Introduzione

Il termine generico e commerciale «amianto» indica sei minerali naturali amorfologia fibrosa appartenenti alla classemineralogica dei silicati che hanno avuto una rilevante importanza tecnologica e commerciale. La normativa italiana (art. n. 247, D.lgs. n. 81 del 2008) considera e disciplina come amianto esclusivamente i silicati fibrosi appartenenti a due gruppi mineralogici principali, quello degli anfiboli e quello del serpentino. Le già sottili fibre di amianto, quando disturbate meccanicamente, tendono a suddividersi longitudinalmente, generando fibre ancora più sottili (fibrille) che possono essere inalate penetrando nell’apparato respiratorio e innescare, così, processi fibrotici (asbestosi) o neoplastici (mesotelioma, carcinoma polmonare). Oltre all’esposizione occupazionale, il rischio dimesotelioma è ormai certamente legato a un’esposizione ad amianto di tipo ambientale, sia essa di origine antropica (per esempio residenza nei pressi d’industrie o di siti inquinati) o di origine naturale (in aree dove sono presenti affioramenti naturali di minerali asbestiformi di amianto e non). Complessivamente, in Italia è possibile dimensionare il fenomeno dei decessi permalattie amianto-correlate intorno ai 3.000 casi l’anno. Si tratta non solo di lavoratori,ma anche di persone che hanno abitato in siti contaminati (realtà tristi come CasaleMonferrato, Biancavilla e altre ancora). Recentemente sono state segnalate possibili importazioni illegali di materiali contenenti amianto, già sporadicamente nel passato sottoposti a controlli delle autorità centrali e territoriali per alcuni prodotti di consumo e per i quali si continua a indagare anche per individuare nuove possibili categorie di rischio espositivo.

Particolare attenzione è prestata alle iniziative dello European Centre for Environment and Health dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), che hanno fatto seguito alla quinta Conferenza ministeriale su ambiente e salute, tenutasi a Parma nel 2010, e all’adozione della Dichiarazione di Parma su ambiente e salute, all’interno della quale gli Stati membri della Regione europea dell’OMS si sono impegnati a sviluppare entro il 2015 i programmi nazionali per l’eliminazione delle malattie legate all’amianto (ARDS), in collaborazione con l’OMS e con l’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL).

Per quanto attraversi tutte le competenze delle amministrazioni dello Stato (sanità, ambiente e lavoro) e continui a essere regolamentato mediante l’aggiornamento delle normative sociali (come quelle della sicurezza del lavoro:D.lgs. n. 81 del 2008) e di prodotto (come REACH/CLP per i prodotti chimici), è chiaro che la gestione dell’impatto dell’amianto necessita di un piano nazionale d’intervento più mirato.

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