Pagine di E&P - Ho scelto di fare l'epidemiologo/a perché...
E' stato meglio lasciarci, che non esserci mai incontrati
Ho scelto di fare questa professione perché pensavo che vi fossero necessità da soddisfare, ovvero rispondere alle esigenze manifestate da parte di popolazioni in contesti inquinati di conoscere gli effetti sanitari di produzioni industriali insalubri. Esigenze che le popolazioni avevano e che le istituzioni non riuscivano soddisfare. Io ed altre persone come me impiegate in enti di ricerca, poveri ma indipendenti, avevamo la libertà di porci domande di ricerca che altrove venivano filtrate dalla politica.
Mi riferisco ad istituzioni di un’importante regione del Mezzogiorno, i cui vertici politici - ironia della sorte - avevano fatto del rispetto dell'ambiente un cavallo di battaglia. Ottimo per le campagne elettorali.
Mi affascinava il metodo epidemiologico. Il definire a-priori le ipotesi da testare, costruendo evidenza scientifica attraverso l'uso di disegni di studio adatti a rispondere a quelle domanda di ricerca.
Mi affascinava anche la comunità degli epidemiologi italiani, soprattutto dei più anziani. E tra questi, quelli che avevano conosciuto e lavorato con Maccacaro o con Tomatis. Grandi esempi di scienziati con una coscienza politica, al servizio dei più deboli e più esposti, e con altrettante spiccate competenze scientifiche.
Mi affascinava Epidemiolgia&Prevenzione, per il rigore degli articoli e per la possibilità di trovarvi degli ottimi collegamenti anche con i territori. Che gioia, quando ho ricevuto l'email di accettazione per la pubblicazione del mio primo articolo su E&P, allora diretta dal Benedetto Terracini! E che onore, pubblicare un articolo su E&P, la rivista fondata da Maccacaro.
Ora guardando a questa disciplina mi faccio molte meno illusioni, non tanto sulla capacità che la disciplina possa continuare a fornire elementi scientifici per il cambiamento. Quanto sui suoi interpreti.
Sono disilluso a causa degli epidemiologi di partito, pronti a farsi di lotta o di governo a seconda delle circostanze.
Sono disilluso da chi vede in questa professione solo un modo come un altro per fare soldi e carriera, e nei tribunali usa l'incertezza per dimostrare che “Tout va très bien, Madame la Marquise".
Sono comunque molto felice di essere entrato in contatto con questa comunità che mi ha insegnato molto. Per dirla col poeta "è stato meglio lasciarci, che non esserci mai incontrati".