In primo piano - PACE; GUERRA
I medici devono esplorare una nuova provincia della medicina preventiva: la prevenzione della guerra
Segnaliamo ai lettori e alle lettrici di E&P che è stata pubblicata su The Lancet la lettera «The prohibition of nuclear weapons: a public health priority» firmata da Pirous Fateh-Moghadam, membro del Gruppo di lavoro AIE-PACE, e da Lucia Bisceglia, presidente dell'Associazione italiana di epidemiologia.
Il conflitto in corso in Ucraina – constatano gli autori – conferma che le guerre rappresentano una seria minaccia per la salute pubblica e l'integrità ambientale, e che la situazione di crisi rende la guerra nucleare un'opzione più vicina. Da qui il forte richiamo all'impegno dei medici perché intraprendano azioni efficaci per la prevenzione di queste vere e proprie calamità per la salute pubblica.
La lettera contiene una citazione dello storico della medicina Giorgio Cosmacini (che a sua volta cita Giulio Maccacaro, fondatore della nostra rivista):
«Il fatto che nessuno – o pochissimi – tra i protagonisti della medicina (…) si sia posto il problema della prevenzione di una tra le più micidiali pandemie della storia delle società umane, deve far riflettere sull’effettiva coerenza di una scienza medica che, nel mentre si professa al servizio della vita, rifiuti di accamparsi e si dichiari neutrale. (...) Se l’ideologia e la politica al potere portano seco, o non contrastano efficacemente, una calamità sociale e biologica come la guerra, la medicina, se non vuol essere «un modo del potere», deve esercitare una critica coraggiosa del calamitoso contesto ideologico-politico. (...). I medici devono esplorare una nuova provincia della medicina preventiva: la prevenzione della guerra”.»
Il testo si chiude con un appello: «È necessaria un'azione congiunta della comunità internazionale della sanità pubblica per evitare che gli storici futuri debbano fare riflessioni simili sul periodo di tempo che ci attende». Un richiamo all'azione che Epidemiologia & Prevenzione fa proprio e rilancia al proprio pubblico.
Commenti: 3
2.
però non medicalizziamo la pace e la guerra!
Ora dobbiamo puntare a lavorare non solo sugli slogan, dove siamo bravissimi, ma anche a studiare CHE FARE in modo efficace. Dove siamo molto meno bravi, come si evince dall'approccio epidemiologico delle Covid in Italia (24°paese per peggior tasso di mortalità).
Condivido totalmente l'esigenza di far di tutto per prevenire i conflitti ed anche il ruolo che possono averne i medici e l'ambiente della sanità tutta.
Vorrei solo però che non si cadesse nel pericolo di medicalizzare la pace e la guerra. Le guerre sottraggono moltissima salute, ma non sono malattie, l'origine non è biologica, l'origine è politica ed etica.
Prevenire le guerre è un compito di tutti noi, delle scelte politiche ed economiche che noi facciamo come singoli, come popoli, come Governi.
Non si guariscono le guerre con i farmaci, con il bisturi e neppure con le psico terapie. Come conservare la pace non è una ricetta che troviamo sui testi di clinica medica!
Però impegnamoci perchè si riesca a stare tutti senza guerre!
1.
Epidemiologia e guerra
Ora dobbiamo puntare a lavorare non solo sugli slogan, dove siamo bravissimi, ma anche a studiare CHE FARE in modo efficace. Dove siamo molto meno bravi, come si evince dall'approccio epidemiologico delle Covid in Italia (24°paese per peggior tasso di mortalità).
3.
pace attiva
L'uomo pacifico sa perdonare e stende la mano al nemico.
L'uso delle armi non è mai neutrale nè tattico.I traumi di guerra restano nel tempo tanto e più delle cicatrici delle ferite sulla pelle.
Chi ha aggredito va fermato; la difesa è spesso più difficile dell'offesa ma gli altri paesi devono essere disposti a parlare non tanto con le armi ma con il dialogo.
So che possono essere le solite parole scritte in un paese dove esiste la libertà di espressione ma quando questa non esiste bisogna farsi voce del silenzio e della repressione.
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