Prefazione
Il Centro nazionale per la prevenzione ed il controllo delle malattie (CCM) del Ministero della salute ha approvato nel 2009 il progetto «Sorveglianza epidemiologica attraverso il biomonitoraggio animale di sostanze contaminanti in aree a rischio ambientale», il cui obiettivo principale è sviluppare un modello di sorveglianza epidemiologica basato sul biomonitoraggio animale che sia in grado di rilevare precocemente il rischio di un'esposizione umana a sostanze tossiche.
Il progetto si proponeva di integrare fonti informative e competenze professionali di diversa natura e origine, secondo la visione unitaria del concetto di salute promossa recentemente dalle principali agenzie internazionali relativamente alle malattie infettive, ma estendibile ad altri campi della sanità pubblica e della sanità pubblica veterinaria. Il programma di lavoro, coordinato dall'Istituto Zooprofilattico delle Regioni Lazio e Toscana, prevede la collaborazione fra tre istituti zooprofilattici sperimentali (IZS Piemonte, Liguria e Val d'Aosta, IZS Lombardia ed Emilia Romagna, IZS Lazio e Toscana), le Agenzie regionali per la prevenzione e l'ambiente (ARPA) del Piemonte, dell'Emilia-Romagna e del Lazio e il Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio. Le competenze diverse e le differenti professionalità permettono di utilizzare al meglio le informazioni ricavate dal biomonitoraggio animale nei diversi contesti e di valutarne le potenzialità in termini di prevenzione per la salute della popolazione umana esposta a inquinamento. Le attività di campo, intese come piani di sorveglianza per specifiche situazioni di rischio nelle Regioni Lazio, Emilia e Piemonte, termineranno alla fine del 2012 e il modello concettuale, nonché i risultati, saranno illustrati in un apposito report e saranno oggetto di presentazione alla comunità scientifica e agli operatori della prevenzione. L'idea di base su cui si basa il progetto è il possibile uso delle produzioni animali come bioindicatori di sostanze tossiche per l'uomo. Tale approccio è già documentato nella letteratura scientifica da molti anni. L'attenzione rivolta di recente verso questa metodologia deriva da un mutato ruolo del medico veterinario in sanità pubblica, non più focalizzato solamente sul controllo della filiera alimentare, delle malattie infettive degli animali e delle zoonosi. Nell'ottica «one health», che significa un'unica salute pubblica che contempli contemporaneamente l'ambiente, gli animali e l'uomo, la componente veterinaria costituisce uno dei tre pilastri della medicina preventiva, inserendosi in un contesto più complesso che coinvolge gli enti che si occupano di controlli ambientali e di prevenzione in medicina umana. L'inquinamento ambientale da sostanze chimiche è una delle tematiche su cui la collaborazione interdisciplinare, attualmente non ottimale, risulta strategica ai fini della prevenzione. Il biomonitoraggio nelle specie animali di interesse zootecnico, dai bovini alle api, permette di ottenere informazioni accurate sull'esposizione a sostanze contaminanti, grazie alla valutazione delle quantità accumulate nei tessuti animali e allo studio delle dinamiche di eliminazione dall'organismo come, per esempio, nel caso della loro secrezione con il latte. È possibile così ottenere informazioni in modo più efficiente, economico e meno invasivo del biomonitoraggio nella popolazione umana. Uno strumento essenziale per la descrizione e l'elaborazione dei dati ottenuti è rappresentato dal GIS (geographic information system), grazie al quale è possibile integrare i dati sanitari (umani e veterinari) con caratteristiche geografiche e ambientali ed elaborare i primi in relazione a queste ultime. L'interesse a collaborare dei diversi enti coinvolti nel progetto è scaturito da precedenti esperienze nella gestione di emergenze ambientali, ognuno relativamente al proprio settore di competenza. Nello specifico, la situazione di inquinamento diffuso in Val di Susa, originato dalle emissioni delle acciaierie, e la scoperta accidentale della contaminazione da beta-esaclorocicloesano nella Valle del Sacco, hanno spinto le autorità sanitarie regionali ad approfondire la conoscenza dei fenomeni, sia dal punto di vista dell'esposizione diretta della popolazione umana, sia da quello della contaminazione delle produzioni zootecniche destinate al consumo alimentare umano. In entrambi i casi non esisteva precedentemente un coordinamento tra gli enti preposti alla sorveglianza sanitaria veterinaria e umana, pertanto le rispettive attività sono state programmate, svolte e rendicontate inmodo autonomo. Da queste esperienze e dal confronto fra colleghi è scaturita la necessità di una maggiore integrazione, a cominciare dalle fonti informative già disponibili per finire allo sviluppo di un modello integrato di sorveglianza e comunicazione sulle problematiche di origine ambientale. Il presente volume vuole essere una sintesi di queste esperienze, praticamente il punto zero da cui siamo partiti, e nello stesso tempo la premessa per tutto ciò che stiamo sviluppando in collaborazione con le Regioni interessate e il Ministero della salute.
Bibliografia
- Contributing to One World, One Health. www.oneworldonehealth.org
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