Rubriche
18/11/2011

Riusciranno i medici competenti a sopravvivere alla sorveglianza sanitaria?

La sorveglianza sanitaria di chi è stato esposto a fattori nocivi nell’ambiente di lavoro piace ai ricercatori italiani. Se si entra in Medline con la parola chiave “health surveillance” associata a “silicosis”, o “asbestos” o “workplace”, a partire dal 2000, le citazioni di ricercatori italiani rispetto al totale delle citazioni provenienti dai cinque continenti sono rispettivamente 3/7, 20/31 e 38/94. Ben più di qualsiasi atteso sulla base della ipotesi nulla. Pianosi stesso fa notare l’inconsuetamente florida produzione di pagine in tema da parte della Società italiana di medicina del lavoro e igiene industriale (e il loro costo). I motivi di questa affezione dei ricercatori italiani sono epigenetici piuttosto che genetici, dal momento che le corrispondenti proporzioni, prima del 2000, erano piu basse.Il troppo stroppia: ben venga quindi questo libro di Giovanni Pianosi, il cui provocatorio frontespizio riflette soltanto una parte del colto contenuto, ricco di riferimenti sanitari e letterari, – tutti pertinenti – che spaziano da Lewis Carrol (il più citato) a Voltaire, da Dante a Calvino.Il libretto, che Pianosi definisce “esercitazione”, dedicato alla memoria di Giorgio Ferigo, consta di sei capitoli di “ricognizione”(non tanto pars destruens quanto serena perlustrazione dei pericoli da overdose di sorveglianza sanitaria) e di quattro capitoli di ricostruzione (oltre a un lapidario postscriptum, che effettivamente si recepisce meglio dopo avere letto tutto il resto.Pianosi ricorda che la filosofia della sorveglianza sanitaria non differisce da quella degli screening, alle cui regole essa è soggetta (compresa quella di essere di provata efficacia e di non essere maleficente). Quanto poi essa venga intesa in tal senso dalle autorità competenti (e dai medici competenti, e dai lavoratori esposti a nocività) è discutibile. Sicuramente manca in Italia un approccio univoco e razionale: basta vedere come le proposte regionali per la sorveglianza sanitaria agli ex-esposti ad amianto spaziano da iniziative ultratecnologiche a un richiamo al ruolo dei medici di base nella prevenzione delle malattie, sancito dalla riforma sanitaria del 1978.Nonostante le apparenze, il contenuto di questo libretto è maledettamente serio. Ai laureati in medicina che si occupano di salute sul luogo di lavoro viene insegnato che essi potranno svolgere un ruolo culturalmente dignitoso quando impareranno a capire che anche i lavoratori (sani, o almeno asintomatici, per definizione) oggetto della loro sorveglianza hanno una vita extralavorativa, rapporti sociali e familiari, e sono suscettibili a patologie non lavorative. I medici competenti attuali o futuri difficilmente troveranno altrove le raccomandazioni emesse e trasmesse da Pianosi. Alle autorità sanitarie, questo testo consente di imparare in modo discorsivo e semplice alcuni principi fondamentali della salute pubblica. La lettura è infine consigliabile ai lavoratori: serve certamente tanto per dare un contenuto alle richieste di sorveglianza sanitaria, al di fuori di qualsiasi liturgia.
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