Rubriche
11/01/2009

La guerra dei dati sulle emissioni di Radio Vaticana: cosa ne pensano i cittadini

In questi giorni i mass media stanno dedicando ampi spazi a un evento considerato giustamente di rilevanza storica: il vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile (Johannesburg World Summit 2002), che si terrà dal 26 agosto al 4 settembre in Sud Africa. Mentre ci apprestavamo a scrivere questo resoconto delle posizioni del Comitato dei Bambini senza Onde di Cesano, ci siamo imbattuti in un opuscolo informativo realizzato dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio intitolato per l’appunto Lo sviluppo sostenibile. Sulla copertina si legge che si tratta di uno sviluppo «in grado di soddisfare i bisogni della generazione presente, senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri »; tale definizione venne formulata nel 1987 da Gro Harlem Brundtland, presidente della Commissione mondiale su ambiente e sviluppo istituita dall’ONU nel 1983, durante la presentazione del rapporto della Commissione noto appunto come «Rapporto Brundtland». Nella prima parte di questo Rapporto si legge «La sostenibilità richiede una considerazione dei bisogni e del benessere umani tali da comprendere variabili non economiche come l’istruzione e la salute, valide di per sé, l’acqua e l’aria pulite e la protezione delle bellezze naturali… ». La questione di Radio Vaticana e, più in generale, dell’inquinamento elettromagnetico, va inquadrata nell’ambito della più ampia discussione riguardante il futuro del nostro pianeta e di quello dei suoi abitanti. Il settore delle tele-radiocomunicazioni si sta sviluppando in modo impressionante e tale situazione rappresenta un ottimo banco di prova sul quale misurare concretamente la capacità dei grandi della terra di governare questo sviluppo nel rispetto dell’ambiente, ma soprattutto della salute dei cittadini del mondo. Nella vicenda di Radio Vaticana, della quale Epidemiologia & Prevenzione si è interessata nell’ultimo numero del 2001, esistono diversi aspetti allarmanti sui quali occorre soffermarsi e che a tutt’oggi non hanno trovato risposta.

Livelli di emissione

Malgrado l’accordo raggiunto il 18.05.2001 tra Stato Italiano e Santa Sede nel quale quest’ultima si impegnava a rientrare, entro il 1° settembre dello stesso anno, nei limiti di emissione di 6 V/m stabiliti del Decreto Ministeriale 381/98, non sono state effettuate misure per verificare l’effettivo raggiungimento dell’obbiettivo prefissato. Nel settembre 2001 a opera dei tecnici del WWF e successivamente nell’ottobre dello stesso anno a opera dei tecnici di una impresa friulana di telecomunicazioni, sono state effettuate misurazioni di campo elettrico che hanno evidenziato il superamento dei limiti per molte ore del giorno e della notte (vedi sito internet www.e-smoguard.it, userid e password: demo). Il Comitato Bambini senza Onde in occasione dell’incontro dell’11 settembre dello scorso anno con il sindaco di Roma, onorevole. Walter Veltroni, ha presentato una richiesta affinché gli uffici competenti del Comune si facciano promotori presso la Regione e la Provincia per l’attivazione di un sistema continuo di monitoraggio del livello di inquinamento elettromagnetico nel territorio circostante il centro trasmissioni di S. Maria di Galeria. Nonostante gli impegni presi dalle autorità incontrate in quella occasione, a un anno di distanza, tale sistema di monitoraggio non è stato ancora realizzato.

Il processo

Come è noto, la vicenda di Radio Vaticana è stata affrontata anche in ambito penalistico per iniziativa di alcuni genitori di bambini deceduti di leucemia infantile e residenti nella zona circostante il centro di trasmissione, che hanno portato il consigliere Gianfranco Amendola, in qualità di Procuratore Aggiunto del Tribunale di Roma, a intentare un procedimento penale (n. 14597/01) nei confronti di tre dirigenti della emittente della Santa Sede. Il Processo non è mai stato espletato per difetto di giurisdizione ai sensi dell’art. 11 dei Patti Lateranensi, che sancisce la non ingerenza dello Stato Italiano nei confronti di tutti gli organi della Chiesa Cattolica. La domanda che sorge spontanea è: se quegli impianti avessero emesso diossina invece di radiazioni non ionizzanti? Ci saremmo dovuti forse tenere i nostri intossicati senza alcuna possibilità di risarcimento! Credo che qualsiasi cittadino sia in grado di comprendere che di fronte a tali conclusioni il significato del concetto di stato di diritto o di frasi come uguaglianza di fronte alla legge non abbia alcun senso. Le reazioni di indignazione di molti intellettuali, di noti giuristi e costituzionalisti apparse sui quotidiani subito dopo la pubblicazione della notizia della non validità del procedimento penale per difetto di giurisdizione, sembra non aver sortito grandi effetti e a tutt’oggi non ci risulta che ci siano, per esempio da parte dei nostri parlamentari, iniziative atte a modificare tale situazione paradossale. A proposito, lo stato del Vaticano in ragione dei suoi sterminati possedimenti in tutto il mondo parteciperà al summit mondiale sullo sviluppo sostenibile?

L’allarme sanitario

Per quanto riguarda gli effetti delle emissioni di Radio vaticana sulla salute della popolazione che vive attorno agli impianti, la vicenda ha ormai assunto i caratteri di una guerra tra epidemiologi. Il primo allarme venne lanciato, come è noto, nel marzo 2001 quando vennero pubblicati i dati dell’indagine epidemiologica sulla «Mortalità per leucemia nella popolazione adulta e incidenza di leucemia infantile in un’area caratterizzata dalla presenza di un sito di emissioni di radiofrequenze (Cesano, Osteria Nuova, Santa Maria di Galeria, Anguillara e Formello)». Tale indagine condotta dai ricercatori della Agenzia di sanità pubblica della Regione Lazio evidenziò un eccesso di mortalità per leucemia tra gli uomini adulti e un eccesso di leucemie infantili fino a una distanza di circa 6 Km dalla stazione radio. Lo studio, pur non potendo inferire un nesso eziologico tra emissione di radiofrequenze della stazione di Radio Vaticana e rischio di leucemia infantile, documentò un eccesso di incidenza di leucemia e un decremento del rischio a distanza crescente dagli impianti. Quando venne pubblicato questo lavoro insieme ai membri del Comitato passammo diversi giorni ad analizzarlo. Subito due elementi ci parvero critici: il confronto tra casi osservati e casi attesi (SIR) era stato realizzato ponendo al denominatore i casi attesi nel Comune di Roma, ma tutta la zona circostante il centro di trasmissione di Santa Maria di Galeria e i Comuni di Formello e Anguillara sono da considerarsi per la caratteristiche idrogeologiche, ambientali e produttive insediamenti prevalentemente rurali. Sarebbe stato quindi più corretto dal punto di vista epidemiologico operare il confronto con popolazioni residenti in analoghe aree. Il secondo elemento critico, in parte collegato al precedente, che rilevai fu che negli 11 anni di osservazione dell’indagine gli otto casi di leucemia infantile osservati si raggruppavano in un’area di 6 Km intorno al centro di trasmissione e che nei Comuni di Anguillara e Formello non erano stati osservati casi. Se gli autori avessero confrontato dopo idonea standardizzazione l’incidenza della leucemia infantile nei comuni di Formello e Anguillara e quella nelle altre aree oggetto dello studio a quali conclusioni sarebbero arrivati? Si è parlato di guerra tra epidemiologi e da allora di questo si è trattato: su di un fronte, gli epidemiologi consultati dagli organi apicali di tutela della sanità pubblica (Gruppo di studio di cui DM Ministero Della Sanita 10 aprile 2001) hanno tentato di minimizzare la portata delle evidenze epidemiologiche nel loro rapporto recante il titolo «Stato attuale delle conoscenze scientifiche in materia di esposizione a campi a radiofrequenza e leucemia infantile, in rapporto alle relative problematiche nell’area di Cesano» (Rapporti Istisan 01/25- 3.09.2001); sull’altro, gli epidemiologi della Agenzia di sanità pubblica della Regione Lazio, autori del primo lavoro citato, criticano aspramente il lavoro del Gruppo di studio, ribadendo in un rapporto pubblicato il 26 ottobre 2001 le loro conclusioni. Una guerra tra epidemiologi che difficilmente si concluderà con vincitori e perdenti ma che invece crea disorientamento e rabbia nei cittadini di questo territorio, che lontani dalle discussioni accademiche sentono con terrore di giocare il ruolo di «cavie». Noi siamo fermamente convinti che la specificità e la eccezionalità della situazione ambientale presente nel territorio di Cesano, sia sotto il profilo dell’esposizione si sotto il profilo epidemiologico, debba essere affrontata nel rispetto del principio della precauzione e che quindi in attesa che le evidenze sperimentali su modelli cellulari e animali e ulteriori indagini epidemiologiche permettano di trarre conclusioni di qualsiasi tipo si debba agire nell’unica direzione realmente prevenzionistica e cioè la delocalizzazione delle antenne in aree non abitate. Questo vuol dire ragionare in termini di sviluppo sostenibile, che per essere tale non può e non deve, nel suo procedere, anteporre o porre sullo stesso piano di valutazione variabili economiche e variabili non economiche come la salute degli uomini.

Comitato bambini senza onde di Cesano

Costituito nel 1998
Fondatori: Augusto Rossi e Angeloni Maria (residenti in Cesano di Roma e genitori di una bambina affetta da leucemia) Attivisti: 200 persone
Obiettivo: delocalizzazione degli impianti radio della Stazione Vaticana di Santa Maria di Galeria in aree non abitate Firme raccolte: circa 10.000
Portavoce del Comitato: Paolo Aquilanti
Presidente del Comitato: Augusto Rossi
Indirizzo internet: www.bambinisenzaonde.it
e-mail: info@bambinisenzaonde. it

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