al., del DEP Lazio. 

La transizione ecologica necessaria per mitigare i cambiamenti climatici in atto richiede la promozione di pratiche sostenibili per l’ambiente e gli operatori della sanità pubblica – quali gli epidemiologi – hanno il compito di supportare queste iniziative mettendo in luce i benefici per la salute. Utilizzare strumenti di analisi dei dati per monitorare e prevedere gli impatti degli interventi urbanistici per l’ambiente e per il clima sulla salute pubblica dovrebbe diventare in futuro prassi comune a supporto degli amministratori locali che, nella scelta degli interventi da attuare, dovrebbero tener conto di modelli epidemiologici per simulare gli effetti di diverse configurazioni urbane e di nuove politiche di trasporto sostenibile, sulla salute dei residenti.

Bibliografia

  1. Lwasa S, Seto KC, Bai X et al. Urban systems and other settlements. In: Shukla PR, Skea J, Slade R et al (eds). Climate Change 2022: Mitigation of Climate Change. Contribution of Working Group III to the Sixth Assessment Report of the Intergovernmental Panel on Climate Change. Cambridge (UK) e New York (NY, USA), Cambridge University Press, 2023. doi: 10.1017/9781009157926.010
  2. WHO Regional Office for Europe. Heat and health in the WHO European Region: updated evidence for effective prevention. Copenhagen, WHO Regional Office for Europe, 2021. Disponibile all’indirizzo: https://iris.who.int/bitstream/handle/10665/339462/9789289055406-eng.pdf
  3. Zhao L, Oppenheimer M, Zhu Q et al. Interactions between urban heat islands and heat waves. Environ Res Lett 2018;13(3):034003. doi: 10.1088/1748-9326/aa9f73
  4. Salamanca F, Georgescu M, Mahalov A, Moustaoui M, Wang M. Anthropogenic heating of the urban environment due to air conditioning. J Geophys Res Atmos 2014;119(10):5949-65. doi: 10.1002/2013JD021225
  5. World Health Organization. WHO global air quality guidelines. Particulate matter (PM2.5 and PM10), ozone, nitrogen dioxide, sulfur dioxide and carbon monoxide. Geneva, World Health Organization, 2021. Disponibile all’indirizzo: https://iris.who.int/bitstream/handle/10665/345329/9789240034228-eng.pdf?sequence=1
  6. Areal AT, Zhao Q, Wigmann C, Schneider A, Schikowski T. The effect of air pollution when modified by temperature on respiratory health outcomes: A systematic review and meta-analysis. Sci Total Environ 2022;811:152336. doi: 10.1016/j.scitotenv.2021.152336

 

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