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Pfas. La sentenza della Corte d'Assise di Vicenza riconosce il reato di disastro ambientale doloso e avvelenamento delle acque
Nel giugno 2021 la sezione EpiChange di E&P si apriva con la notizia dell'avvio di uno dei più grandi processi ambientali della storia d’Italia: il processo PFAS Miteni. Davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Vicenza, comparivano sul banco degli imputati 15 dirigenti e amministratori di Miteni S.p.A. e delle società controllanti, responsabili del grave inquinamento di una parte delle falde acquifere del Veneto. A distanza di quattro anni, il 26 giugno 2025, è arrivata la sentenza di primo grado: 11 condanne su 15 imputati per un totale di 141 anni di reclusione, interdizioni e cospicui risarcimenti. Leggi nel comunicato stampa delle Mamme NO PFAS l'emozione di chi si è impegnato in questi anni per la difesa della salute e del proprio territorio.
COMUNICATO STAMPA
Vicenza, 28 giugno 2025
Il 26 giugno 2025 il Tribunale di Vicenza ha pronunciato una sentenza che ripaga anni di impegno, di fatica, di notti insonni e di lotta collettiva. Una battaglia lunga e difficile che ci ha spesso fatto sentire come Davide contro Golia. E, proprio come nella parabola, Davide ha colpito nel segno: 11 condanne su 15 imputati, interdizioni, risarcimenti importanti. Questa volta la verità ha trovato spazio in Tribunale.
Le emozioni sono difficili da contenere
L’incredulità e la commozione si sono mescolate nel momento in cui sono state lette le condanne. Una parte di noi non ci credeva davvero: dopo anni in cui sembrava che nulla potesse scalfire l’impunità di chi ha avvelenato le nostre acque, il nostro sangue, la nostra terra, finalmente è arrivato un segnale forte, chiaro, inequivocabile.
Profonda è stata l’emozione nel sentire i nomi di chi, come noi, ha scelto di costituirsi parte civile. Associazioni, comitati, cittadini che hanno condiviso con noi riunioni, momenti di sconforto, assemblee, audizioni pubbliche, manifestazioni, e che non si sono mai arresi. Questa sentenza è anche il frutto della loro determinazione.
Il processo è stato un maxi procedimento, il più grande mai celebrato in Italia per un inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) e ha affrontato cinque capi d’accusa:
- Avvelenamento doloso delle acque destinate al consumo umano;
- Disastro innominato ambientale;
- Inquinamento ambientale;
- Gestione illecita di rifiuti speciali pericolosi (per il quale è stata dichiarata la prescrizione);
- Bancarotta fraudolenta.
Per uno di questi reati – l’avvelenamento doloso delle acque destinate al consumo umano – la sentenza apre un nuovo capitolo sotto il profilo sia giuridico sia scientifico: sarà ora necessario approfondire come interpretare, in chiave moderna, la responsabilità penale per chi inquina risorse fondamentali come l’acqua potabile. Questa pronuncia costituirà un precedente importantissimo per altre situazioni simili, in Italia e nel mondo.
Un risultato che sembrava impossibile, e invece è realtà
Le condanne rappresentano non solo un risarcimento morale, ma anche una vittoria civile e politica. Le ingenti somme riconosciute a favore delle istituzioni dovranno ora tradursi in azioni concrete: chiediamo che vengano utilizzate per finanziare lo studio epidemiologico PARTECIPATO sui danni alla salute, per accelerare la bonifica e il ripristino ambientale, per completare finalmente la rete idrica alternativa nelle aree contaminate.
Chiediamo anche giustizia economica per i cittadini: siamo fiduciosi, quindi, che parte dei fondi vengano utilizzati dai gestori delle acque per togliere dalle bollette voci di spesa che fino ad oggi sono ricadute ingiustamente sulle famiglie, nonostante i danni siano stati causati da aziende private.
Ma la battaglia non finisce qui
Chiediamo allo Stato una legge nazionale che imponga limiti prossimi allo zero tecnico per i PFAS nelle acque potabili, come unica misura efficace per tutelare la salute delle persone. È tempo di avviare un cammino concreto e coraggioso di progressiva riduzione dell’uso dei PFAS in tutti i settori produttivi dove sia possibile. L’Italia deve fare la sua parte anche a livello europeo, impegnandosi per sostenere la messa al bando totale dei PFAS in tutta l’Unione. Queste “sostanze eterne” non possono più trovare spazio nel nostro presente e nemmeno nel nostro futuro.
Noi Mamme NO PFAS continueremo a vigilare, a informare, a chiedere trasparenza e responsabilità. Ma oggi possiamo dire che una parte importante della verità è stata riconosciuta.
Questa sentenza è anche vostra, di tutte e tutti voi che non avete mai smesso di credere che un altro futuro fosse possibile.
MAMME NO PFAS
