Il moltissimo che c'è da fare
1. Quali sono le domande di ricerca prioritarie che l’epidemiologia italiana dovrebbe affrontare
Come l’epidemiologia può contribuire al miglioramento della qualità e dell’equità del SSN?
- Sviluppare e potenziare le metodologie per la stima del bisogno di salute è prioritario a supporto delle decisioni strategiche di programmazione sanitaria sia a livello centrale (nazionale e regionale) sia e soprattutto a livello locale (ASL, distretti). Necessità di promuovere la sistematicità della rilevazione delle informazioni, distinte per aree di residenza e di assistenza, elementi essenziali per il monitoraggio nel tempo e base fondamentale per studi di valutazione di efficacia di politiche o interventi sanitari. Importante avere strumenti per monitorare l’andamento nel tempo di indicatori di stato di salute, valutarne il gap per aspetti socioeconomici e per altre caratteristiche (genere, paese di provenienza etc..).
- Poiché gli scenari demografici sono un tassello importante per valutare i bisogni di salute futuri in funzione di tematiche di invecchiamento e longevità della popolazione, nonché della sempre maggiore presenza di popolazioni straniere, occorre utilizzare sempre di più in e in modo integrato e costruttivo le competenze ed esperienze degli epidemiologici e dei demografi. Demografia ed epidemiologia insieme possono fornire elementi fondamentali per la valutazione di politiche sanitarie e interventi sanitari che favoriscano sia la salute sia la sostenibilità del servizio sanitario.
- L’esperienza italiana ci dice che è ancora difficile avere a disposizione le misure epidemiologiche sullo stato di salute declinate in maniera sistematica per posizione socioeconomica (SEP). Ancora oggi sussiste difficoltà nella disponibilità ed uso degli indicatori SEP in molti contesti regionali e locali, interpretabili ed utilizzabili dai decisori a fini programmatori e di governo clinico ai diversi livelli (centrale/regionale o locale es: ASL, distretto). La sensibilità degli epidemiologi sul tema delle disuguaglianze è molto cresciuta negli anni, così come le competenze di singoli gruppi di ricercatori. Molto lavoro invece c’è ancora da fare per utilizzare a pieno queste informazioni quando si disegnano e conducono studi di efficacia di interventi o politiche sanitarie.
Aree di maggiore interesse per la ricerca / domande di ricerca
- Promuovere approfondimenti sul bisogno di salute degli adolescenti, categoria che si è evidenziata negli ultimi anni particolarmente a rischio di disagio psicologico e condizioni correlate.
- Necessità di dati e studi sulle popolazioni straniere, aspetti demografici (numero, paese di provenienza etc…) ma anche sulle loro condizioni di salute, di lavoro, di accesso ai servizi, monitoraggio nel tempo dei fenomeni migratori e studio di effetti delle politiche che vengono attuate per favorire l’integrazione. Promuovere quindi studi sull’effetto dell’integrazione dei migranti e delle seconde generazioni sulla salute. Più in generale in tema di equità e popolazioni vulnerabili, promuovere studi sugli effetti di politiche di contrasto alle disuguaglianze sulla salute.
- Promuovere studi per monitorare l’andamento nel tempo del gap socioeconomico e per genere nella salute.
- Promuovere studi di valutazione di esiti delle cure, anche in relazione a politiche sanitarie, nuovi modelli organizzativi, interventi sanitari e nuove tecnologie. Sviluppare ed implementare disegni di studio appropriati a misurare l’effectiveness ovvero l’impatto nella reale pratica clinica a livello di popolazione, nei diversi contesti assistenziali (es: ospedale, territorio). Soprattutto c’è necessità di misurare l’efficacia delle nuove politiche sanitarie sul territorio (interventi di prevenzione e promozione della salute, medicina di comunità, case della comunità etc..). Sulla metodologia di questi studi di effectiveness (cioè pragmatici, basati sulla pratica clinica) c’è molta esperienza ancora da fare a livello italiano. Studi ad hoc sono necessari ad integrare le informazioni che derivano dalle esperienze di valutazione sistematica esistenti (es: PNE), le quali danno un quadro interessante di overview della qualità dell’assistenza ma non sono sempre adatti a cogliere le criticità dei fenomeni complessi quali sono, ad esempio, i percorsi adi cura per le cronicità multidisciplinari integrati tra più livelli assistenziali. Considerando le diversità nelle amministrazioni e politiche sanitarie regionali, ed i diversi modelli organizzativi dell’assistenza, sarebbe utile creare reti di ricerca collaborative che favoriscano il confronto sia sui metodi sia sui risultati. Tali reti sono senz’altro opportunità importanti da promuovere. Reti collaborative che tuttavia richiedono un forte e competente coordinamento ed un grande impegno di risorse umane con professionalità ed esperienze diverse (metodologi, clinici, esperti di scienze sociali, di comunicazione etc..), non sempre facili quindi da realizzare.
- A supporto del governo clinico ai diversi livelli, importante contribuire a sviluppare metodi, strumenti e misure per valutare l’appropriatezza delle prestazioni /interventi sanitari
- Favorire la collaborazione con le scienze economico-sanitarie, sia per arricchire le conoscenze e confrontarsi sui metodi sia per realizzare studi di valutazione costo-efficacia di interventi o politiche sanitarie. Promuovere, quindi, studi di efficacia interventi o politiche sanitarie corredate di analisi economiche.
- Promuovere studi sull’effetto dell’ambiente urbano sulla salute
- Promuovere studi sull’effetto del clima sulla salute
- Grande potenzialità ha l’epidemiologia per lo studio di efficacia e sicurezza dei farmaci nella pratica clinica – importante contributo di conoscenze che integra le evidenze dei RCT
2. Quali sono le potenzialità e i limiti degli attuali sistemi di valutazione della qualità di assistenza in relazione alle domande di ricerca?
La lettura degli indicatori forniti dai flussi informativi separati (es: SDO) è spesso insufficiente per interpretare la complessità dei percorsi assistenziali. Oltre che costruiti in maniera integrata, gli indicatori andrebbero letti/ interpretati in maniera integrata. Necessità di un confronto multidisciplinare, coinvolgendo i professionisti che producono assistenza e sono impegnati nei percorsi da valutare e ove possibile i rappresentanti dei pazienti, sia in fase di disegno/costruzione sia di interpretazione. Gli attuali sistemi non misurano dimensioni di sicurezza ed efficacia come percepiti dai pazienti o tenendo conto di ciò che per essi conta (es: soddisfazione nella cura, qualità della vita).
Necessità di promuovere anche studi di tipo qualitativo condotti con metodologie strutturate per valutare i numerosi aspetti dell’efficacia di interventi o politiche sanitarie.
3. Quali indicatori e/o attività di ricerca epidemiologica sarebbe importante promuovere per introdurre l’approccio di popolazione nella misurazione della qualità e degli esiti dell’assistenza sanitaria?
Misure di efficacia eseguite con strumenti e metodologie proprie della ricerca qualitativa.
4. Quali sono i vincoli principali alla realizzazione di queste attività?
- Possibilità di integrazione dei dati/privacy, carenza di dati relativi all’assistenza territoriale (Assistenza riabilitativa estensiva e di mantenimento, Assistenza domiciliare, Residenze sanitarie assistenziali, Cure palliative), mancata raccolta sistematizzata ed integrazione dei dati dei MMG e dei PLS
- Dilagare della sanità privata aumenta disuguaglianze; mancanza di misure dell’offerta privata perché essa è tracciata dai flussi correnti in misura non completa (le prestazioni dei privati accreditati sono tracciabili, non quelle dei privati non accreditati)
- Competenze da migliorare tra gli epidemiologi – anche attraverso il confronto e la collaborazione con altre discipline – dei metodi di ricerca qualitativi per valutare l’efficacia e per approfondire gli esiti più importanti per i professionisti e per i pazienti