Rubriche
30/03/2022

Riflessioni post-COP26: il ruolo della sanità pubblica nelle politiche per contrastare i cambiamenti climatici

La recente conferenza COP26 di Glasgow non ha soddisfatto le aspettative: l’accordo finale, firmato dai 197 Paesi, è stato definito debole con misure tardive e insufficienti a contrastare la situazione emergenziale in atto. Nonostante ciò, alcuni aspetti rilevanti del trattato sono degni di nota, come l’aver concordato di mantenere la temperatura globale entro un aumento massimo di 1,5°C rispetto all’epoca preindustriale, che implica il rafforzamento delle politiche climatiche e la definizione di un piano per ridurre l’utilizzo del carbone (phase out e non eliminare, come proposto inizialmente); raddoppiare i fondi internazionali per le azioni di adattamento, soprattutto nei Paesi più vulnerabili, attraverso un programma di lavoro “Global Goal on Adaptation” finalizzato a definire gli indicatori per monitorare le azioni di adattamento; aumentare i finanziamenti per constatare i cambiamenti climatici a supporto dei Paesi in via di sviluppo e finalizzare il Paris Rulebook che rende pienamente operativo l’Accordo di Parigi. 
Inoltre, è importante segnalare che, in ambito di sanità pubblica, sono stati compiuti passi in avanti rilevanti; innanzitutto, è la prima volta che a un conferenza delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici è stato predisposto un padiglione interamente dedicato alla salute. I 60 eventi organizzati nel Health Pavillion,1 oltre a mettere in evidenza gli impatti di salute dei cambiamenti climatici già in atto, ha sottolineato il ruolo centrale della sanità pubblica e la necessità di integrare le considerazioni sulla salute nella definizione di politiche e azioni per il clima. Quest’ultimo è stato anche tema centrale del COP26 Health Programme1 proposto da diverse istituzioni, tra cui l’OMS, per rafforzare l’aspetto della salute nelle trattative. Il programma ha visto l’impegno di 50 Paesi nel promuovere iniziative per lo sviluppo di sistemi sanitari resilienti ai cambiamenti climatici e la riduzione della propria carbon footprint. Il programma è stato presentato ai decisori e ai rappresentanti di vari settori presenti alla COP26 unitamente a The Health Argument for climate action,2 rapporto che fornisce dieci raccomandazioni su come ottimizzare i benefici per la salute derivanti dalla lotta ai cambiamenti climatici in una varietà di settori, come l’energia, i trasporti, la finanza e i sistemi alimentari, al fine di contenere gli impatti avversi sulla salute. 
In questo momento storico, ci troviamo a fronteggiare sia la ripresa dalla pandemia sia a dover contrastare i cambiamenti climatici, e da molti viene considerata come un’opportunità unica. Oltre alla nuova legge europea sul clima e il Green Deal, i fondi europei NextGenerationEU includono misure a sostegno degli obiettivi climatici, con ingenti investimenti nella promozione della mobilità urbana sostenibile, nell’uso di fonti di energia rinnovabile e nell’efficienza energetica degli edifici, oltre che ai fondi per migliorare la resilienza dei sistemi sanitari, ma anche la promozione di misure di adattamento.  
Purtroppo, però, a oggi in Italia, come nella maggior parte dei Paesi europei, la salute ha ancora un ruolo marginale o addirittura inesistente nelle politiche per il clima. La sfida nei prossimi anni, al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati dagli accordi europei e nazionali e in vista della prossima COP all’insegna del build back stronger dalla pandemia di COVID-19, è di promuovere azioni per il clima che abbiano molteplici benefici per la salute e, al contempo, riducano le emissioni. Il recente Piano nazionale della prevenzione (PNP) 2020-2025 del Ministero della salute e il piano Piano italiano per la ripresa e la resilienza (PNRR) sembrano andare proprio in questa direzione e l’epidemiologia italiana può offrire un suo contributo rilevante. 
Per rispondere a questa esigenza, un gruppo di lavoro “Clima e salute” si è proposto di sintetizzare le evidenze disponibili, fornire indicatori e condurre studi in termini di impatti sulla salute dei cambiamenti climatici e cobenefici per la salute delle misure di adattamento e mitigazione in Italia al fine di fornire un supporto per i decisori per la definizione di politiche e misure volte a contrastare i cambiamenti climatici, promuovendo le azioni che hanno un maggior beneficio per la salute. Attraverso un primo documento finalizzato alla COP26, pubblicato nei Rapporti ISTISAN3 e una pubblicazione scientifica per E&P che sarà disponibile a breve, il gruppo di lavoro si propone di fornire le informazioni e le evidenze necessarie per promuovere politiche volte a contrastare l’emergenza climatica in Italia con un focus sui benefici di sanità pubblica. L’attività del Gruppo di lavoro si è concentrata sulla definizione di una serie di indicatori specifici su cambiamenti climatici e salute per l’Italia, basati sugli indicatori sviluppati e presentati annualmente a livello globale dal Lancet Countdown.4 Tali indicatori definiti ad hoc per il contesto nazionale riguardano cinque aree tematiche:

  • impatti, esposizioni e vulnerabilità del cambiamento climatico;
  • adattamento, pianificazione e resilienza per la salute;
  • azioni di mitigazione e cobenefici sanitari;
  • economia e finanza;
  • engagement politico e pubblico.

Quest indicatori potranno fornire informazioni rilevanti sullo stato dell’arte e l’evoluzione futura degli impatti e delle risposte in ambito di salute.
Il secondo approfondimento ha riguardato gli impatti sulla salute, con un focus sugli effetti a breve e lungo termine di esposizioni ambientali influenzate dai cambiamenti climatici, come l’inquinamento atmosferico e le temperature estreme. Lo studio mette in evidenza, per esempio, i decessi attribuibili a entrambe le esposizioni e i potenziali benefici associati a livelli di inquinamento atmosferico più bassi secondo le nuove soglie promosse dalle recenti “Air Quality Guidelines dell’OMS.5 Considerando le stime di aumento delle temperature previste dai modelli climatici per il nostro Paese e gli impatti riportati negli ultimi report dell’IPCC,6 i due temi sono di estrema rilevanza sia in ambito di politiche di adattamento sia per la definizione di misure di mitigazione incentrate sui co-benefici di salute. La promozione di politiche di trasporto attivo urbano, per esempio, come andare a piedi e in bicicletta, non solo mitigano le emissioni di gas serra, ma hanno un duplice effetto benefico sulla salute, poiché riducono le malattie legate all’inquinamento atmosferico (malattie polmonari, tumori polmonari, malattie cardiovascolari, eventualmente malattie neurologiche) e promuovono uno stile di vità più sano e sostenibile. D’altra parte, l’introduzione di spazi verdi nelle città può non solo contrastare il riscaldamento urbano, ma anche aiutare a ridurre l’inquinamento atmosferico, contribuendo così alla mitigazione dei cambiamenti climatici. Recenti studi hanno sottolineato che la maggiore disponibilità di area verdi urbane è associata a una maggiore predisposizione all’attività fisica, al miglioramento della salute mentale e a una riduzione dell’obesità e delle malattie cardiovascolari. Mentre piani di prevenzione e adattamento rivolti agli eventi estremi, come le ondate di calore, possono ridurre gli effetti sanitari acuti soprattutto nei soggetti più vulnerabili. Pertanto, i piani di prevenzione e risposta rivolti alle diverse politiche su clima, sostenibilità e promozione della salute necessitano di una maggiore integrazione e collaborazione interistituzionale, come auspicato dal recente documento dell’OMS su Caldo e Salute: rischi e misure di prevenzione in Europa.7
Il terzo argomento si focalizza sul sistema alimentare e l’approccio dei cosiddetti co-benefici di salute, che considera i vantaggi per la salute associati a interventi di mitigazione ai cambiamenti climatici che rappresentano al tempo stesso interventi di sanità pubblica. Lo studio condotto sui dati EPIC ITALIA mette in luce come limitare il consumo di carne e promuovere l’assunzione di verdure e legumi – come suggerito dalle più recenti indicazioni che promuovono una dieta sana, che sia anche all’insegna di un sistema alimentare sostenibile in termini di emissioni e consumo del suolo – possa ridurre sia le emissioni di gas serra sia l’incidenza di tumori nella popolazione, comportando un guadagno in termini di malattie e decessi evitati. Accanto a questo, è indispensabile promuovere tecnologie di produzione sostenibili non solo dal punto di vista del contenimento delle emissioni, ma anche in termini di riduzione dei consumi energetici e di acqua, tenendo conto delle strette interconnessioni tra salute umana e salute animale, secondo l’approccio one health.
In conclusione, le ricadute positive sulla salute di molte misure di mitigazione possono aiutare ad affrontare priorità sanitarie più ampie e dar voce all’urgenza di contrastare i cambiamenti climatici.  Ora si tratta di utilizzare gli strumenti e le risorse messe a disposizione nel PNP e PNRR per dare la giusta priorità al tema clima e salute in questa fase di ripresa dalla pandemia.

Gruppo di lavoro “Clima e Salute”

Centre for Environmental Sciences, Hasselt University, Hasselt, Belgium: Rossella Alfano; Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale, Regione Lazio, ASL Roma 1, Roma: Carla Ancona, Francesca de’ Donato, Paola Michelozzi, Massimo Stafoggia; Zadig, Milano: Luca Carra; Dipartimento ambiente e salute, Istituto superiore di sanità, Roma: Ivano Iavarone,  Marco Martuzzi; Scuola superiore universitaria Sant’Anna, Pisa: Lorenzo Mangone; Istituto italiano di tecnologia, Genova: Luca Petiti; Direzione tecnica, Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia dell’Emilia-Romagna, Modena: Andrea Ranzi; Institute for Global Health, University College London, UK, Lancet Countdown: Marina Romanello; Direzione generale prevenzione, Ministero della salute: Andrea Silenzi; School of Public Health, Imperial College London, London (UK) e Istituto italiano di tecnologia, Genova: Paolo Vineis.

 

Bibliografia

  1. Health Events at COP26. Disponibile all’indirizzo: https://www.who.int/initiatives/cop26-health-programme/health-events-at-cop26
  2. WHO’s 10 calls for climate action to assure sustained recovery from COVID-19 Global health workforce urges action to avert health catastrophe. 11.10.2021. Disponibile all’indirizzo: https://www.who.int/news/item/11-10-2021-who-s-10-calls-for-climate-action-to-assure-sustained-recovery-from-covid-19
  3. Vineis P, Alfano R, Ancona C et al (eds).Mitigation of climate change and health prevention in Italy: the co-benefits policy.Rapporti ISTISAN 21/20 Rev. Disponibile all’indirizzo: https://www.iss.it/documents/20126/6682486/21-20+rev+web.pdf/4daea69a-0358-49f3-f73c-0dd13ac33510?t=1644914965680
  4. Lancet Countdown: tracking progress on health and climate change. Disponibile all’indirizzo: https://www.lancetcountdown.org/
  5. World Health Organization. WHO global air quality guidelines: particulate matter (PM2.5 and PM10), ozone, nitrogen dioxide, sulfur dioxide and carbon monoxide. Geneva, WHO, 2021. Disponibile all’indirizzo https://apps.who.int/iris/handle/10665/345329
  6. Climate Change 2021: The Physical Science Basis. Disponibile all’indirizzo: https://www.ipcc.ch/report/sixth-assessment-report-working-group-i/
  7. World Health Organization. Heat and health in the WHO European Region: updated evidence for effective prevention. Copenhagen, WHO Regional Office for Europe, 2022. Disponibile all’indirizzo: https://apps.who.int/iris/bitstream/handle/10665/339462/9789289055406-eng.pdf
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