Secondo i dati dell’Organizzazione delle nazioni unite (ONU) riportati nell’ultimo International migrant report, nel 2015 il numero dei migranti internazionali nel mondo ha raggiunto i 244 milioni. In Italia vivono 5 milioni 26 mila straniere/i (l’8,3% della popolazione totale al 31 dicembre 2015). Quanto la dinamica migratoria abbia notevoli implicazioni sulla tenuta del baluardo della salute come pilastro indiscutibile da garantire indiscriminatamente lo ricorda l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) definendo i consistenti flussi migratori che stanno interessando nell’ultimo triennio il continente europeo, e in particolar modo le coste italiane, come «un’importante emergenza sanitaria».

La condizione soggettiva e oggettiva di salute della popolazione immigrata si caratterizza per una tale diversificazione e complessità combinatoria di livelli di vulnerabilità, bisogni sanitari, capacità di interazione e affidamento al sistema sanitario – peraltro mobili nel ciclo di vita migratorio individuale e collettivo – da richiedere sinergie multidisciplinari e interistituzionali sempre più integrate.

In questo quadro emerge con forza l’interdipendenza e l’integrabilità di diverse direttrici scientifiche cruciali per rispondere alla sfida conoscitivo- programmatica della salute della popolazione immigrata: l’approccio tecnico-scientifico di carattere epidemiologico, volto ad analizzare le dinamiche connesse alla salute e alle sue conseguenze, con il fondamentale supporto statistico, imprescindibile per garantire con qualità e tempestività la valutazione analitica sulla struttura e dinamica della condizione di salute delle/degli immigrate/i, anche in relazione a prevenzione, stili di vita, fattori di rischio; l’approccio giuridico, focalizzato sulla legislazione e sugli orientamenti, internazionali e nazionali, sottesi alla realizzazione di un welfare sostanzialmente, e non formalmente, universale.

L’Istat ha da sempre considerato la salute un asse tematico d’elezione nell’individuazione e costruzione di processi e prodotti statistici allo stesso tempo consolidati nella qualità e innovativi nelle tecniche e nei contenuti. In tal senso, tradizione tematica e traduzione di nuovi bisogni conoscitivi in informazione statistica sono state due parole chiave che hanno accompagnato la storia delle statistiche sanitarie in tutto il loro arco evolutivo, tanto contenutistico quanto metodologico.

Storicamente, le principali fonti Istat sull’evoluzione delle condizioni di salute della popolazione si basano sulle rilevazioni di natura amministrativa – i registri di stato civile – che non solo sono la principale fonte per la produzione di statistiche demografiche, ma rivestono anche un’importanza straordinaria per la produzione di informazione statistica, continua ed esaustiva, in ambito sanitario. Basti pensare come ancora oggi la rilevazione Istat sulle cause di morte, derivata appunto dai registri di stato civile, costituisca la principale fonte di dati epidemiologici coerenti sull’intero territorio nazionale.

A partire dagli anni Cinquanta l’Istat ha dato avvio alla raccolta di nuovi dati di natura amministrativa, mediante la rilevazione sugli istituti di cura pubblici e privati che l’Istituto ha condotto con cadenza annuale fino alla fine degli anni Ottanta. Successivamente tali informazioni sono state ricondotte nell’ambito del sistema informativo sanitario, sviluppato dal Ministero della salute secondo una visione unitaria e integrata. Nel contempo, per rispondere alla necessità di disporre di dati più mirati sulle tematiche emergenti di salute pubblica, il patrimonio informativo dell’Istat si è andato man mano arricchendo di nuove indagini specifiche, tra cui quelle relative agli aborti spontanei e all’interruzione volontaria di gravidanza.

Una vera e propria rivoluzione nel panorama informativo del settore sanitario è stata quella del 1980, con l’utilizzo delle prime indagini sulla popolazione basate su campioni. Il ricorso alle indagini campionarie nell’attività di ricerca sanitaria è diventato via via il principale strumento di informazione con copertura nazionale sulle condizioni di salute e i consumi sanitari nel nostro Paese, affiancandosi non soltanto in un’ottica multifonte alle fonti amministrative, ma anche in una visione di integrazione fra informazioni qualitative e quantitative.

Come dimostra questo volume monografico, tali indagini – sia quelle che rientrano nel sistema di indagini multiscopo che l’Istituto conduce regolarmente presso le famiglie, sia quelle ad hoc come l’indagine sull’integrazione degli stranieri – offrono la possibilità di mettere in rapporto le condizioni di salute degli individui con altri aspetti rilevanti del loro contesto familiare e sociale nonché del loro stile di vita; consentono, inoltre, di analizzarne il comportamento nei riguardi della salute (ricorso a visite mediche, consumo di farmaci ecc) e i fattori di rischio (obesità, consumo di tabacco e alcol), permettendo di cogliere un’immagine multidimensionale del fenomeno.

Tradizione, ma di pari passo con una vigile traduzione di fenomeni e bisogni conoscitivi emergenti: è in tal senso che la salute della popolazione immigrata, come ricorda il titolo di questo volume, è divenuta sempre più oggetto di statistiche accurate e multidimensionali, volte a intrecciare a livello analitico prospettive diverse come quella epidemiologica, sociale ed economica, per poi comporle in modo integrato anche come strumento di orientamento e programmazione delle policy sanitarie.

Infatti, la popolazione immigrata può soffrire di plurivulnerabilità in termini di salute, intesa in senso ampio: lo status giuridico (regolarità o irregolarità della presenza), lo status socioeconomico e barriere non finanziarie (atteggiamenti stigmatizzanti e marginalizzanti dovuti a differenze d’aspetto, culturali, linguistiche, religiose, difficoltà burocratiche per l’accesso ai servizi), orari incompatibili con gli impegni di lavoro, mancato networking con i migranti più integrati incidono direttamente/indirettamente sulla domanda e sull’offerta di servizi sanitari e sulle politiche sanitarie dedicate alla salute della popolazione immigrata.

L’Istituto nazionale di statistica continuerà a impegnarsi nel tanto difficile quanto avvincente lavoro di costruire dati che non siano solo numeri, ma vero volano di cambiamento sociale, culturale, valoriale, e dunque politico, anche attraverso collaborazioni istituzionali, come quella con l’INMP, con cui aggiungere valore all’imponente mole di dati prodotti e di cui questa monografia rappresenta un risultato concreto.

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