Riassunto

Per chi ha a cuore la salute e il futuro delle giovani persone che vengono messe in detenzione, le carceri per minori rappresentano un coacervo di dilemmi e di scelte. Per quanto vengano spesso presentati come un’occasione di “salvataggio” e addirittura riscatto sociale, i luoghi della giustizia minorile presentano una varietà di approcci, che vanno da quelli più avanzati che permettono efficaci interrelazioni con il “fuori” (famiglia, scuola, mondo del lavoro), a quelli più chiusi in cui la carenza di supporto e attività fa emergere gli aspetti più gravi di ogni carcerazione: la violenza, l’isolamento, le varie forme di dipendenza. 

Il principale e più grande carcere minorile d’Italia, intitolato a Cesare Beccaria (filosofo universalmente noto per aver costruito le basi concettuali contro la pena di morte e la tortura), attraversa da alcuni anni un periodo di grande difficoltà, caratterizzato da violenza diffusa, inadeguatezza nella presa in carico dei bisogni delle persone detenute, frustrazione del personale e criminalizzazione sociale nei confronti delle persone detenute stesse, che si accompagna alla stigmatizzazione di chi in quell’istituto lavora. Questo articolo analizza i rischi per la salute delle giovani persone che si trovano detenute in luoghi del genere e invita a riflettere sulle conclusioni che si possono trarre in generale sulle carceri minorili nella società italiana attuale.

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Abstract

Juvenile prisons represent a jumble of dilemmas and choices for those concerned about the health and future of young detained people. While often presented as an opportunity for “rescue” and even social redemption, juvenile justice facilities offer a variety of approaches, ranging from the more advanced ones that allow effective interactions with the “outside” (family, school, and the world of work) to the more closed ones where the lack of support and activities exposes the most serious aspects of any incarceration: violence, isolation, and various forms of addiction. Italy’s main and largest juvenile prison, named after Cesare Beccaria (an Italian philosopher universally renowned for laying the conceptual foundations against the death penalty and torture), has been experiencing a period of great difficulty for years, characterized by widespread violence, inadequate care for the needs of young people in prison, staff frustration, and social criminalization of inmates, accompanied by the stigmatization of those who work there. The author analyses the risks for young people detained in such places and invites to reflect about what general conclusions can be drawn about juvenile prisons in today’s Italian society.

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Per Danilo Rihai

Al 31 marzo 2025 erano 597 le giovani persone (di cui 26 ragazze) recluse negli Istituti Penali per Minorenni (IPM) italiani. Ad oggi, 9 IPM su 17 presentano difficili situazioni di sovraffollamento (figura 1): l’IPM Beccaria di Milano, il più grande carcere minorile italiano e tra i più grandi d’Europa, presenta ormai un tasso di sovraffollamento del 150%.

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L’aumento di accessi negli ultimi anni è stato continuo e impressionante: nei primi quattro mesi del 2024 c’è stata una crescita di 76 unità pari a un aumento di oltre il 15% (figura 2).1

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Inoltre, esiste una disposizione che conferisce ai direttori il potere di inviare i cosiddetti “giovani adulti” (persone fino a 25 anni che hanno commesso un reato da minorenni) in carceri per adulti, interrompendo così importanti relazioni educative e di cura.

La causa principale di questo peggioramento degli IPM italiani è stata l’approvazione da parte del governo del cosiddetto “decreto Caivano” nel settembre 2023: a seguito dell’indignazione mediatica per i casi di criminalità minorile nel comune di Caivano (Napoli), il governo ha approvato in fretta un pacchetto di misure che, oltre a inasprire diverse pene, ha reso più agevole e frequente l’incarcerazione dei minori, in particolare le forme di misura cautelare, rendendo più complesso il ricorso alla libertà vigilata.2

Si è trattato di un vero e proprio cambio di prospettiva: dal 1988, data di entrata in vigore di una specifica procedura penale per i minori, la giustizia minorile in Italia ha sempre posto al centro il loro recupero, in un’età cruciale per lo sviluppo, in cui l’educazione è preferibile alla punizione, garantendo tassi di detenzione sempre molto bassi. Ciò ha rappresentato un modello a livello europeo, ottenendo buoni risultati, in particolare sui bassi tassi di recidiva. Tra i punti principali di questo sistema, vale la pena di menzionare il ruolo “educativo” e non meramente punitivo del processo stesso, l’importanza di trovare soluzioni alternative al carcere per i minori, la tutela dello sviluppo della persona e la partecipazione attiva del minore.1,3 Tra le principali misure alternative alla detenzione, l’ordinanza di messa alla prova prevede la sospensione del processo e l’affidamento del minore ai Servizi della Giustizia Minorile che, anche in collaborazione con i servizi degli enti locali, svolgono nei suoi confronti attività di osservazione, supporto e controllo. Questo approccio individualizzato va anche oltre i dettami della Costituzione italiana, che stabilisce che «le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono mirare alla rieducazione della persona condannata» (art. 27). Il “panpenalismo” messo in atto in questi anni anche nei confronti dei minori ha fortemente intaccato tale impalcatura sociale e culturale.4

L’IPM Beccaria a maggio 2024 contava 70 posti, dopo un recente ampliamento, con 82 minori in carcere (tutti maschi), 11 in custodia cautelare e una percentuale media di sovraffollamento del 145,9% (ulteriormente aumentata nel 2025). Il 60% della popolazione carceraria è composta da stranieri, in gran parte minori stranieri non accompagnati (MSNA). La situazione di quest’ultima categoria è la più critica, poiché spesso non hanno una casa dove essere sottoposti agli arresti domiciliari, non trovano posto nelle comunità per minori che, a Milano, soffrono di una grave crisi di sovraffollamento e vengono quindi inseriti nell’IPM con maggiore facilità.5,6 Era un MSNA Danilo Rihai, di 17 anni, morto suicida dopo due giorni di agonia per impiccagione nel carcere minorile di Treviso, agosto 2025.7

La figura 3 riassume le caratteristiche detentive (e di maggiore criticità) delle giovani persone detenute negli IPM italiani: giovanissimi maschi, molti MSNA o comunque di origine straniera, perlopiù in custodia cautelare.

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Pur presentando specificità fondamentali, l’IPM Beccaria di Milano è un importante specchio della condizione in cui versano gli istituti penitenziari minorili in Italia. Le sue criticità si sono aggravate nel 2022 e sono precipitate con l’approvazione del citato Decreto Caivano. Possono essere così riassunte.

Violenza

Nell’aprile 2024, la Procura di Milano ha aperto un processo per fatti accaduti nel 2022 riguardanti abusi e maltrattamenti nell’IPM Beccaria. Le indagini hanno portato all’arresto di 13 agenti di polizia penitenziaria accusati delle violenze e alla sospensione di altri 8.8 A seguito dell’apertura dell’indagine, gran parte del personale dell’IPM è stato sostituito, ma le criticità più rilevanti permangono nelle condizioni di vita dei minori detenuti e del personale che vi lavora. Le ripercussioni di questi eventi sono caratterizzate da un senso di insicurezza e inadeguatezza del personale, sia degli agenti penitenziari sia dello staff sanitario. In particolare, quest’ultimo lamenta di trovarsi in uno stato di vero e proprio burnout, con un costante senso di insicurezza, stanchezza, disagio e incapacità di gestire la situazione attuale.9 Medici e infermieri riferiscono spesso di non potersi dedicare adeguatamente al proprio lavoro di cura e mostrano una tendenza a criminalizzare i minori detenuti. A causa di questa situazione, molti operatori sanitari hanno deciso di lasciare l’IPM, spesso giustificando la loro scelta per le difficili condizioni del contesto lavorativo. Il coordinamento sanitario incontra difficoltà nella gestione dell’ordinaria amministrazione, semplicemente in termini di copertura dei turni, presenza di personale adeguato e formato e continuità assistenziale. Ciò aggrava una situazione di deficit quantitativo del personale sanitario che già da tempo caratterizza gli istituti penitenziari milanesi.10

Proteste, incendi, fughe

Nel corso del 2024 si sono verificati diversi casi di evasione e violente proteste da parte dei giovani detenuti dell’IPM Beccaria (così come in altri IPM, per esempio quello di Roma). Spesso si è arrivati a vere e proprie rivolte con incendi. Nella quasi totalità dei casi, i giovani evasi sono stati nuovamente arrestati e tra loro ci sono stati alcuni feriti, ricoverati in ospedale.11 Tra le cause di questi eventi, vi è la reazione alla violenza delle forze dell’ordine sottoposte a inchiesta, nonché il senso di frustrazione per le lunghe detenzioni dovute a reati minori, in un contesto detentivo sempre meno in grado di affermare il valore del recupero rispetto all’aspetto punitivo della detenzione minorile stessa.

Mancanza di tutela legale adeguata

Gli avvocati dei minori residenti nell’IPM Beccaria sono spesso d’ufficio e comunque trovano numerosi ostacoli nell’esercizio del diritto di difesa dei minori, soprattutto per i minori non accompagnati: l’assenza di figure genitoriali e/o di tutela non meramente legale di fatto li mettono in una sorta di stato di “abbandono di minore” in detenzione. 

Farmacodipendenza

Questo è uno dei problemi più gravi che affliggono oggi l’IPM Beccaria e in generale tutti gli istituti penitenziari minorili italiani.12 In generale, tra i più grandi IPM italiani si è notato, tra il 2023 e il 2024, un aumento del 41% dell’utilizzo degli psicofarmaci (misurato in defined daily dose – DDD, come da indicazioni della World Health Organization – WHO) (figura 4).13 

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Le ragioni della crescente dipendenza da farmaci, in particolare dalle benzodiazepine, sono difficili da individuare. Gli operatori lamentano infatti un “cambiamento” della popolazione carceraria che non sarebbero più in grado di seguire in termini di interessi, priorità e criticità, quindi, alla difficoltà di fornire proposte e attività che colmino il “vuoto” della detenzione. Inoltre, è in aumento anche il numero di giovani che arrivano già con dipendenza da alcol, altre droghe e persino gravi farmacodipendenze (per esempio, da clonazepam), con comportamenti molto richiedenti, anche con minacce e violenza attiva nei confronti del personale di custodia e sanitario. Nonostante i molti casi di disagio psichico evidenziati,14 è urgente un maggiore coinvolgimento degli specialisti psichiatri e dei servizi per le dipendenze per affrontare un problema che sta effettivamente portando luoghi come l’IPM Beccaria a diventare involontari moltiplicatori di farmacodipendenza, con problemi psicopatologici ben comprensibili.15

Interruzione delle attività di prevenzione e continuità delle cure

Tutto questo accumulo di violenza, confusione e dipendenza porta inevitabilmente a compromettere le attività di prevenzione (in particolare lo screening delle malattie infettive e le vaccinazioni), nonché la continuità di ogni tipo di assistenza (inclusa quella psicologica ed educativa), come accaduto per diversi mesi nel 2024 per l’IPM Beccaria. Per sottolineare l’importanza della prevenzione e delle vaccinazioni nel carcere minorile, è interessante notare che nel 2018 la popolazione detenuta dell’IPM Beccaria presentava un tasso di vaccinazione generalmente basso (35% per l’HBV, 73% per il tetano, 74% per il morbillo).16 Nel 2022 è stato avviato un programma di vaccinazione nell’ambito del progetto RISE-Vac finanziato dall’UE,17 ma è stato interrotto l’anno successivo a causa del deterioramento delle condizioni di vita e di lavoro all’interno dell’IPM. Ciò ha, tra l’altro, un impatto generale sulla continuità assistenziale, elemento fondamentale del percorso di recupero dei minori in carcere.18 Questi effetti negativi si riflettono anche al momento del rilascio nella comunità.

(Ab) uso dell’isolamento disciplinare

Sono documentati gli effetti psicologici dell’isolamento nelle carceri minorili, tra cui depressione, deficit cognitivi, distorsioni percettive e allucinazioni, aumento dell’ansia e del nervosismo, pensieri ossessivi, paranoia, fantasie di vendetta, rabbia, paura della persecuzione, esacerbazione di malattie mentali preesistenti, sintomi di traumi, psicosi, aggressività, ritiro, autolesionismo e suicidio.19 Inoltre, gli effetti negativi persistono anche dopo la fine dell’isolamento. Rispetto ai giovani in carcere che non sono stati isolati, coloro che hanno trascorso del tempo in isolamento hanno riferito una maggiore frequenza di abusi fisici, sessuali e psicologici da parte sia dei coetanei sia del personale.20  La situazione presso l’IPM Beccaria è stata aggravata dall’uso improprio delle celle di isolamento sanitario (ubicate negli spazi adiacenti all’infermeria) come luoghi di isolamento disciplinare: la promiscuità tra attività sanitarie e di custodia, con la confusione e il rumore delle richieste provenienti dalle celle di isolamento, ha spesso portato alla creazione di un ambiente malsano innanzitutto per i giovani in isolamento, ma anche per il personale sanitario al loro servizio.20

Come affrontare queste problematiche?

È possibile elaborare strategie e soprattutto una visione di politica sanitaria per affrontare queste problematiche? Esistono alcuni riferimenti interessanti in letteratura, ma vanno inseriti nel seguente quadro concettuale: la detenzione dei minori dovrebbe essere considerata una extrema ratio e non un modello propagandistico di sicurezza sociale, preferendo misure alternative e l’assistenza comunitaria, e comunque finalizzata al recupero sociale del minore e non alla sua criminalizzazione.

Per l’aumento della tossicodipendenza, la letteratura ha evidenziato da anni come solo tentativi concertati di portare il problema a livello sociale e comunitario possano far ottenere risultati efficaci. D’altra parte, i contesti istituzionalizzanti esacerbano le dinamiche di criminalizzazione e marginalizzazione. Ovviamente, ciò richiede l’investimento di risorse economiche e umane in un contesto attualmente ancora molto trascurato dai decisori politici, spesso arroccati nella battaglia propagandistica tra proibizionismo e legalizzazione degli stupefacenti, con una colpevole mancanza di attenzione verso le tossicodipendenze (con la crisi degli oppioidi in atto negli Stati Uniti come memento inascoltato).21 Oltre al livello sociale e comunitario, sempre più prove sottolineano l’importanza dei progetti rivolti alle famiglie e ai coetanei nella prevenzione e nella gestione dei problemi di tossicodipendenza.22

Per l’aumento dei problemi di salute mentale nell’IPM, si avverte la mancanza di presa in carico psicologica e neuropsichiatrica di questi giovani prima della detenzione, che, come è noto, rappresenta uno dei principali determinanti sociali di malattia mentale.23 Per i minori di origine straniera, considerata la loro provenienza e il fatto di essere spesso MSNA con percorsi migratori traumatici, queste problematiche dovrebbero essere affrontate in tempo, con il rischio di sviluppo di disturbi psichiatrici come ansia, depressione, fino al disturbo post-traumatico da stress (PTSD).

La situazione critica dell’IPM Beccaria richiama anche l’attenzione sulle cause strutturali, in particolare sulla situazione senza precedenti di sovraffollamento legato all’inasprimento delle normative. Ciò sta portando a un uso sproporzionato della detenzione e della custodia cautelare, che si associa alla mancanza di altre strutture per l’attesa di giudizio (per esempio, comunità per minori) e di pene alternative alla detenzione. Un’analisi dei determinanti sociali nella città di Milano evidenzierebbe ulteriormente l’eccessivo costo della vita e l’assenza di percorsi di integrazione, che inducono molti minori, soprattutto di origine straniera e appartenenti alle fasce più povere ed emarginate della società, a commettere piccoli reati. I principali reati per i quali i giovani sono detenuti nell’IPM Beccaria sono lo spaccio e il possesso di piccole quantità di droga, le rapine e la violenza correlata.15 È fondamentale confrontare l’aumento della detenzione minorile con la sostanziale stabilità dei reati commessi da minorenni: nel 2023 il numero delle denunce di minorenni (denunciati o arrestati) è addirittura diminuito del 4,15% rispetto all’anno precedente (figura 5).24,25 Le variazioni nel corso del 2024, pur se in leggero aumento, vengono ritenute dagli esperti non come segni di emergenza sociale, ma come normali fluttuazioni da correlare alla sofferenza sociale e alla marginalizzazione di determinate fasce della popolazione.

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L’attuale quadro sociale e normativo vede l’uso del carcere per i minori non più come extrema ratio per il fallimento di alternative incentrate sul recupero del minore, ma piuttosto si concentrano sulla detenzione stessa in modo sistematico e sulla criminalizzazione dei giovani come fulcro di una strategia che ha motivazioni politiche e propagandistiche (non legate alla sicurezza, bensì alla sua percezione). In questo modo, gli IPM italiani stanno diventando una “discarica sociale” per minori trattati e considerati “scarti umani” di società sempre più chiuse.26 Tali considerazioni valgono anche per la reazione che i minori in carcere avranno una volta rientrati nelle comunità di provenienza: avendo vissuto sempre più un contesto criminale, non avendo trovato prospettive di crescita ed emancipazione, torneranno inevitabilmente a vivere in ambiti sociali adiacenti alla criminalità, sull’orlo di un circolo vizioso di reclusione e recidiva simile a quello degli adulti, con noti effetti deleteri sulla salute.27 

Uno degli effetti deleteri del peggioramento delle condizioni all’interno delle carceri minorili è la difficoltà e spesso l’impossibilità di raccogliere e studiare i dati sullo stato di salute dei minori detenuti. Ciò è problematico, perché le prove evidenziano differenze negli outcome in numerosi ambiti di salute per i minori detenuti rispetto a quelli in libertà (in particolare prevenzione primaria e secondaria, salute mentale, riproduttiva e dentale). Anche l’esposizione alla violenza contribuisce alle disparità sanitarie osservate in questa popolazione e, infine, la carcerazione minorile stessa è un importante determinante della salute.28,29 Diversi autori sottolineano l’importanza e l’impatto che figure pediatriche specializzate potrebbero avere nel migliorare le condizioni di vita e le opportunità future dei minori detenuti, attraverso un’adeguata assistenza clinica, ricerca, formazione medica, strumenti politici e di advocacy.30,31 Ovviamente, ciò diventa impossibile in contesti caratterizzati da violenza, proteste continue e richiesta incessante di psicofarmaci.

Infine, ma non meno importante, i minori incontrano grandi difficoltà anche dopo il rilascio dal carcere, in particolare a causa della mancanza di politiche pubbliche in materia di occupazione, trattamento della tossicodipendenza, alloggio e assistenza sanitaria che possano garantire efficacemente il loro reinserimento nella società. Quanto più il minore non riesce a liberarsi dal contesto di povertà e privazione che è stato spesso alla base della sua detenzione, tanto più è probabile che sia a rischio di recidiva.32  

Il possibile ruolo degli operatori sanitari

È evidente che le criticità sopra evidenziate degli IPM italiani, a partire dall’IPM Beccaria di Milano, rivelano una visione del carcere come uno strumento meramente punitivo e vendicativo di risoluzione dei conflitti, minando la centralità del valore “rieducativo” sancito dal citato art. 27 della Costituzione italiana.

Le problematiche sanitarie sopra esposte, in particolare le criticità della salute mentale e della tossicodipendenza, contribuiscono a delineare una realtà complessa e multifattoriale che non può essere gestita semplicemente con la repressione, la criminalizzazione e il carcere: gioca un ruolo in questo senso anche la tendenza a patologizzare e istituzionalizzare i minori relegandoli alla sfera della devianza sociale. Il risultato di questa tendenza non può che essere una spirale di incomunicabilità e violenza che si ripercuote sulle condizioni di vita dei minori in carcere e del personale che vi lavora.

Diverse personalità del mondo politico e culturale italiano, insieme a numerose associazioni impegnate nel campo della detenzione minorile, nel settembre del 2024 hanno lanciato un appello al Parlamento italiano, affinché «metta all’ordine del giorno l’urgente questione della chiusura degli istituti penitenziari minorili, da sostituire con percorsi alternativi incentrati sui minori».33 Sebbene la questione appaia assolutamente lontana dalla sensibilità dell’attuale classe dirigente e al potere in Italia, i problemi degli IPM permangono e si aggravano. Le violenze, le proteste, gli incendi e l’abuso di psicofarmaci all’IPM Beccaria non sono un caso isolato, ma rappresentano il sintomo di una sofferenza sociale che deve essere intercettata e curata al più presto.

Il possibile ruolo degli operatori sanitari in questo senso è chiaro: non è possibile garantire diritti e una crescita sana e feconda ai giovani che si trovano rinchiusi in ambienti di esclusione, criminalizzazione e violenza.

La morte di Danilo Rihai, “suicidato della società” (per dirla con Artaud) a 17 anni in un carcere minorile, smonta ogni retorica di “miglioramento” della situazione carceraria italiana propagandata dal governo e, purtroppo, anche da alcune istituzioni che dovrebbero essere di garanzia:34 dietro le sbarre è in atto un’emergenza sanitaria e sociale che non risparmia le persone più giovani e vulnerabili, mentre la “rieducazione del condannato” dell’art. 27 della Costituzione echeggia come passi sempre più isolati, sempre più lontani.

Conflitti di interesse dichiarati: xxx xxx.

Bibliografia

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  2. Cfr. Comunicato stampa del Consiglio dei Ministri n. 49 17.09.2023. Disponibile all’indirizzo: https://www.governo.it/it/articolo/comunicato-stampa-del-consiglio-dei-ministri-n-49/23491
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  8. Beccaria: 13 agenti arrestati per violenze contro i detenuti minorenni, la brutta pagina per le istituzioni. Nova.news, 22.04.2024. Disponibile all’indirizzo: https://www.agenzianova.com/news/beccaria-13-agenti-arrestati-per-violenze-contro-i-detenuti-minorenni-la-brutta-pagina-per-le-istituzioni/
  9. Testimonianze raccolte dall’autore nel corso del 2024.
  10. Fulvi F.  Milano. Carceri, mancano gli infermieri. I sindacati lanciano l’allarme. Avvenire, 21.01.2023. Disponibile all’indirizzo: https://www.avvenire.it/attualita/pagine/carceri-mancano-gli-infermieri-i-sindacati-lanciano-l-allarme
  11. Rivolta notturna al carcere minorile Beccaria: otto detenuti feriti e quattro evasi, poi riacciuffati. Unione Sarda, 01.09.2024. Disponibile all’indirizzo: https://www.unionesarda.it/news/italia/rivolta-notturna-al-carcere-minorile-beccaria-otto-detenuti-feriti-e-quattro-evasi-poi-riacciuffati-b6zfua6s
  12. Rondi L. Psicofarmaci all’Ipm “Beccaria” di Milano: l’altra faccia di abusi e torture. Altreconomia. 14.05.2024. Disponibile all’indirizzo: https://altreconomia.it/psicofarmaci-allipm-beccaria-di-milano-laltra-faccia-di-abusi-e-torture/
  13. Rondi L. La stretta repressiva sui giovani. Dagli Ipm alle comunità-ghetto. Altreconomia. 01.04.2025. Disponibile all’indirizzo: https://altreconomia.it/la-stretta-repressiva-sui-giovani-dagli-ipm-alle-comunita-ghetto/
  14. Associazione Antigone. Prospettive Minori. VII Rapporto su Giustizia minorile e Istituti penali per minorenni. 2024. Disponibile all’indirizzo: https://www.ragazzidentro.it
  15. Chassin L. Juvenile Justice and Substance Use 2008;18(2):165-83. Disponibile all’indirizzo: https://files.eric.ed.gov/fulltext/EJ815080.pdf
  16. Dati raccolti dall’autore, non pubblicati.
  17. Cfr. RISE-Vac – Reaching the hard-to-reach: Increasing access and vaccine uptake among the prison population in Europe. Disponibile all’indirizzo:  https://wephren.tghn.org/rise-vac/
  18. Buyle-Bodin S, Aly P, Fovet T. État de santé et soins des personnes mineures incarcérées en France. Soins 2022;67(870-871):45-47. doi: 10.1016/j.soin.2022.11.010
  19. Gagnon JC, Kern L, Mathur SR. The Council for Exceptional Children, Division of Emotional and Behavioral Health’s Position Statement on Solitary Confinement. Behavioral Disorders 2022;47(4):282-91. doi: 10.1177/01987429211063625
  20. Testimonianze raccolte dall’autore nel corso del 2024.
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