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21/12/2014

Ancora troppo diffusi gli stili di vita non salutari fra persone con comorbidità

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Il miglioramento complessivo delle condizioni di salute e delle condizioni sociosanitarie, il conseguente aumento della sopravvivenza a condizioni cliniche in passato considerate fatali e il conseguente progressivo invecchiamento della popolazione fanno emergere le patologie cronico-degenerative non trasmissibili (MCNT) come una priorità sanitaria. Malattie cardiovascolari, tumori, diabete mellito, malattie respiratorie croniche, malattie muscolo-scheletriche e problemi di salute mentale sono andate progressivamente aumentando negli ultimi decenni come causa, appunto, dell’invecchiamento della popolazione e, spesso, presenti contemporaneamente nello stesso individuo, impongono anche una profonda modificazione dello scenario di cura e della presa in carico dei pazienti che ne sono affetti.

Nei fatti la comorbidità, definibile come condizione di coesistenza nello stesso soggetto di due o più patologie (indipendenti o dipendenti, secondo diverse definizioni in uso), ha un ruolo importante non solo per l’outcome di salute del soggetto stesso, ma anche per le implicazioni per la gestione, in genere più complessa e delicata, e per i costi più elevati che questa comporta. Negli ultimi anni la comorbidità è venuta acquistando importanza anche dal punto di vista della salute pubblica, perché è sempre più frequente. Per tali ragioni, per le implicazioni sullo stato di salute della popolazione e per i costi relativi, è opportuno seguire nel tempo la prevalenza della comorbidità che costituisce un tratto fondamentale del profilo di salute di un’intera popolazione.

Trattandosi di MCNT, è importante che ai fini della comprensione dell’evoluzione della comorbidità si monitorizzi anche la diffusione dei quattro principali determinanti di malattia che ne sono considerati alla base: fumo, consumo a rischio di alcol, alimentazione non corretta, sedentarietà.

Nel corso degli anni si sono sviluppati diversi sistemi di misura della comorbidità anche al fine di valutarne il “peso” complessivo sulla qualità di vita degli individui. Ai fini del presente studio, tuttavia, si è scelto di rappresentare la comorbidità principalmente in termini qualitativi, vale a dire attraverso una stima della frequenza di malattie croniche non trasmissibili con i dati che provengono dal sistema di sorveglianza PASSI per la popolazione di 18-69 anni.

Nel quinquennio 2008-2012, il 18% della popolazione adulta di 18-69 anni riferisce almeno una diagnosi di patologia cronico-degenerativa fra quelle indagate da PASSI (malattie cardiovascolari e cerebrovascolari, tumori, malattie respiratorie croniche, diabete, malattie croniche del fegato, cirrosi e insufficienza renale): l’8% degli intervistati riferisce una diagnosi di malattia cronica respiratoria (fra bronchite cronica, enfisema, insufficienza respiratoria, asma bronchiale), il 5% una diagnosi di malattia cerebro-cardiovascolari (fra infarto del miocardio, ischemia cardiaca o malattia delle coronarie o altre malattie del cuore e ictus o ischemia vascolare), il 5% dichiara di aver ricevuto una diagnosi di diabete, il 3% di tumore; meno frequentemente sono riportate diagnosi di malattia cronica del fegato o cirrosi (2%) e di insufficienza renale (1%).

Poco più del 3% degli intervistati riferisce di essere affetto contemporaneamente da due o più di queste patologie (policronici). Le patologie più frequentemente associate fra loro sono le malattie respiratorie croniche con le malattie cardio-cerebrovascolari (oltre la metà dei pazienti policronici ne sono affetti) e le malattie respiratorie e diabete (anch’esse riferibili alla metà dei pazienti policronici).

La prevalenza di policronici è relativamente bassa (1%) sotto i 50 anni di età, ma raggiunge il 8% fra i 50-69enni, è più alta fra gli uomini (4%) rispetto alle donne (3%), è più alta fra coloro che hanno un basso titolo di studio (11% fra chi ha la licenza elementare o nessun titolo di studio) ed è più alta fra i meno abbienti (7% fra coloro che dichiarano di avere molte difficoltà economiche), è inoltre più elevata fra i cittadini italiani rispetto ai cittadini stranieri (4% vs 2%). Il numero di policronici è poi mediamente più frequente fra i residenti nelle regioni meridionali, anche correggendo per le diverse distribuzioni per età (il valore più alto si registra in Calabria con il 5% , il più basso nella P.A.di Bolzano, 2%).

Uno sguardo alle altre dimensioni della salute indagate da PASSI, la salute percepita e i sintomi depressivi, rileva che rispetto alla popolazione libera da cronicità, fra i policronici, come atteso, è più alta la quota di coloro che dichiarano cattive le proprie condizioni di salute (81% vs 31%) e che soffrono di sintomi depressivi (22% vs 6%) misurati attraverso il PHQ-2, lo strumento di screening validato per la depressione maggiore adottato in PASSI.

Le persone affette da MCNT trarrebbero un rilevante giovamento per le loro condizioni di salute se abbattessero il consumo di alcool e tabacco, se adottassero un corretto regime alimentare e facessero attività fisica, anche solo moderata e compatibilmente con le loro condizioni. Tuttavia il gruppo di persone con co-morbidità mantiene un profilo di rischio, in termini di fattori comportamentali, ancora molto alto, che può compromettere e aggravare le condizioni già esistenti.

Fra le persone con co-morbidità la prevalenza di fumatori, sebbene inferiore a quanto si osserva fra coloro che non riferiscono alcuna cronicità, è ancora piuttosto alta e pari al 24% (vs il 29%), i bevitori di alcool a maggior rischio sono pari all’11% (vs. 17%), coloro che non aderiscono al five day (consumo di almeno 5 porzioni di frutta e verdura al giorno secondo le linee guida internazionali per una sana e corretta alimentazione) sono pari all’89% (vs. 90%). Fra le persone con comorbidità, la quota di persone completamente sedentarie risulta persino più alta che nella popolazione senza condizioni croniche, pari al 46% (vs. 30%): in particolare, l’inattività fisica, se da un lato può sembrare un risultato atteso fra le persone con comorbidità, dall’altro può essere considerata un indicatore di trattamento non adeguato dei sintomi, che impedisce a queste persone di svolgere anche solo una modesta attività fisica compatibile con le loro condizioni di salute.

I fattori di rischio cardiovascolari, quali ipercolesterolemia, ipertensione, sovrappeso e obesità, sono, come atteso, molto più frequenti nel gruppo dei policronici, in quanto segni clinici delle stesse patologie da cui sono affetti: il 59% riferisce una diagnosi di ipertensione (vs. 19% nella popolazione senza condizioni croniche), il 47% una diagnosi di ipercolesterolemia (vs. il 23%), il 41% risulta in sovrappeso (vs. 31%) e il 27% risulta obeso (vs. il 10%).

L’età di insorgenza e la frequenza con cui si constata la comorbidità (delle MCNT) nella popolazione italiana costituisce un buon indicatore dell’efficacia della prevenzione e della promozione della salute. Quando, infatti, le strategie di prevenzione delle MCNT dovessero mostrarsi efficaci si osserverebbe la “compressione della morbidità”, vale a dire uno spostamento in età più avanzata dell’insorgenza delle MCNT e, di conseguenza, anche della comorbidità. Il monitoraggio della comorbidità permettere di disegnare un profilo di rischio della popolazione al fine di identificare gruppi di persone in condizioni di maggiore necessità di assistenza, e quindi di utilizzare al meglio le risorse disponibili.

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