In questi anni l’Italia ha subito numerosi eventi catastrofici naturali di grandi dimensioni. I più recenti sono stati il terremoto del maggio del 2012 in pianura padana, che ha colpito principalmente l’Emilia-Romagna, e il terremoto dell’Aquila dell’aprile 2009. Sono stati eventi di grande estensione, con scosse intorno ai 6 gradi della scala Richter, che complessivamente hanno prodotto centinaia di morti e decine di migliaia di senza tetto. Oltre alle vittime e ai feriti, questi eventi producono effetti sulla salute indiretti e a medio-lungo termine, legati soprattutto alla distruzione delle infrastrutture pubbliche sanitarie e alla perdita del supporto sociale e delle normali condizioni di vita.

La sorveglianza epidemiologica su questi eventi è essenziale al fine di conoscere e gestire gli effetti sulla salute. Mentre il dato epidemiologico relativo ai danni diretti, cioè i morti e i feriti nell’evento, sono utili soprattutto per la risposta immediata all’evento o per una stima a posteriori dei danni, la misura degli effetti a medio e lungo termine è essenziale per la corretta presa in carico, da parte del sistema sanitario, dei bisogni della popolazione, in particolare dal punto di vista della prevenzione.

Come riportato in questo volume monografico, nella revisione sistematica effettuata da Ripoll e colleghi (pp. 14-21) e nelle riflessioni di Pacelli e colleghi (pp. 32), la prima esperienza di sorveglianza sanitaria post-terremoto in Italia è avvenuta a seguito del terremoto dell’Irpinia. Venne allora istituito un Osservatorio epidemiologico nazionale per le zone terremotate che mise in campo sia le attività di sorveglianza sanitaria sulle aree colpite sia un sistema di disseminazione delle informazioni sul territorio.

Quest’ultimo si consolidò negli anni per divenire lo strumento di diffusione di notizie di interesse sanitario che noi tutti conosciamo: il Bollettino epidemiologico nazionale. Quella fu la prima occasione, a nostra memoria, in cui si organizzarono in Italia eventi di formazione sul tema dell’epidemiologia dei disastri.

Questa importante esperienza, tuttavia, non sembra aver favorito lo sviluppo e il consolidamento in Italia di un’epidemiologia dei disastri naturali, nonostante il ruolo di questa disciplina nella valutazione dei bisogni delle popolazioni esposte a eventi catastrofici sia indiscutibile. La rarità di tali eventi non può essere una scusante, non solo perché non sono poi così rari, ma anche perché l’epidemiologia italiana vanta una grande tradizione nella sorveglianza di disastri ambientali (Seveso, sorveglianza delle popolazioni esposte ad amianto eccetera), che certamente ha molte affinità nei metodi di indagine con la sorveglianza dei disastri naturali. Questa carenza, di cui la nostra associazione scientifica è consapevole, è la ragione per cui Epidemiologia&Prevenzione e l’Associazione italiana di epidemiologia hanno deciso di dedicare molte risorse a questo supplemento monografico e al Convegno di primavera del 2016.

Sono passati, infatti, sette anni dal terremoto dell’Aquila, un tempo che consideriamo adeguato alla conduzione e alla pubblicazione di studi per la valutazione degli effetti a medio termine sulla salute. Questi studi, descritti e analizzati nel presente volume, sono la vetrina di ciò che l’epidemiologia ha fatto per sorvegliare la salute della popolazione dell’Aquila, ma soprattutto sono l’opportunità per riflettere su quale epidemiologia debba esserci per sorvegliare la salute dopo un evento catastrofico. Tale opportunità è stata colta in modo esemplare. A partire dall’idea originale, si è costituito un gruppo di lavoro a cui hanno partecipato la direzione di E&P, l’Università dell’Aquila, il Comune dell’Aquila e la Segreteria AIE. Sono stati censiti e analizzati gli studi condotti sulla popolazione dell’Aquila ed è stata effettuata un’ampia revisione sistematica delle ricerche condotte in occasione di altri terremoti al fine di descrivere l’impatto sulla salute a breve e medio termine limitatamente ai Paesi ad alto reddito. Il confronto fra ciò che è stata fatto all’Aquila e gli studi svolti in altre occasioni ha permesso di sollecitare un’ampia riflessione sul ruolo dell’epidemiologia nella sorveglianza di questi eventi.

Gli studi riportati nel supplemento saranno presentati in occasione del Convegno di primavera, che si svolgerà all’Aquila il 14 e 15 aprile p.v., occasione per un confronto con ricercatori di riferimento a livello europeo per uno scambio di esperienze e, si auspica, per stabilire con loro una rete europea di epidemiologia dei disastri. Con la pubblicazione di questo volume e con l’arricchimento che deriverà dal dibattito congressuale saremo in grado di rispondere ai quesiti che inizialmente ci siamo posti: di quale epidemiologia dei disastri ha bisogno l’Italia? Quale livello di preparedness epidemiologica è da prevedere? È necessario avere un centro di riferimento nazionale? In caso affermativo, quale centro o gruppo di epidemiologia potrebbe esserne responsabile? È necessario prevedere un percorso formale di formazione in epidemiologia dei disastri? È necessario costruire e mantenere una rete europea di epidemiologia dei disastri? Auspichiamo che questo lavoro e gli stimoli derivanti dal Convegno costituiranno una base di conoscenze valide dalle quali partire per attività future.

 

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