Lettere
21/11/2014

Sul registro tumori animali: tra limiti e sviluppo

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L’istituzione di un registro tumori in oncologia veterinaria è un’esigenza da tempo molto sentita da parte di molti studiosi. Al momento nel mondo sono attivi diversi registri tumori riferiti principalmente ad animali da compagnia (cane e gatto); anche in Italia ne son stati istituiti in alcune città e/o province. Questi registri sono ispirati a un modello hospital-based oppure population-based. Nel primo caso si registrano e analizzano i dati relativi a un solo ambulatorio o clinica, nel secondo i casi relativi a una popolazione data.
Non c’è dubbio che studi epidemiologici sull’incidenza di forme tumorali in animali da compagnia e d’interesse zootecnico (equidi, piccoli e grossi ruminanti) possono rappresentare uno strumento utile in oncologia comparata, tuttavia al momento esistono ancora molti limiti che in parte ne inficiano l’efficacia. In questa lettera si elencano e argomentano i fattori che influenzano l’efficacia di un registro tumori animali evidenziandone i limiti.

  1. La demografia di una popolazione animale è molte volte imprecisa. Infatti, pur esistendo leggi regionali e nazionali che obbligano l’iscrizione degli animali all’anagrafe, questo non sempre avviene. I tassi di incidenza reale di una determinata neoplasia sulla popolazione reale risultano, dunque, imprecisi.
  2. Il fenomeno del randagismo, per quanto combattuto e perseguito, al momento appare come un ulteriore elemento che inficia il dato di incidenza.
  3. Le diagnosi di tumore negli animali d’affezione non sempre sono registrate in database da cui poter ricavare dati utili. Infatti, in alcuni casi i medici veterinari si affidano a laboratori diagnostici privati in Italia o all’estero. Per quanto riguarda gli animali di interesse zootecnico, difficilmente gli allevatori e/o i medici veterinari curanti si interessano alla diagnosi e cura di lesioni tumorali. Ciò non per malpractice, ma per lo scopo stesso dell’allevamento di specie animali da reddito.
  4. Non può essere trascurata, ai fini dell’incidenza, la predisposizione di alcune razze all’insorgenza di particolari forme tumorali (per esempio, bovaro del bernese per sarcoma istiocitico) che probabilmente è da ricondurre a una matrice genetica.

Per i motivi sopraelencati appare evidente che al momento siamo ancora lontani dal poter ricavare dati precisi di incidenza neoplastica. Sarebbe necessario in un futuro prossimo eliminare i bias di cui sopra passando anche attraverso un attento processo di formazione di tutti coloro che operano in sanità veterinaria pubblica e privata. L’istituzione di un registro tumori in oncologia veterinaria è assolutamente necessaria, poiché al momento c’è un bisogno urgente di conoscere e approfondire i possibili fattori di rischio responsabili dell’insorgenza dei tumori animali, già noti per alcune neoplasie più frequenti dei carnivori domestici. Ciò è di grande importanza anche da un punto di vista comparativo, per definire modelli animali di cancerogenesi spontanea.

Leggi la risposta di Emanuele Crocetti

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