Desidero esprimere il mio ringraziamento all’Associazione italiana di epidemiologia che ha voluto dedicare alla città dell’Aquila un supplemento speciale della rivista Epidemiologia&Prevenzione, per monitorare quali siano state le conseguenze del sisma sullo stato di salute e sulla qualità della vita dei cittadini e mettere a sistema gli studi condotti dalla comunità scientifica sul tema.

Un progetto nato dalla sensibilità e dalla lungimiranza della redazione scientifica di E&P, a cui il Comune dell’Aquila si è detto da subito interessato, offrendo il suo sostegno nella consapevolezza del contributo che una simile riflessione avrebbe prodotto.

Dopo il terremoto, L’Aquila è stata al centro di numerosi studi: è diventata una sorta di laboratorio scientifico, ma anche sociale. Basti pensare, per esempio, agli studi condotti sui risvolti sociologici nel periodo successivo al terremoto. Adesso ha l’opportunità di diventare un osservatorio privilegiato anche sulle strategie di prevenzione, utile a comprendere quali metodologie mettere in campo, quali siano state le esperienze positive da replicare e quali gli errori da non ripercorrere in caso di disastri e calamità.

La notte del 6 aprile non sono crollate solo le case, ma anche i presidi nevralgici e i punti di riferimento per l’emergenza e la sicurezza, come la Prefettura, mentre una parte dell’ospedale del capoluogo è rimasta danneggiata e a lungo inagibile. Molti pazienti furono, pertanto, evacuati in altre città, alcuni reparti trasferiti in via transitoria nella tensostruttura del G8.

Ma la professionalità, la responsabilità e il senso del dovere dei medici e degli operatori sanitari – anch’essi terremotati – non sono venuti meno; nessuno di noi può dimenticare quanto sia stato fatto in termini di soccorso e aiuto sin dalle primissime ore.

Il terremoto non ha provocato solo lutti e feriti: oltre a una grave crisi economica e sociale, che ci attanaglia ancora, il sisma ha lasciato cicatrici ancora più profonde nell’anima, vuoti faticosamente colmabili, con i quali non sempre è facile condividere il quotidiano.

La perdita dei luoghi della socialità, l’esodo sulla costa prima e il decentramento nelle new town dopo hanno provocato molti problemi sul piano psicologico cui si è tentato di tamponare, purtroppo, con un eccessivo ricorso ai farmaci. A subire il colpo più duro sono stati gli anziani, che hanno perduto tutti i punti di riferimento (pensiamo a un anziano “deportato” in un progetto CaSE, in un palazzo dove neanche una famiglia proveniva dal precedente contesto abitativo, con farmacie, edicole, supermercati a chilometri di distanza), e i giovani, che si sono ritrovati senza più luoghi di aggregazione, una piazza, una strada, un museo o una libreria.

I sintomi dello sradicamento dalle proprie abitudini e dai luoghi della vita sono sotto gli occhi di tutti.

Ma il sisma ha prodotto altri danni alla salute? Quali sono state le conseguenze sulla qualità della vita? Ci sono stati studi e ricerche su questi fattori?

A tutte queste domande la rivista E&P ha cercato di dare risposte, affidandosi agli esperti del settore.

L’Aquila, città universitaria e di scienza, ha accolto l’invito della redazione scientifica della rivista, producendo una serie di lavori e di studi, oggetto di questo speciale supplemento.

I contributi prodotti non vogliono essere un punto di arrivo, quanto piuttosto di partenza, base per una riflessione più approfondita capace di stimolare la sanità e le istituzioni a rivolgere la dovuta e necessaria attenzione allo stato di salute della popolazione e a dare risposte giuste, capaci di soddisfare i bisogni veri della collettività.

A tutti coloro che parteciperanno a questo importante missione, auguro un buon lavoro.

 

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