Interventi
18/12/2013

Che impatto avrebbero i pacchetti di sigarette senza marca e con avvertenze grafiche in termini di riduzione, cessazione e inizio dell’abitudine al consumo di tabacco?

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Introduzione

Il consumo di tabacco rappresenta la principale causa di morte prematura e prevenibile.1 Il tabagismo è uno dei più grandi problemi di sanità pubblica a livello mondiale e il principale strumento di contrasto è la prevenzione. Secondo i dati della Commissione europea, in Europa sono circa 695.000 i decessi per fumo, oltre ai problemi di salute a esso correlati.2

In Italia, secondo l’indagine DOXA 2012, la prevalenza di fumatori nella popolazione adulta (≥15 anni) è del 20,8% (10,8 milioni di persone), nei maschi è il 24,6%, mentre nelle femmine è il 17,2%.3,4 Anche in Italia, così come negli Stati Uniti,5 si è osservata una riduzione significativa della prevalenza dei fumatori (dal 35,4% nel 1957 al 20,8% nel 2012) negli ultimi cinquant’anni.3 La sostanziale diminuzione della percentuale dei fumatori è stata descritta come uno dei dieci più grandi successi in sanità pubblica del XX secolo.6

In Italia il 76,3%dei fumatori ha iniziato a fumare tra i 15 e i 20 anni e il 94% inizia a fumare prima dei 25 anni.3 Ciò spiega un interessamento da parte della Comunità europea verso una campagna antifumo orientata in modo specifico ai giovani.

Sempre secondo l’indagine DOXA 2012, il 55,3% dei fumatori dichiara di non esser per nulla influenzato dal pacchetto (cioè da colori, scritte e grafica) nella scelta del consumo di una marca di sigarette, il 32,8% riferisce di esserne influenzato poco, il 10,4% abbastanza e l’1,5% molto.3

Nell’agosto 2012 l’Alta corte australiana ha dato il via alla legge che ha previsto dal 1 dicembre dello stesso anno l’uso di un confezionamento generico che prevede uno stesso colore, olivastro o grigio, per tutti i pacchetti e richiede che la marca sia indicata con carattere e grandezza standard (figura 2). Il nome dell’azienda produttrice compare solo stampato piccolo, in un punto e con caratteri stabiliti dalla legge. Le foto, invece, occupano il 75% della parte frontale e il 90% della parte posteriore di ogni pacchetto.

La Commissione europea ha proposto in data 19.12.2012 una revisione fondamentale della direttiva vigente dal 2001 sui prodotti del tabacco, per garantire un miglior funzionamento del mercato interno e un elevato livello di salute pubblica. La proposta mira a rendere i prodotti e il consumo di tabacco meno attraenti e pertanto a scoraggiare l’iniziazione al tabacco tra i giovani.7

Per quanto concerne l’etichettatura e il confezionamento, la proposta di revisione prevede avvertenze testuali combinate a un’immagine che occupano il 75% del fronte e del retro della confezione, integrate da informazioni sui servizi per smettere di fumare. I lati recheranno ulteriori avvertenze relative alla salute che coprono il 50%delle rispettive superfici. Sono vietati elementi promozionali. Le dimensioni della confezione di sigarette sono standardizzate per assicurare la piena visibilità delle avvertenze illustrate. Gli Stati membri dell’Unione europea rimangono liberi di prevedere l’uso del confezionamento generico (o plain packaging - PP) nella restante superficie della confezione, giustificando tale scelta.

La presente proposta di revisione mira a informare i cittadini in modo più preciso sui prodotti e a scoraggiare l’iniziazione al tabacco tra i giovani, rendendo i prodotti meno attraenti.7

Tale revisione della direttiva europea ha attirato su questo tema anche l’opinione pubblica. Infatti le più importanti testate giornalistiche italiane hanno commentato l’aspetto innovativo della proposta, talvolta evidenziandone il lato restrittivo (come il divieto di vendere pacchetti da 10, sigarette slim o aromatizzate) e la sua dubbia efficacia o sottolineando i timori dei produttori italiani di tabacco che vedono a rischio migliaia di posti di lavoro.

A livello internazionale, il progetto ITC (International Tobacco Control Policy Evaluation Project) è il primo programma di ricerca per la valutazione sistematica delle politiche chiave della Convenzione quadro dell’Organizzazione mondiale della sanità sul controllo del tabacco. Nell’ambito di questo progetto si stanno conducendo indagini longitudinali di coorte in più di 20 Paesi per valutare in diverse aree l’impatto di politiche efficaci nel controllo del tabacco e individuarne i determinanti: avvertenze sui pacchetti, prezzi e tasse sui prodotti del tabacco, pubblicità e promozione del tabacco, legislazione antifumo, formazione e supporto per la cessazione del tabagismo.8

Il fermento internazionale sul tema impone la necessità di uno studio italiano che valuti l’impatto del “look” dei pacchetti di sigarette. Nella letteratura italiana un solo studio valuta, ad oggi, l’impatto delle avvertenze grafiche e nessuno quello dei PP.9

Il presente studio si propone di valutare l’impatto dei PP e delle avvertenze grafiche in termini di riduzione, cessazione e inizio dell’abitudine al consumo di tabacco in un campione di adulti.

Materiali e metodi

Lo studio, di tipo trasversale, è stato condotto su un campione di maggiorenni tra settembre e novembre 2012. I partecipanti sono stati reclutati su base volontaria presso le sale d’attesa degli ambulatori di ortopedia e pneumologia del Policlinico Umberto I dell’Università Sapienza di Roma, durante una lezione di sanità pubblica del corso di laurea di Medicina e chirurgia, e presso il dipartimento di Igiene e sanità pubblica “Sanarelli” dell’Università Sapienza di Roma.

L’indagine è stata condotta tramite intervista faccia a faccia. Sono state raccolte informazioni sociodemografiche (età, genere, livello di istruzione, professione), informazioni sull’abitudine al fumo di tabacco (non fumatori, fumatori ed ex fumatori). È stato poi chiesto ai rispondenti un giudizio sulle avvertenze grafiche (immagini legate ai danni fisici provocati dal fumo) (figura 1) e sui tre diversi tipi di pacchetti (pacchetto di uso comune attualmente in commercio, pacchetto grigio senza marca con avvertenza testuale e pacchetto senza marca con avvertenza grafica e testuale) in termini di inizio, riduzione e cessazione dell’abitudine tabagica (figura 2).

Le variabili raccolte sono state descritte utilizzando media e deviazione standard (DS) per quelle quantitative, frequenze e percentuali per quelle qualitative.

Per consentire un’indagine robusta e in considerazione della bassa numerosità, il campione è stato suddiviso, in base all’abitudine al fumo di tabacco degli intervistati, in fumatori e non fumatori, includendo in quest’ultima classe sia chi non ha mai fumato sia gli ex fumatori.

Per valutare possibili differenze e associazioni tra il gruppo dei fumatori e non fumatori rispetto alle variabili in studio sono stati impiegati il test del chi quadro o il test Esatto di Fisher, in accordo con la numerosità campionaria.

Il livello di significatività è stato fissato a p <0,05. I dati sono stati analizzati utilizzando il software statistico Statistical Package for Social Sciences (SPSS) versione 19.0 per Windows (SPSS Inc. Chicago, Illinois, USA).

Risultati

Sono stati invitati a compilare il questionario 227 individui, di cui 202 hanno accettato e 187 hanno completato l’intervista (tasso di rispondenza: 82,4%).

Il campione è composto da 97 donne (51,9%) e 90 uomini (48,1%), con un’età media complessiva di 45,2 anni (DS: 17,1). Il 30,5%(n. 57) degli intervistati ha dichiarato di essere fumatore, mentre il 69,5% (n. 130) non fumatore, di cui il 42,2% (n. 79) mai fumatori e il 27,3% (n. 51) ex fumatori. Il 56,1% (n. 32) dei fumatori sono donne, mentre il 43,9%(n. 25) sono uomini; non vi sono differenze di genere nei gruppi fumatori-non fumatori.

Il campione è stato diviso anche per stato civile mostrando che tra i fumatori il 56,1% (n. 32) è nubile/celibe, mentre tra i non fumatori la percentuale più elevata è nei coniugati, con il 51,9% (n. 67) (tabella 1).

Mostrando le avvertenze di figura 1, il 35,8% (n. 67) degli intervistati considera l’immagine del piede in cancrena la più efficace nel comunicare i problemi dovuti al fumo, seguita dall’immagine sul tumore polmonare (n. 60; 32,1%) e da quella sulle patologie dentali e gengivali (n. 19; 10,2%).

Distinguendo tra fumatori e non fumatori, invece, l’immagine del tumore al polmone è risultata la più efficace per i fumatori (n. 22; 38,6%), a differenza dei non fumatori che considerano più efficace l’immagine sulla cancrena (n. 50, 38,5%) (figura 3).

Più della metà (n. 33; 57,9%) dei fumatori ha affermato che se sul pacchetto della loro marca preferita fossero poste avvertenze grafiche come le immagini mostrate cambierebbe marca, e il 66,7% (n. 38) di loro si sentirebbe a disagio nel mostrare un pacchetto simile. Il 69,4%(n. 34) degli ex fumatori ha affermato che un’eventuale presenza sui pacchetti di sigarette di immagini come quelle proposte gli sarebbe d’aiuto nel continuare a non fumare.

Nel confronto tra i tre tipi di pacchetto, quello senza marca e con avvertenza sia testuale sia grafica risulta essere il più efficace nel convincere a non iniziare a fumare (n. 169; 90,9%), nel motivare a smettere (n. 158; 84,9%) e nel modificare le abitudini di un fumatore (n. 149; 80,5%) (tabella 2).

Discussione e conclusioni

La presente indagine è stata effettuata su un campione poco rappresentativo della popolazione generale, in cui più del 30% degli intervistati ha dichiarato di essere fumatore. Tali dati differiscono della prevalenza di fumatori riportata in Italia, che è del 20,8%.3

Distinguendo per genere, inoltre, nel campione considerato si è riscontrata una prevalenza più bassa di fumatori negli uomini rispetto alle donne. Anche tali dati sono solo in parte congruenti con le abitudini al fumo della popolazione italiana: infatti, la prevalenza di fumatori in Italia è maggiore negli uomini (24,6% vs. 17,2%).

Tra le otto avvertenze grafiche proposte, il campione in generale indica che l’immagine del piede in cancrena è la più efficace nel comunicare i danni dovuti al fumo, seguita dall’immagine relativa al tumore del polmone, in cui viene ricordato il forte impatto eziologico del fumo di sigaretta nella processo di cancerogenesi. Tale ordine si inverte nel campione dei fumatori e ciò è probabilmente attribuibile sia al fatto che la preoccupazione di un fumatore è maggiormente concentrata sui danni a livello polmonare sia alla differenza nell’età media dei tre campioni. I fumatori, infatti, risultano il gruppo più giovane e il piede in cancrena, per quanto impressionante, è percepito come un rischio remoto, lontano nel tempo e meno associato al fumo di sigaretta rispetto al tumore al polmone.

In accordo con la letteratura internazionale sul tema,10 le avvertenze grafiche sembrano essere molto efficaci nell’influenzare il comportamento dei fumatori: anche nel nostro campione, circa i due terzi degli intervistati proverebbe disagio a mostrarle e più della metà sarebbe disposto a cambiare marca se il loro pacchetto fosse l’unico a mostrarle.

Come già riportato in letteratura, si può ipotizzare che l’uso del confezionamento generico possa aumentare l’importanza delle avvertenze e determinare un cambiamento di comportamento nei non fumatori e nei fumatori occasionali,11 anche tra gli adolescenti.12

Nel confronto tra i tre diversi tipi di pacchetto, quello generico con avvertenza testuale e grafica si è dimostrato il più efficace nei tre outcome valutati (convincere a non iniziare a fumare, motivare i fumatori a smettere e motivare i fumatori a ridurre il consumo di tabacco) e in entrambi i gruppi.

In letteratura alcuni studi evidenziano l’importanza delle avvertenze grafiche rispetto ai PP, suggerendo che la grafica e le immagini possano distrarre dalle avvertenze testuali13 e che l’immagine della marca possa interferire con il messaggio dell’avvertenza grafica.14

Uno studio recente sottolinea che l’introduzione del confezionamento generico con elementi grafici rappresenta una misura di grande importanza nello sviluppo di nuove norme e identità sociali senza tabacco, sortendo effetti importanti sia per i non fumatori esposti al rischio di iniziare, sia per i fumatori che si sentirebbero supportati qualora volessero smettere.15

La nostra indagine presenta una serie di limiti: il campione ha una numerosità non elevata ed è poco rappresentativo di tutti gli strati della popolazione italiana, considerando anche che i minorenni non hanno partecipato all’indagine. La ricerca ha utilizzato, inoltre, un questionario che raccoglie informazioni autoriferite che potrebbero presentare distorsioni soprattutto riguardo alle abitudini al fumo.

Nonostante questi aspetti, lo studio mostra in modo evidente che il confezionamento generico con elementi grafici risulta il più convincente nel non far iniziare a fumare, nel motivare a smettere e nel ridurre il consumo di tabacco a parere sia dei fumatori sia dei non fumatori.

Bibliografia

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