Editoriali minuti di lettura
E&P 2019, 43 (1) gennaio-febbraio, p. 6-7
DOI: https://doi.org/10.19191/EP19.1.P6.007
Dopo 40 anni la 833 non va rottamata, ma ringiovanita!
After 40 years, Italian Law n.833 it is not to be scrapped, it has to be rejuvenated!
Riassunto
La legge 833 è appena entrata negli “anta”, passando così da giovane ad adulta. C’è chi la vorrebbe conservare tale e quale e chi, invece, preferirebbe abbandonarla sostituendola con non si sa cosa, ma probabilmente con più sanità affidata al mercato.
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1.
Facciamo rinascere la 833! L’unico modo per difendere il diritto
Riabilitare il dibattito e le azioni di lotta per la riqualificazione della sanità pubblica come bene primario, in particolare per le fasce di popolo in crescente sofferenza a causa delle politiche di tagli dei presidi territoriali delle giunte regionali e del definanziamento crescente operato dai governi. Per smettere di considerare la sanità pubblica la cenerentola delle politiche di governo ma anche delle opposizioni politiche e delle azioni sindacali. Il protagonismo degli operatori, depurato dagli egoismi professionali, è fondamentale per concretizzare pensieri e azioni. Quindi, non solo dire ma fare sanità pubblica, come la legge 833 insegna. Oggi, in Italia l’assalto alla sanità pubblica c’è, ma non si deve vedere. I governanti nazionali e locali, ben assistiti dai media, dicono e non dicono, dicono e si contraddicono, promettono e smentiscono, gettano cortine fumogene per coprire l’enorme danno che stanno infliggendo ai cittadini.
Franco Cilenti www.lavoroesalute.org
2.
Le tre P della legge 833/78 sono una risorsa per il SSN.
Grazie Cesare,
per la messa a punto della preziosa cornice interpretativa volta a fornire elementi circostanziati di giudizio sul nostro SSN, una operazione fondamentale per non buttare il bambino con l'acqua sporca.
A mio avviso nel dibattito sul futuro del SSN andrebbero anche definiti i problemi aperti dalle torsioni subite dal 1978 ad oggi dalle famose tre P su cui si fondava la legge 833/78: programmazione, partecipazione e prevenzione.
Infatti se gli esiti sono migliorati ciò non è avvenuto uniformemente nel Paese: la speranza di vita in salute, secondo Istat 2017 vede una forchetta di circa 18 anni tra la provincia di Bolzano ( 69 anni circa) e la Regione Calabria ( 51,5 anni circa) e se avessimo i dati disaggregati per quintile di reddito la forbice sarebbe ben superiore.
La programmazione che serve a ridurre le disequità è un dispositivo accantonato, dato che il Piano sanitario nazionale è assente da molti anni.
La partecipazione è stata espunta dal nostro SSN con l'adozione di una forma organizzativa -l'azienda - che dimostra crepe e rughe, avendo permesso di allontanare i dirigenti fedeli al principio di competenza a favore di quelli più sensibili al principio di obbedienza, mentre cittadini ed esposti non hanno occasioni strutturate per partecipare ad una allocazione delle risorse funzionale a dare risposta ai loro bisogni di salute.
La prevenzione primaria oltre al referendum di metà anni '90 che ha sottratto al SSN alcune competenze nel monitoraggio ambientale, ha dovuto subire: a) una fissità ideativa verso i determinanti prossimali del tutto acefala e funzionale agli interessi dei grandi produttori di rischio; b) lo sviluppo di un piano nazionale della prevenzione – stralciato incomprensibilmente dal PSN - di cui andrebbero dimostrati i benefici per i cittadini ( vedi il caso dei 44 SIN in cui vivono 6 milioni di italiani in cui si contano i danni ma non si fa prevenzione); c) l'autonomia data al DIP con il Dlgs 517, sottraendolo alle indispensabili interazioni con il territorio, va valutata e sottoposta a critica; d) la separazione tra sociale e sanitario che ha impedito un intervento adeguato sui importanti determinanti distali.
E, solo per richiamare un ulteriore fatto a mio avviso centrale, l'affidamento della ricerca sanitaria sia di base che traslazionale ai privati porta ad una innovazione predatrice, come abbiamo visto con la forbice tra prezzi e costi dei farmaci contro l'epatite C; personalmente sono convinto che nella esplosione delle malattie cronico degenerative abbia un ruolo centrale l'aver lasciato che le grandi case farmaceutiche dirigessero la ricerca verso trattamenti cronicizzanti e non terapeutici, un risultato che si può capovolgere solo riprendendone il controllo attraverso un processo programmatico ordinato., che potrebbe trovare sbocco in un Piano Socio-Sanitario Europeo opportunamente partecipato.
DR Carlo Romagnoli
Staffa programamzione Epidmeiologica USL Umbria 1, Perugia, Referente ISDE Umbria; carlo.romagnoli@uslumbria1.it 00393282627747