Dalla rivista Quaderni ACP, un invito alla lettura per i lettori di E&P. Quaderni ACP 32 (4) 2025
Eccoci di nuovo alla segnalazione degli highlights della rivista Quaderni ACP, rivista scientifica dell’Associazione Culturale Pediatri.
È possibile leggere integralmente il numero 4 del 2025 a questo link.
Ci sono molte cose interessanti che sottoponiamo all’attenzione degli epidemiologi italiani.
In questo numero di E&P, abbiamo affrontato vari temi legati all’adolescenza: i Quaderni ACP propongono spunti interessanti di approfondimento. Nel contributo di Enrico Valletta e Antonella Liverani “Adolescenti di oggi, genitori di domani”, gli autori descrivono la crescente diffusione di psicopatologie tra adolescenti e giovani adulti: negli ultimi 10-15 anni, si registra un aumento del 50% degli accessi al pronto soccorso per disturbi psichici e tentativi di suicidio. La pandemia ha aggravato il quadro, ma l’aumento del trend era già in atto. Il punto cruciale: gli adolescenti di oggi saranno presto adulti e genitori. Quali traiettorie evolutive seguiranno? Che genitorialità potranno esprimere? E con quale impatto sulla generazione successiva? Gli autori sottolineano la fragilità delle strutture pubbliche (medicina di base, dipartimenti di salute mentale), prive di risorse e competenze adeguate, mentre i giovani perdono riferimenti stabili e gli adulti appaiono inadeguati nel ruolo educativo. Le condotte adolescenziali, spesso disfunzionali, richiedono sempre più spesso interventi urgenti di natura sanitaria o persino della forza pubblica. La risposta non può che essere sistemica e integrata. Servono interventi coordinati tra sanità, servizi sociali, scuole, associazioni, centri per le famiglie e comunità locali; ambienti di vita che offrano agli adolescenti riconoscimento, sicurezza e possibilità di costruire identità e progetto di vita; programmi comunitari psicoeducazionali per promuovere stili di vita sani; interventi individuali in rete, con funzione preventiva e protettiva per il singolo e per la comunità. In sintesi: non basta “preoccuparsi” dell’adolescente di oggi. Abbiamo bisogno di “adolescenti protagonisti”: coinvolgerli nelle decisioni, valorizzarne le risorse, stimolare partecipazione e senso di appartenenza. La prevenzione primaria del futuro costruisce contesti favorevoli che proteggono la salute mentale e fisica, rafforzano le relazioni sociali e rendono possibile un passaggio all’età adulta più sano ed equilibrato.
E sul tema del rapporto con i social media negli adolescenti – argomento di cui parla anche l’intervento di Fabrizio Starace su questo numero di E&P – è incentrato il testo “Navigare la complessità del ruolo dei media digitali nelle vite di bambini e adolescenti” a cura di Marina Everri e Mattia Messena. Le tecnologie digitali, in particolare gli smartphone, influenzano profondamente la salute psicofisica dei più giovani. Il testo racconta la storia di Francesco, un adolescente coinvolto nel gioco notturno sul cellulare. Una narrazione intensa, che mette in luce quanto sia facile per i ragazzi perdere il controllo sull’uso dello smartphone. Ma c’è anche una nota positiva: gli adolescenti che crescono in famiglie con regole chiare sull’uso dei dispositivi (come lasciare il telefono in cucina prima di andare a dormire) riescono a sviluppare strategie più efficaci per gestirne l’utilizzo, riducendo le interferenze con lo studio e altre attività quotidiane. Siamo di fronte a una vera e propria trasformazione antropologica. Per la prima volta, gli adulti si trovano a esercitare ruoli educativi senza poter contare su modelli di riferimento consolidati. Gli autori invitano a superare il proibizionismo cieco, proponendo invece un approccio basato sull’apertura, il dialogo e la conoscenza condivisa.
Il contributo “E se dalla crisi climatica emergesse una generazione che si prende cura?” di Beatrice De Censi et al. introduce il concetto di parentoma, ovvero i genitori come mediatori tra il bambino e il mondo esterno. In questa prospettiva, la famiglia diventa un fattore protettivo: un ambiente capace di co-costruire significati e offrire sostegno emotivo può attenuare gli effetti dello stress ambientale sullo sviluppo infantile. I dati raccolti sono eloquenti: il 93% dei bambini delle scuole elementari italiane ha sentito parlare di cambiamento climatico, il 63% lo considera un tema molto rilevante e il 40% si sente direttamente coinvolto. Colpisce, però, che quasi quattro bambini su dieci riportino difficoltà di sonno o incubi legati a queste preoccupazioni. La narrazione ambientale, veicolata da adulti e media, influenza profondamente il vissuto emotivo dei più piccoli: può alimentare ansia e senso di impotenza oppure stimolare resilienza e partecipazione. Per questo è cruciale una comunicazione che, pur riconoscendo le difficoltà, sappia valorizzare la possibilità di agire insieme. Servono narrazioni costruttive, sostegno ai genitori e strategie educative capaci di tradurre la crisi climatica da minaccia inevitabile a sfida collettiva affrontabile. Manca, tuttavia, una sistematizzazione di buone pratiche e una loro integrazione stabile nei servizi educativi e sanitari per l’infanzia. Colmare questa lacuna significa investire in una cultura della cura, che non si limiti a correggere i comportamenti, ma diventi un’etica dello sviluppo. Come ricordava Bowlby, «se diamo valore ai nostri bambini, dobbiamo avere cura dei loro genitori»: il benessere infantile è inseparabile dalla qualità delle relazioni e del contesto in cui i bambini crescono.
Nelle ultime due uscite, Epidemiologia& Prevenzione ha dedicato spazio al tema del carcere; dunque, fra i contributi dei Quaderni ACP, mi ha colpito in particolare l’articolo di Maurizio Bonati e Paolo Siani “Figli di detenuti nell’ambulatorio del pediatra di famiglia”. Gli autori, sulla base di un’indagine condotta tra gli assistiti dei pediatri ACP, riportano che almeno uno dei bambini seguiti da ciascun pediatra è figlio di una persona detenuta. Tuttavia, molti pediatri non sono a conoscenza di questa condizione familiare o ne sono scarsamente informati. Si stima che questa popolazione vulnerabile comprenda circa 100.000 minori. Bambini e famiglie che vivono questa realtà necessitano di attenzioni specifiche, cure dedicate e un accompagnamento mirato per contrastare le condizioni di svantaggio sociale, economico, culturale e sanitario, soprattutto durante l’età evolutiva. È importante che i pediatri siano sensibilizzati su questo tema: molti non sanno che tra i loro assistiti ci sono figli di persone detenute. Serve maggiore attenzione alla storia familiare, magari con domande più mirate durante le visite. Sarebbe utile anche avere materiali informativi negli ambulatori e linee guida specifiche per affrontare queste situazioni. In parallelo, bisognerebbe rafforzare la collaborazione tra servizi sanitari, sociali e scolastici, così da costruire una rete di supporto e, infine, continuare a raccogliere dati e monitorare questi bambini per capire meglio i loro bisogni e orientare le politiche pubbliche.
E se siete sempre stati presi dal dilemma “antibiotico sì, antibiotico no” in caso di infezioni di bambini (e adulti), vale la pena di leggere (e incollare al muro) le linee guida dell’AIFA raccontate da Melodie Aricò nel contributo “Un nuovo strumento per migliorare le pratiche di prescrizione degli antibiotici”.
Concludiamo con la bellissima recensione che Italo Spada fa del film Il ragazzo dai pantaloni rosa nel suo contributo “Il sottile veleno del bullismo”. Fate caso, in particolare, alla citazione di Antonio Gramsci.
Buona lettura dei Quaderni ACP!