La sorveglianza sanitaria di chi è stato esposto a fattori nocivi nellâambiente di lavoro piace ai ricercatori italiani. Se si entra in Medline con la parola chiave âhealth surveillanceâ associata a âsilicosisâ, o âasbestosâ o âworkplaceâ, a partire dal 2000, le citazioni di ricercatori italiani rispetto al totale delle citazioni provenienti dai cinque continenti sono rispettivamente 3/7, 20/31 e 38/94. Ben più di qualsiasi atteso sulla base della ipotesi nulla. Pianosi stesso fa notare lâinconsuetamente florida produzione di pagine in tema da parte della Società italiana di medicina del lavoro e igiene industriale (e il loro costo). I motivi di questa affezione dei ricercatori italiani sono epigenetici piuttosto che genetici, dal momento che le corrispondenti proporzioni, prima del 2000, erano piu basse.
Il troppo stroppia: ben venga quindi questo libro di Giovanni Pianosi, il cui provocatorio frontespizio riflette soltanto una parte del colto contenuto, ricco di riferimenti sanitari e letterari, â tutti pertinenti â che spaziano da Lewis Carrol (il più citato) a Voltaire, da Dante a Calvino.
Il libretto, che Pianosi definisce âesercitazioneâ, dedicato alla memoria di Giorgio Ferigo, consta di sei capitoli di âricognizioneâ(non tanto pars destruens quanto serena perlustrazione dei pericoli da overdose di sorveglianza sanitaria) e di quattro capitoli di ricostruzione (oltre a un lapidario postscriptum, che effettivamente si recepisce meglio dopo avere letto tutto il resto.
Pianosi ricorda che la filosofia della sorveglianza sanitaria non differisce da quella degli screening, alle cui regole essa è soggetta (compresa quella di essere di provata efficacia e di non essere maleficente). Quanto poi essa venga intesa in tal senso dalle autorità competenti (e dai medici competenti, e dai lavoratori esposti a nocività ) è discutibile. Sicuramente manca in Italia un approccio univoco e razionale: basta vedere come le proposte regionali per la sorveglianza sanitaria agli ex-esposti ad amianto spaziano da iniziative ultratecnologiche a un richiamo al ruolo dei medici di base nella prevenzione delle malattie, sancito dalla riforma sanitaria del 1978.
Nonostante le apparenze, il contenuto di questo libretto è maledettamente serio. Ai laureati in medicina che si occupano di salute sul luogo di lavoro viene insegnato che essi potranno svolgere un ruolo culturalmente dignitoso quando impareranno a capire che anche i lavoratori (sani, o almeno asintomatici, per definizione) oggetto della loro sorveglianza hanno una vita extralavorativa, rapporti sociali e familiari, e sono suscettibili a patologie non lavorative. I medici competenti attuali o futuri difficilmente troveranno altrove le raccomandazioni emesse e trasmesse da Pianosi. Alle autorità sanitarie, questo testo consente di imparare in modo discorsivo e semplice alcuni principi fondamentali della salute pubblica. La lettura è infine consigliabile ai lavoratori: serve certamente tanto per dare un contenuto alle richieste di sorveglianza sanitaria, al di fuori di qualsiasi liturgia.