Violenza sugli operatori sanitari: sicuramente un’emergenza, ma è anche una questione di genere?
Introduzione
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che tra l’8% e il 38% dei lavoratori che operano nella sanità sono stati oggetto di violenza fisica nell’ambito della loro carriera e molti di più sono stati oggetto di aggressioni verbali.1 La crescita esponenziale e preoccupante di episodi di violenza nei confronti degli operatori sanitari ha fatto sì che nel 2020 in Italia venisse emanata una legge specifica: “Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie nell’esercizio delle loro funzioni” (legge n.113 del 14.08.2020) per tutelarli dalle forme di violenza provenienti dagli stessi pazienti o dai loro caregiver, che si traducono in aggressioni fisiche, verbali o di comportamento. All’art. 2, inoltre, il legislatore ha previsto che, presso il Ministero della Salute, fosse istituito l’Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza degli Esercenti le Professioni Sanitarie e Sociosanitarie (ONSEPS), con specifici compiti di monitoraggio, formazione, studio e promozione di iniziative volte a garantire la sicurezza dei professionisti.
Uno sguardo sul panorama attuale
I dati di seguito riportati si basano sui dati dell’ONSEPS e su quelli relativi alle denunce registrate da Inail per l’anno 2023-2024.
Lavorare nel campo della sanità, soprattutto se nell’emergenza-urgenza o nei reparti di psichiatria, è sempre stato associato a fattori di rischio fisici ed emotivi, ma mai come negli ultimi anni avevamo assistito a un dilagare così ampio di aggressioni – anche gravissime – ai danni dei professionisti e, soprattutto, delle professioniste del settore. Stando anche a quanto riportato da INAIL,2 le professioni più a rischio sembrano quelle dell’infermiere e del fisioterapista (più di un terzo delle denunce totali), seguite dagli operatori sociosanitari (circa il 30%) e dalle professioni assistenziali, che rappresentano il 16% di casi registrati. Per quanto riguarda i medici, invece, il numero degli episodi violenti riconosciuti si attesta intorno al 3% del totale. Coerentemente con la letteratura, i setting più a rischio sono risultati i pronto soccorso e le aree di degenza, con un’attenzione in crescita anche nei confronti dei reparti di ginecologia e ostetricia.
Parlando della tipologia di aggressione, possiamo invece dire che – sempre stando a quanto riportato da Inail – la maggior parte degli episodi denunciati riguarda minacce verbali, intimidazioni e molestie, fino ad arrivare a vere e proprie aggressioni violente che arrivano a comportare una prognosi media di 22 giorni e menomazioni valutate fino al 5%. Le regioni più colpite sono la Lombardia, il Piemonte e l’Emilia-Romagna, mentre tempi di attesa, contesto socioeconomico, dipendenza da sostanze e mancanza di fiducia verso le istituzioni sembrano rientrare tra le principali cause scatenanti. Tutti sintomi di un disagio sociale crescente a cui sarebbe impossibile porre rimedio agendo unicamente sull’organizzazione aziendale.
I dati dell’Osservatorio
In assenza di un flusso informativo strutturato per la raccolta completa dei dati sulle aggressioni, nel 2022 l’ONSEPS ha inviato una survey ai Centri Regionali per la Gestione del Rischio Sanitario (CRGRS) chiedendo di fornire i dati aggiornati. Dalle rilevazione3 emerge che quasi tutte le regioni rispondenti hanno preso in esame soltanto le strutture pubbliche; pertanto, nonostante la maggioranza delle aggressioni segnalate (provenienti quindi dal settore pubblico) possa ritenersi strutturale, è da tenere in considerazione anche la bassa percentuale (4%) di segnalazioni relative al settore privato, accreditato o convenzionato con il SSR.
Essendo parziali, approssimati, e raccolti su base volontaria, i dati messi a disposizione dall’Osservatorio sono da considerarsi come meri indicatori descrittivi, non essendo sufficientemente completi da poter tracciare una fotografia reale dell’interno panorama nazionale.3
Dall’analisi effettuata dall’Osservatorio emerge comunque che nel 2023 le segnalazioni complessive sono state oltre 16.000 sull’intero territorio nazionale (a esclusione della Sicilia), per un totale di circa 18.000 operatori coinvolti. A segnalare i 2/3 delle aggressioni sono state professioniste donne. Un dato che, pur concordando con la struttura di genere del personale del SSN, composto per oltre il 65% da donne, meriterebbe un ulteriore approfondimento. Le fasce d’età più colpite sono quelle tra i 30-39 anni e tra i 50-59 anni.3 Il 68% delle aggressioni segnalate sono verbali e probabilmente sfuggono ai sistemi di monitoraggio già esistenti. Dal rapporto emerge, inoltre, che il 6% delle aggressioni avviene contro beni di proprietà del professionista aggredito.3 Il maggior numero di aggressioni sono da ricondurre alle regioni del Nord e del Centro Italia: un dato che non può essere letto senza tenere in considerazione che la segnalazione dei casi è volontaria, pertanto un maggior numero di segnalazioni non corrisponde necessariamente un’incidenza più alta di aggressioni in quel determinato contesto territoriale, ma piuttosto un’attenzione specifica al monitoraggio del fenomeno.
I dati Inail
L’Istituto ha inviato al coordinamento dell’ONSEPS i dati statistici elaborati dalla Consulenza Statistico Attuariale (CSA). In particolare, i dati riguardano gli infortuni avvenuti nel settore della sanità e dell’assistenza sociale negli anni 2020, 2021 e 2022 e accertati dall’Inail al 31.10.2023. Nel triennio 2020-2022, i casi di aggressione ai danni del personale sanitario accertati da Inail sono stati 5.939 (2.243 nel 2022, in aumento del 14% sul 2021: 1.584 per le donne (+15%) e 659 per gli uomini (+12%).3-5 Questi casi costituiscono il 41% dei casi registrati complessivamente tra i lavoratori dell’industria e dei servizi e riguarda operatori sanitari delle strutture pubbliche; ciò senza considerare i medici di medicina generale, la sanità privata e le tantissime aggressioni mai denunciate; circa il 70% degli infortuni del settore ha riguardato le donne5.
A discapito di quanto appena detto, il fenomeno della violenza contro gli operatori sanitari sembra non essere ancora del tutto riconosciuto come una vera e propria emergenza di salute pubblica alla quale dover far fronte; al contrario, le aggressioni in ospedale risultano ancora assenti dal dibattito politico, oltre che dai piani di riorganizzazione del sistema sanitario post-pandemia, anche se i drammatici episodi recentemente apparsi sulla stampa hanno innalzato l’attenzione e portato a provvedimenti a livello normativo6.
Si sottolinea che la discrepanza tra i dati ONSEPS e i dati INAIL, ovvero tra dato autoriferito e dato infortunistico, deve tener conto di un possibile problema di sottonotifica per mancata denuncia.
Ancora una volta un caso di genere?
Il 72% dei casi di aggressione riconosciuti (due terzi di quelli segnalati a Inail) ha come vittima una donna, solitamente di età compresa tra i 50 e i 60 anni. Pur prendendo atto che il personale sanitario è per la maggior parte di genere femminile (65%), risulta importante porre l’attenzione sul genere delle persone aggredite, perché il fenomeno è ampio e va a inserirsi all’interno di un contesto sociale in cui la differenza di genere, soprattutto in relazione agli episodi di violenza, continua a essere un fattore di rischio rilevante.
Stando a quanto emerso durante le due recenti giornate formative sulla violenza rivolta agli operatori sanitari, organizzate da Inail e dall’Azienda Ospedaliera Careggi di Firenze gli scorsi 7 e 8 maggio 2024, questi dati troverebbero un’ulteriore conferma nel preoccupante aumento del numero di aggressioni registrate nel reparto di ginecologia e ostetricia dell’ospedale fiorentino, all’interno del quale, inevitabilmente, le figure più colpite sono ostetriche e infermiere. Un altro elemento di interesse sul quale sarebbe opportuno porre la giusta attenzione è costituito dalla necessità di strutturare strumenti di misurazione progettati con l’obiettivo di analizzare in modo più approfondito le eventuali disparità nel genere delle persone aggredite, considerati i risultati contrastanti messi in luce dai pochi studi condotti su questo argomento.
Prevenire e proteggere: cosa fare?
Per tentare di porre un argine a un fenomeno sociale così complesso, è fondamentale che i diversi soggetti che concorrono all’organizzazione del servizio sanitario collaborino e agiscano in maniera sistemica sui diversi aspetti che lo influenzano, ideando e condividendo possibili strategie da mettere in campo per tutelare gli operatori sanitari, a tutti i livelli possibili.
L’istituzione da parte del Ministero della Salute dell’ONSEPS è stato un chiaro segnale per prendersi carico di questa problematica e, nel contempo, per promuovere iniziative volte a garantire la sicurezza dei professionisti. Un segnale importante è stato dato anche dall’istituzione della Giornata Nazionale di Educazione e Prevenzione contro la violenza nei confronti del personale sanitario e sociosanitario avvenuta il 12.03.2022.
Parlando delle possibili soluzioni in termini di prevenzione, in prima fila sul tavolo della discussione c’è senza dubbio la necessità di garantire una formazione adeguata a tutti i professionisti e le professioniste a rischio, integrando la conoscenza delle possibili strategie di difesa e le diverse tecniche di gestione del conflitto nel percorso formativo e professionale di ciascun operatore.
Dal punto di vista legale e assicurativo, già nel 2007 lo Stato italiano aveva emanato la Raccomandazione n.8 per prevenire gli atti di violenza a danno degli operatori sanitari, comunicando che nel nostro Paese, pur mancando statistiche ufficiali sulla diffusione del fenomeno, era necessario adottare misure di prevenzione nei confronti dei diversi casi sentinella che stavano iniziando a verificarsi.
Nel 2020, la legge n.113 ha inasprito le pene previste nei casi di aggressione ai danni del personale sanitario, mentre risale alla primavera di quest’anno l’introduzione della procedura d’ufficio nei casi di lesione personale. Recentemente, con la conversione in legge del decreto n.137 del 01.10.2024, per contrastare i fenomeni di violenza nei confronti dei professionisti sanitari vengono inasprite ulteriormente le pene in caso di danneggiamento alle strutture sanitarie e sociosanitarie: fino a 5 anni di carcere e 10.000 euro di multa, in caso di fatto commesso da più persone la pena è aumentata. Obbligo di arresto in differita in caso di aggressioni a danno del personale sanitario.
Impegni per il presente e per il futuro
È necessario un impegno collettivo da parte delle istituzioni sanitarie, delle amministrazioni pubbliche e della società nel suo complesso per trovare una soluzione efficace e duratura. Perseguire gli obiettivi dell’ONSEPS, e definire indicatori specifici per il monitoraggio delle misure di prevenzione, promuovere l’implementazione di un piano di formazione e lo sviluppo di una campagna informativa rimangono passi essenziali.3
Ma l’attività che si rende maggiormente necessaria è l’implementazione di un programma di prevenzione a livello delle singole aziende ospedaliere o sanitarie in cui, sulla base della conoscenza del fenomeno, si tenga conto di tutti gli attori in gioco e tutti gli aspetti critici che possono incidere su questo fenomeno sia a livello individuale sia organizzativo.
Conflitti di interesse dichiarati: nessuno.
Bibliografia
- World Health Organization. Preventing violence against health workers. Disponibile all’indirizzo: https://www.who.int/activities/preventing-violence-against-health-workers
- Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro. Minacce agli operatori sanitari, ecco l’identikit dell’aggredito secondo Inail. Roma, Inail, 2024. Disponibile all’indirizzo: https://www.superabile.it/portale/it/dettaglio.gen.2024.03.aggressioni-operatori-sanitari-inail.html
- Corbello G, Bugani M, D’Elia R, Di Pumpo A, Gilardi F (eds). Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie. Relazione attività anno 2023. Roma, Ministero della Salute, 2023. Disponibile all’indirizzo: https://www.salute.gov.it/portale/professioniSanitarie/dettaglioContenutiProfessioniSanitarie.jsp?lingua=italiano&id=5837&area=professioni-sanitarie&menu=vuoto
- Violenza nei confronti degli operatori sanitari, gli ultimi dati dell’Inail. PuntoSicuro.it 26.03.2024. Disponibile all’indirizzo: https://www.puntosicuro.it/dati-statistiche-C-54/violenza-nei-confronti-degli-operatori-sanitari-gli-ultimi-dati-dell-inail-AR-24170/
- Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro. Giornata nazionale contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari. Roma, Inail, 08.03.2024. Disponibile all’indirizzo: https://www.inail.it/portale/it/inail-comunica/eventi/evento.2024.03.evento-giornata-nazionale-contro-la-violenza-nei-confronti-degli-operatori-sanitari-e-socio-sanitari.html
- Sicurezza personale sanitario. Ok anche dalla Camera. Il testo è legge. Arresto in flagranza differita per aggressioni a danno degli operatori. Quotidiano Sanità 02.10.2024. Disponibile all’indirizzo: https://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=125715