Quando la redazione della rivista Epidemiologia&Prevenzione mi ha chiesto la collaborazione dell’Amministrazione comunale per elaborare un supplemento speciale che evidenziasse gli effetti del terremoto sulla condizione di salute delle persone, ho pensato che il mio compito fosse sostanzialmente quello di mettere in contatto i responsabili della rivista con i soggetti istituzionali (ASL, Università, Istituti di ricerca, Assessorato regionale alla sanità) responsabili di sorveglianza, difesa e promozione della salute, in modo da favorire uno scambio di informazioni ed esperienze sulla base delle quali definire i contenuti del supplemento.

Fin dalla prima riunione mi è parso chiaro che, mentre i ricercatori avevano subito rivolto la loro attenzione all’impatto dell’evento catastrofico sullo stato di benessere della popolazione, mancava, invece, da parte della sanità pubblica, una sistematizzazione delle conoscenze acquisite che permettesse di elaborare un sistema di monitoraggio di parametri sanitari capaci di orientare non solo le misure di prevenzione, ma anche le scelte politiche di ricostruzione della città. È, infatti, evidente che le condizioni di vita, quindi il benessere, delle persone dipendono molto dall’organizzazione della città, dai suoi tempi, dai suoi spazi, dalla sua sicurezza. Esiste, perciò, una responsabilità pubblica nel connettere il sapere che un evento produce con le scelte che i decisori politici devono compiere. Per questa responsabilità ho ritenuto che fosse compito dell’Amministrazione comunale promuovere e sostenere il lavoro che ha portato alla pubblicazione di questo supplemento.

Nel dibattito pubblico sulla ricostruzione della città sono emersi molti temi: conservare l’architettura della città per preservare le testimonianze della sua evoluzione storica (ricostruire L’Aquila com’era e dov’era); ricostruire una città tecnologicamente avanzata; fare dell’Aquila l’esempio di come ricostruire una città più sicura in un territorio che rimane a rischio sismico e così via. Meno esplicita è stata la discussione su come salvaguardare la salute dei cittadini in una città in continua trasformazione, che sarà un grande cantiere ancora per molti anni. Tuttavia si tratta di un tema rilevante per chi si propone di amministrare la città; per questo è importante capire come è cambiato l’ambiente in cui viviamo, quali indicatori è necessario studiare per monitorare lo stato di salute della popolazione, quali azioni è necessario intraprendere per ridurre il rischio di malattia.

I lavori pubblicati in questo volume danno una prima risposta a tali questioni, ma perché ci sia una continuità di ricerca e sia possibile trasformare le conoscenze acquisite in azioni concrete di politica sanitaria, è necessaria una regia da parte di chi governa la sanità pubblica. Lo scopo di questa pubblicazione, che ha richiesto molto lavoro preparatorio da parte dei responsabili della rivista e degli autori degli articoli, è anche quello di accendere l’attenzione sulla necessità di avere un osservatorio sui cambiamenti di salute che permetta di rendere fruibile il sapere che si produce in diversi luoghi.

In questo modo anche i cittadini potrebbero disporre di strumenti per partecipare consapevolmente alle scelte che riguardano il loro ambiente di vita e la loro salute. Spero, dunque, che questa pubblicazione offra un nuovo punto di vista al dibattito su come affrontare la ricostruzione e il ripopolamento della città.

Sono grata alla rivista Epidemiologia&Prevenzione per la sua attenzione al nostro territorio, all’Università dell’Aquila e alla ASL1 per il loro prezioso lavoro.

 

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