Ricercatori precari: la storia di un successo

Lo scorso 9 febbraio, in Istituto superiore di sanità (ISS) abbiamo esultato alla notizia dell’approvazione al Senato dell’emendamento 1.22 al decreto legge “Milleproroghe”, che consente all’ISS l’avvio di procedure concorsuali per l’assunzione di 230 unità di personale non dirigenziale e l’approvazione del corrispettivo finanziamento. Questi fondi, sommati a quelli di bilancio promessi dall’amministrazione, consentiranno finalmente di porre fine nell’arco di 2/3 anni al problema storico dei 530 precari dell’ente.

Questo risultato arriva dopo anni di battaglie combattute per difendere il diritto al lavoro e ottenere il riconoscimento delle funzioni che svolgiamo.

Il ruolo dell’ISS nella tenuta della salute dei cittadini

L’ISS è la principale istituzione in Italia che si occupa di sanità pubblica. Oltre alle attività di ricerca, svolge funzioni di controllo su farmaci, vaccini, alimenti e sostanze chimiche, di intervento nelle emergenze sanitarie, di studio e monitoraggio delle problematiche ambientali, e di supporto al Ministero della Salute e ad altre istituzioni pubbliche. Tutte funzioni garantite anche da noi, 530 lavoratori precari ­– circa un quarto del personale dell’ente – che quotidianamente, in media da più di 10 anni, portiamo avanti le attività con varie tipologie di contratti a termine. Ma l’uso di contratti temporanei per garantire attività strutturali ha sempre rappresentato un forte anomalia.

Per anni la politica si è disinteressata del problema e solo recentemente ha tentato, almeno a parole, di sanare la situazione, senza mai arrivare a un risultato concreto. Questa volta però è successo qualcosa di diverso: in occasione della partecipazione di Beatrice Lorenzin a una giornata a porte aperte qui in ISS, un rappresentante del sindacato di base USB ha chiesto e ottenuto dalla Ministra un impegno pubblico a trovare una soluzione al precariato. Su questa promessa è stata costruita una strategia di azione incentrata sulla mobilitazione interna dei lavoratori e sulla diffusione delle informazioni e delle varie iniziative, attraverso l'utilizzo dei social network.

Tutto ciò ha creato le condizioni affinché la Ministra, in primo luogo, e poi la presidenza, la direzione dell’ISS e una buona rete di parlamentari, deputati e senatori, perseguissero l'obiettivo di un provvedimento di stabilizzazione dei lavoratori precari dell’ISS.

Nonostante le condizioni favorevoli al raggiungimento del risultato, il percorso legislativo è stato lungo e pieno di ostacoli, con continui avanzamenti e retrocessioni.

La mobilitazione come strumento per essere ascoltati

L’occupazione dell’Aula Magna dell’ISS è stata lo strumento per creare risonanza su un problema costantemente rimandato dalla politica e per seguire quotidianamente i lavori di governo e parlamento, facendo attenzione che le nostre istanze fossero sostenute e portate avanti. Questa mobilitazione ha inoltre rappresentato un momento di forte partecipazione per noi lavoratori dell’ente, che siamo diventati protagonisti, riunendoci in un’assemblea permanente, divenuta molto presto uno spazio di discussione democratico e un laboratorio di idee. Proprio da qui sono nate le #530Storie e le #PillolediScienza, due progetti sviluppati per raccontare sui social network che cosa vuol dire vivere da precari e cosa facciamo per tutelare giorno dopo giorno la salute dei cittadini.

La stabilizzazione che verrà rappresenta, dopo tanti anni per noi lavoratori precari dell’ISS, un importante traguardo personale e professionale.

Un traguardo personale, perché avere un contratto di lavoro stabile significa poter pianificare le nostre vite, senza doverci scontrare quotidianamente con la preoccupazione che il rinnovo del contratto dipenda dall’entrata di un progetto di ricerca in grado di finanziarlo.

Un traguardo professionale, perché finalmente potremo permetterci di scegliere le attività da portare avanti in funzione delle priorità del Servizio sanitario nazionale, e con una programmazione più a lungo termine. Si avrà, inoltre, più tempo da dedicare al lavoro per cui siamo pagati: basti pensare che finora molto tempo era speso nella ricerca dei fondi necessari a pagare i nostri contratti, ma anche a coprire molte spese di funzionamento a causa dei pochi soldi disponibili.

Un successo controcorrente

Si tratta di un successo decisamente controcorrente, dovuto ad alcuni ingredienti fondamentali: prima di tutto, la determinazione dei lavoratori riuniti in assemblea e del sindacato di base nel difendere il diritto al lavoro. Poi, la volontà politica e la valorizzazione delle funzioni dell’ISS, raccontate attraverso progetti di divulgazione. Infine, ma non meno importanti, altri due ingredienti sono stati fondamentali: il nostro protagonismo e la nostra partecipazione, con cui per ben 81 giorni è stata messa in campo in ISS una mobilitazione senza precedenti, sacrificando ore e notti alle famiglie, ma fermamente convinti che era la cosa giusta da fare.

Ci piacerebbe che questa esperienza diventasse un segnale per tutti i lavoratori precari degli enti pubblici di ricerca e, più in generale, per tutti i precari:
si può vincere!

Gianluigi Ferrante
ricercatore precario, Istituto superiore di sanità, Roma

Federica Fratini
ricercatrice precaria dell’Istituto superiore di sanità, Roma

Corrispondenza: gianluigi.ferrante@iss.it

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