Lettere minuti di lettura
E&P 2012, 36 (2 EPdiMezzo) aprile, p. 2-2
DOI: —
Epidemiologia e igiene: la strada del confronto è più utile
Riassunto
L’appello ai lettori di E&P da parte dei colleghi Foltran, Pagano e Ricceri a proposito di pertinenza dell’epidemiologia non aiuta lo sviluppo della disciplina epidemiologica dentro la sanità pubblica italiana. L’argomento rimane controverso e meriterebbe una discussione in forme e con argomenti più appropriati di quelli che si possono sviluppare a seguito di un appello pubblico.
Commenti: 2
1.
Re: Foltran,Pagano,Ricceri
Re: Foltran,Pagano,Ricceri :
A seguito dei commenti dei lettori in risposta al nostro appello ed alla lettera del presidente dell’AIE ci sembra utile precisare alcuni aspetti.
1) Innanzitutto, desideriamo chiarire che siamo stati ammessi alla valutazione e abbiamo preso parte al concorso; ricorriamo invece in giudizio contro il risultato finale. Esso è infatti basato essenzialmente su un giudizio di non congruenza della nostra produzione scientifica, riferibile all’ambito epidemiologico, con il SSD/MED/42, sebbene la declaratoria ministeriale del settore disciplinare MED/42 dia la seguente definizione:
““MED/42 Igiene Generale e Applicata. Il settore si interessa dell'attività scientifica e didattico-formativa, nonché dell'attività assistenziale a essa congrua nel campo dell’igiene generale e applicata; il settore ha specifica competenza nel campo dell’igiene applicata all'ambiente, ai luoghi di lavoro, all’igiene scolastica, all’igiene degli alimenti e della nutrizione, della medicina di comunità, della medicina preventiva, riabilitativa e sociale, dell’epidemiologia, della sanità pubblica, della programmazione, organizzazione e gestione dei servizi sanitari e dell’educazione sanitaria”.
2) Nel nostro appello non abbiamo chiesto a chi firma di sostenere una posizione in merito al risultato del concorso (e questo è specificato bene nella lettera che lo accompagna). Crediamo che la questione giuridica si debba svolgere nelle sedi appropriate e per questo motivo l’appello segue il ricorso al TAR e non viceversa. Abbiamo invece chiesto a chi opera nel settore di valutare se le pubblicazioni di tutti i candidati partecipanti al concorso fossero pertinenti al settore. Avremmo anche noi preferito evitare di ricorrere all’appello pubblico, ma è stata considerata l’unica opzione disponibile visto che nessuno dei periti a cui ci siamo rivolti è stato disponibile a dare una opinione in merito. Non era pertanto nostra intenzione sollevare un dibattito teorico circa i rapporti tra epidemiologia ed igiene, che ben sappiamo essere argomento complesso e soprattutto non di nostra pertinenza. Comprendiamo quindi la preoccupazione del Presidente AIE e ribadiamo che l’uso dello strumento pubblico ha finalità personali, pur consapevoli degli inevitabili risvolti per l’intero settore.
3) Infine, un doveroso rilievo circa i meccanismi di selezione ed arruolamento per le posizioni universitarie: l’unico criterio cui devono rispondere è la legge, che nel bando del concorso stabilisce i criteri con cui devono essere valutati e selezionati i candidati. Ogni altra considerazione è di natura speculativa e può essere oggetto di dibattito tra chi ha ruolo e competenze per guidare la definizione di nuove norme.
Ringraziamo molto chi ci sta sostenendo (abbiamo superato le 30 firme) e ci auguriamo che questa discussione possa essere utile allo sviluppo dell’epidemiologia in Italia.
Francesca Foltran, Eva Pagano, Fulvio Ricceri
2.
Vorrei commentare la risposta
Vorrei commentare la risposta di Giuseppe Costa all’appello di Francesca Foltran, Eva Pagano e Fulvio Ricceri. Può essere che la forma dell’appello pubblico non costituisca la modalità migliore per avviare un dibattito sereno sul ruolo dell’epidemiologia sia all’interno del SSN che della ricerca universitaria. Addirittura si potrebbe considerare la disavventura dei tre colleghi solo come l’ennesimo episodio di concorso (non solo del settore MED/42) in cui con motivazioni deboli si svaluta il curriculum di chi si è presentato forte soprattutto delle proprie competenze e capacità di produzione scientifica. Particolarmente gravi sono però i pretesti addotti nel caso specifico, in cui si giudica non pertinente una produzione scientifica che appare invece solidamente inserita nel settore disciplinare oggetto del concorso, in qualche modo affermando che la ricerca epidemiologica non ha casa nell’Igiene in ambito universitario.
Giuseppe Costa ha poi ricordato la triste storia della disciplina di epidemiologia all’interno del SSN. Infatti la disciplina igiene, epidemiologia e sanità pubblica riconosce come discipline affini la statistica sanitaria e la medicina del lavoro. A questa si è affiancata poi la disciplina di epidemiologia che ha come scuole equipollenti l’igiene e la statistica sanitaria, ma non riconosce discipline affini: in questo modo si restringerebbe l’accesso all’epidemiologia nel SSN, escludendo la medicina del lavoro (la mia specializzazione, che comunque così tanto ha contribuito allo sviluppo dell’epidemiologia italiana). Al contrario, il richiamo alla valenza per tutte le discipline mediche e sanitarie fatto da Giuseppe Costa consiglierebbe non di restringere, ma di allargare l’accesso, oltre che a tutte le specializzazioni dell’area della sanità pubblica, anche ad alcune discipline cliniche (almeno malattie infettive). L’unica nota positiva è che negli ultimi anni sono stati banditi pochi concorsi specifici per la disciplina di epidemiologia, la cui introduzione sembra aver svolto un ruolo prevalentemente negativo, rischiando più che altro di rinforzare le barriere già esistenti per chi si affacciasse allo studio ed alla pratica dell’epidemiologia.
Sono iscritto all’AIE dal 2004. L’associazione ha dei limiti inevitabili viste anche le sue piccole dimensioni, che rischiano spesso di farla ricadere nell’autoreferenzialità di un circolo esclusivo di vecchi amici; la capacità di stabilire rapporti costruttivi con altre associazioni scientifiche rappresenta dunque un’esigenza prioritaria. D’altra parte, ho visto sempre come forza principale e vivificante dell’AIE la promozione della conoscenza epidemiologica, della ricerca anche applicata alle finalità di efficienza ed equità del SSN, della produzione scientifica, del merito di chi si impegnasse con competenza nell’epidemiologia indipendentemente dal percorso formativo di provenienza. A mio parere nella logica non di uno scontro inutile e potenzialmente nocivo, ma di un confronto produttivo, è comunque necessario partire sempre da questi punti di forza dell’AIE.
Ugo Fedeli