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E&P 2013, 37 (6) novembre-dicembre, p. 360-360
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Sorveglianza - Registri
Tumori infantili e prevenzione primaria
Childhood cancers and primary prevention
Abbiamo apprezzato l’interesse che Emanuele Crocetti e Maurizio Aricò hanno dedicato al nostro Editoriale (Epidemiol Prev 2013;37(1):102-4): i loro interventi ci offrono l’opportunità di ribadire e precisare i concetti principali da noi espressi.
Emanuele Crocetti fa riferimento allo Statuto dell’AIRTUM. In realtà l’articolo 2 specifica che l’obiettivo dell’Associazione è quello di rendere disponibili (ad autorità amministrative eccetera) «i dati della frequenza dei tumori, nell’interesse […] della prevenzione» (corsivo nostro).
Evidentemente Crocetti ritiene che un giudizio sulla pertinenza alla prevenzione di un dato emesso dall’AIRTUM spetti al destinatario e non al mittente del messaggio. Crocetti ha diritto di pensare che chi produce un dato epidemiologico possa ignorare i processi di policy making che esso determina, ma a noi questa opinione sembra contraria al binomio espresso dalla testata di E&P, organo dell’Associazione italiana di epidemiologia.
Nel nostro testo, forse oscurato da una «brillante e argomentata retorica», Crocetti non ha riconosciuto la domanda (che pure era posta esplicitamente) rivolta ai lettori di E&P ma anche al segretario dell’AIRTUM, con la quale ci si chiedeva se le stime epidemiologiche siano sufficientemente preoccupanti per essere portate all’attenzione delle autorità di sanità pubblica.
Non ci aspettavamo che AIRTUM rispondesse «in maniera risolutiva» ai quesiti «che la popolazione solleva», ma ci saremmo attesi di essere informati se AIRTUM intenda o meno – con il suo indiscutibile prestigio – prendere l’iniziativa di segnalare al Ministro della salute la probabile esistenza di un ulteriore problema di salute ambientale dell’infanzia, pregresso o attuale. Ci saremmo anche aspettati di sapere se e come AlRTUM partecipi a qualcuno dei diversi progetti di salute pubblica in corso (come OKkio alla SALUTE, Guadagnare salute eccetera), intesi a proteggere la salute dei nostri bambini.
Forse la lacuna che noi lamentiamo non si sarebbe creata se i responsabili dell’aggiornamento delle stime di incidenza dei tumori infantili in Italia avessero adottato le linee guida etiche dall’Associazione internazionale di epidemiologia ambientale (ISEE), e in particolare quelle (3.4.1 e 3.4.2) che raccomandano il coinvolgimento della comunità nella progettazione, conduzione, analisi e disseminazione dei risultati della ricerca epidemiologica... Accedi per continuare la lettura
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