Interventi
16/10/2024

Associazione Italiana di Epidemiologia: com’è cambiato il profilo demografico, formativo e occupazionale dei soci e delle socie negli ultimi anni

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Negli ultimi anni, gli iscritti/e all’Associazione Italiana di Epidemiologia (AIE) sono aumentati considerevolmente e il loro profilo ha subito molte variazioni. L’obiettivo di questo lavoro è di descrivere le caratteristiche dei soci e delle socie, con una particolare attenzione agli iscritti/e in maniera continuativa. Per farlo, sono stati utilizzati i dati riportati sui moduli di iscrizione all’AIE e presenti sul nuovo sito nell’area del profilo personale (periodo 2016-2024). Le caratteristiche considerate sono state: genere, età, formazione e posizione lavorativa del socio/a, regione e tipologia dell’ente di appartenenza. Sono considerati soci continuativi quelli con almeno tre iscrizioni nel periodo considerato, di cui almeno una nell’ultimo triennio (2022-2024).
Analizzando questi dati, si è visto che, nel 2024, l’AIE conta 557 soci e socie, di cui 340 (61,0%) di sesso femminile e 182 (32,7%) con meno di 35 anni. Questo dato conferma il trend in crescita osservato a partire dal 2016, in cui gli iscritti erano poco più di 300, tenendo conto che ogni anno vi è una quota di nuovi iscritti/e pari a circa il 30%.  I soci/e che si possono considerare continuativi sono 382. Oltre il 90% di questi lavora in 8 regioni (Lazio, Piemonte, Emilia-Romagna, Lombardia, Toscana, Veneto, Puglia e Sicilia), mentre sono scarsamente o per nulla rappresentate le altre. Nel tempo, e con l’arrivo dei nuovi ingressi, l’Associazione si sta spostando verso il mondo accademico, mentre si è ridotta la quota di professionisti che lavorano presso enti che si occupano di salute pubblica. La platea dei soci/e è complessivamente altamente formata; tuttavia, mentre tra le coorti più anziane prevale la formazione medica e biologica, in quelle più giovani cresce molto la formazione statistico/matematica. Il 70% dei soci/e ha un contratto a tempo indeterminato, il 5% a tempo determinato, il 13% ha un contratto atipico. Il precariato tende a essere minore tra i laureati in medicina e tende a rimanere più alto nelle altre professioni sanitarie e nelle lauree non sanitarie.
L’AIE sta vivendo una fase di forte dinamicità e apertura, contraddistinta dall’evoluzione della platea dei soci/e, non solo in termini di numero di iscrizioni, ma anche nel loro profilo. Sarà fondamentale sostenere e promuovere i cambiamenti positivi in atto, come la maggiore rappresentatività geografica e l’ingresso di nuove leve, fenomeni facilitati anche dalle molteplici attività portate avanti dall’AIE, tra cui congressi, gruppi di lavoro, webinar, corsi di formazione e collaborazioni con altre società scientifiche. Parallelamente, potrebbe essere utile aprire una discussione sul significato e sulle conseguenze dell’aumento della provenienza dei soci dal mondo accademico e la riduzione, almeno in termini relativi, degli esponenti del mondo della sanità pubblica. Infine, occorrerà far fronte ad alcune criticità che le caratteristiche dei soci sembrano proiettare sul mondo dell’epidemiologia, almeno nell’ambito dell’Associazione, come l’ancora scarsa multidisciplinarietà e la persistenza del precariato, specialmente tra i laureati in percorsi formativi che ancora non rientrano nei profili professionali riconosciuti dal SSN.

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