Confronto della mortalità generale tra popolazione vaccinata e non vaccinata contro COVID-19 nelle province di Milano e di Lodi
Il recente articolo di Russo et al. (Boosters and time since the last anti-COVID-19 vaccine dose: lead public health choices by real-time epidemiological assessment. Epidemiol Prev 2022;46(1-2):34-46) è particolarmente importante, poiché analizza anche la mortalità generale nella popolazione ≥18 anni (circa tre milioni di soggetti) studiando sia il gruppo di riferimento dei non vaccinati contro COVID-19 (quasi 380.000) sia quello sottoposto a booster (oltre 1,15 milioni di persone).
Ci sembra, tuttavia, che lo studio presenti alcuni aspetti che non consentono di apprezzare i buoni risultati emersi nei primi 5 mesi dopo il secondo vaccino e nei soggetti sottoposti alla terza dose (booster).
In particolare, solo la popolazione vaccinata con due dosi viene disaggregata e analizzata in dettaglio in funzione della pregressa infezione SARS-CoV-2 e della latenza della mortalità generale. Mancano, infatti, le analisi sia per latenza della mortalità dalla dose booster sia per distanza del booster dalla seconda dose, nonostante il gruppo booster sia eterogeneo e ampio (consentendo quindi indagini epidemiologiche), poiché costituito da oltre 500.000 soggetti con seconda dose effettuata da meno di 4 mesi (vedi tabella 2 dell’articolo citato). Questo gruppo ha utilizzato più di tutti la seconda dose, come emerge dai rapporti di rischio (hazard ratio, HR) per accesso in terapia intensiva per COVID-19 e per decesso per l’insieme delle patologie (vedi tabella 5 dell’articolo citato). Dopo i 6 e i 7 mesi dalla seconda dose, si raggiunge un picco di decessi nettamente superiore all’atteso, con HR statisticamente significativi compresi rispettivamente tra +47% e +277%. Solo quest’ultimo valore permette di stimare oltre 2.650 decessi in più rispetto all’atteso. Ma già con la prima vaccinazione senza pregressa COVID-19 la mortalità generale appariva aumentata (+80%).
I risultati ci hanno dunque colpito, poiché l’analisi tempo-dipendente è stata aggiustata per sesso, età, stato socioeconomico, cittadinanza, numero di comorbidità e ultima vaccinazione effettuata nell’ultimo trimestre 2021. Qui gli autori, nonostante quanto dichiarato nei metodi e nei risultati (tabella 5), motivano che l’eccesso di mortalità è attribuibile a fattori utilizzati per l’aggiustamento.
Sarebbe, infine, importante avere informazioni sull’HR calcolato sul totale dei ricoveri e dei morti in eccesso stimati nell’intero gruppo dei vaccinati sia per mortalità totale sia per quella da COVID-19.
In conclusione, risulterebbe che l’intera popolazione vaccinata (indipendentemente dal numero di dosi e dal tempo trascorso dall’ultima dose, pur mancando l’analisi del tempo trascorso dalla dose booster, risultando l’aumento della mortalità direttamente collegato all’aumento del tempo dopo l’ultima dose) faccia registrare circa 178 decessi in più rispetto al valore atteso, corrispondente a un aumento medio della mortalità complessiva pari a +2,91%.
Questo incremento nella mortalità totale, pur preliminare, merita a nostro avviso un’approfondita disamina per fini di sanità pubblica. Confidiamo quindi in possibili risposte, parte delle quali potrebbero non richiedere sofisticate analisi.
Conflitti di interesse dichiarati: nessuno.
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