Rubriche
11/01/2009

Richiesta di istituzione di attività epidemiologiche per la rilevazione dei tumori professionali

Al signor ministro della Sanità, Roma
Al signor Assessore alla Sanità, Regione Puglia, Bari
Al signor Direttore generale, AUSL Brindisi 1
Al signor Sindaco di Brindisi,
per la conferenza dei sindaci
Al signor Direttore ISPESL, Roma
Al signor Direttore dell’INAIL, Brindisi
Al signor Direttore INPS, Brindisi
e pc,
Al signor Procuratore della Repubblica, Brindisi

Brindisi, 28.05.2001

I dati recentemente divulgati dalla sezione italiana dell’Organizzazione mondiale della sanità sulle aree ad alto rischio di crisi ambientale, tra le quali è compresa la città di Brindisi insieme ad altri tre comuni limitrofi (S. Pietro Vernotico, Cellino, Torchiarolo), hanno confermato, nel periodo esaminato, un eccesso di mortalità per tumori polmonari e del sistema emolinfopoietico nella popolazione maschile del capoluogo rispetto alla media regionale. Tale dato suggerisce di indagare se un simile sbilanciamento non dipenda da una componente occupazionale. La presenza di cancerogeni all’interno delle centrali termoelettriche è una situazione acclarata fin dagli anni ottanta: idrocarburi policiclici aromatici, asbesto (amosite), idrazina, policlorobifenili, cromo, nichel e berillio, sono stati rilevati durante indagini negli ambienti di lavoro degli impianti termoenergetici e tale reperto ha spinto epidemiologi di differenti scuole a sottoporre le coorti di lavoratori, specialmente quelle impiegate da più tempo, a studio di mortalità e morbilità giungendo, in alcuni casi, a rilevare eccessi significativi di alcune neoplasie come quelle polmonari. Anche altre presenze produttive che insistono su questo territorio, di cui alcune già oggetto di indagine da parte della Magistratura, e molte attività agricole espongono notoriamente ad agenti in grado di provocare il cancro e potrebbero contribuire agli incrementi statistici rilevati. In ogni caso, prescindendo dai dati epidemiologici citati, si ritiene che in un’area ad alto rischio di crisi ambientale debba esistere un sistema di costante monitoraggio dei tumori professionali, tanto più che è trascorso tempo sufficiente tra l’inizio delle attività produttive che utilizzano agenti cancerogeni e la comparsa delle patologie correlabili (latenza). L’ISPESL, organo del tecnico del Ministero della sanità per la sicurezza nei luoghi di lavoro, ha messo a punto una metodologia che incrocia le diagnosi delle schede di dimissione con gli archivi INPS. La locale AUSL potrebbe chiedere il trasferimento in loco di questa metodologia (OCCAM: occupational cancer monitoring: monitoraggio dei tumori professionali). Anche la Magistratura, attraverso la repressione dei reati da lavoro (un cancro professionale può configurarsi come lesione grave od omicidio colposo), ha la metodologia per venire a conoscenza dei tumori professionali: il dottor Guariniello, Procuratore Aggiunto della Repubblica di Torino, ha avviato nel 1992 un osservatorio dei tumori professionali e pretende che le strutture sanitarie in cui viene eseguita diagnosi di neoplasie maligne segnalino alcuni tipi di tumori sicuramente professionali (tumori cutanei in sede scrotale, i tumori primitivi di pleura, pericardio e peritoneo, tumori dei seni paranasali, angiosarcomi epatici) nonché i tumori vescicali, della laringe, del cavo orale, della faringe, dell’esofago e, più recentemente, anche del sistema linfoemopoietico, sui quali viene eseguito un minuzioso lavoro di ricostruzione del rischio lavorativo, anche utilizzando gli archivi INPS e INAIL. È evidente che al di là delle finalità di giustizia, un sistema di rigorosa rilevazione dei tumori professionali costituisce un contributo al riconoscimento di situazioni a rischio forse perduranti, al miglioramento delle misure di sicurezza e, non ultimo, all’indennizzo di malattie professionali Non si chiede, pertanto, di realizzare un’attività conoscitiva fine a se stessa, ma di orientare e ottimizzare gli interventi preventivi sui luoghi di lavoro con particolare riguardo alle situazioni in cui vengono impiegati agenti cancerogeni. Medicina Democratica è a disposizione per un contributo scientifico e professionale alla realizzazione di quanto richiesto.

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