Epidemiologia... e poi? Per respirare aria pulita servono più prevenzione e tanta advocacy
Dalla Seconda Conferenza Globale dell’OMS sull’Inquinamento Atmosferico e la Salute.
Cartagena, Colombia, 25-27 marzo 2025
La Conferenza di Cartagena dall’Organizzazione Mondiale della sanità è stata un evento di grande rilevanza internazionale, che ha visto la partecipazione del Vicepresidente del Parlamento europeo, Javi Lopez, di rappresentanti delle istituzioni globali, ma anche di organizzazioni non governative, società scientifiche, attivisti, operatori sanitari e associazioni di pazienti a testimonianza dell’ampio coinvolgimento della società civile.
Si è svolta in un momento particolarmente critico nelle relazioni internazionali e in un contesto di tagli alle iniziative per l’ambiente e il clima. Proprio in quelle settimane, Donald Trump aveva non solo ritirato il proprio Paese dall’Accordo di Parigi del 2015, ma ha anche interrotto i finanziamenti per lo sviluppo di energie pulite ed era in procinto di smantellare molte normative ambientali che limitano l’inquinamento atmosferico. In un periodo segnato da guerre e tensioni geopolitiche, molti considerano i temi ambientali secondari rispetto ad altre emergenze globali. Tuttavia, il messaggio principale della conferenza è stato chiaro: qualunque sia la situazione geopolitica, le nostre responsabilità in materia di salute pubblica e aria pulita restano inalterate. Un monito forte che assegna compiti impegnativi agli operatori sanitari nel mondo e agli epidemiologi.
Un’azione globale coordinata e una forte volontà politica sono essenziali per affrontare questa sfida. Solo attraverso la collaborazione tra governi, istituzioni e società civile sarà possibile ridurre l’inquinamento atmosferico e proteggere la salute pubblica a livello mondiale. Durante la conferenza, molti leader hanno preso impegni concreti, a partire dal presidente della Colombia, Gustavo Petro, che ha ribadito il ruolo guida del suo Paese in America Latina nella lotta contro l’inquinamento, grazie a politiche ambientali ambiziose, investimenti in tecnologie sostenibili, energie rinnovabili e normative più severe per ridurre le emissioni nocive. Anche il sindaco di Londra, insieme ai rappresentanti delle grandi città del mondo aderenti al C40, ha riaffermato l’importanza dell’azione locale nella battaglia contro l’inquinamento.1,2 L’impegno è stato sostenuto da operatori sanitari, pazienti, attivisti e rappresentanti di organizzazioni della società civile rappresentanti quasi 50 milioni di persone in tutto il mondo in un appello per un’azione urgente contro l’inquinamento atmosferico.3 Un resoconto dettagliato della Conferenza è stato redatto dal collega Giovanni Viegi.4
L’obiettivo finale dell’OMS per il 2040 è di ridurre del 50% la mortalità attribuibile all’inquinamento, che oggi causa 8,1 milioni di decessi prematuri all’anno (di cui: 4,3 milioni il particolato outdoor; 3,1 milioni l’inquinamento indoor), secondo i dati del Global Burden of Disease. L’inquinamento atmosferico rappresenta il secondo principale fattore di rischio per la mortalità prematura nel 2021, superato solo dall’ipertensione. Il carico maggiore della malattia ricade su Asia e Africa. In altre parole, così come da anni sui pacchetti di sigarette leggiamo “Il fumo uccide”, la stessa avvertenza dovrebbe comparire su qualsiasi fonte di emissione inquinante, come auto diesel, industrie con emissioni non controllate e vecchie stufe a legna.
La conferenza ha anche dimostrato che non esistono giustificazioni economiche per non ridurre l’inquinamento, poiché è possibile migliorare la qualità dell’aria senza compromettere lo sviluppo economico. Al contrario, investire in politiche ambientali sostenibili può portare benefici a lungo termine, stimolando l’innovazione, creando nuovi posti di lavoro nel settore delle energie rinnovabili e riducendo i costi sanitari legati alle malattie da inquinamento. Un esempio chiave è la Cina, che ha ridotto significativamente l’inquinamento senza compromettere la crescita economica, registrando anzi un aumento del PIL. Il modello cinese dimostra al mondo che gli investimenti green possono essere un volano per l’economia. Ha fatto molto riflettere la diapositiva del rappresentante della Cina che mostrava il PIL del proprio Paese in aumento al decrescere dell’inquinamento.
Questa lezione dovrebbe essere recepita dagli Stati europei, che, nonostante l’approvazione del Green Deal, oggi esitano sulle scelte operative. In Germania, recentemente, 379 autorità scientifiche e oltre 13.000 scienziati hanno esortato il nuovo governo federale5 a mantenere un percorso chiaro verso la transizione ecologica, ribadendo che né la fissione né la fusione nucleare potranno offrire un contributo rilevante al raggiungimento degli obiettivi climatici. La vera svolta dipenderà da energie rinnovabili, tecnologie di accumulo, reti intelligenti, pompe di calore e sistemi elettrici a batteria. Inoltre, gli esperti hanno avvertito che un rallentamento della protezione climatica potrebbe danneggiare la competitività economica della Germania, perché le imprese necessitano di stabilità normativa per investire in modelli di business innovativi, lontani dai combustibili fossili.
Anche le regioni italiane della Pianura Padana dovrebbero prendere esempio da questi modelli. La sfida climatica è globale e non si può rispondere con dichiarazioni di resa, come quella contenuta nel Piano qualità dell’aria della Regione Lombardia, ora in discussione, che sostiene che gli obiettivi della nuova direttiva sulla qualità dell’aria per il 2030 siano irraggiungibili perché ridurre l’inquinamento comprometterebbe l’economia. Forse, invece, è proprio il modello economico che va ripensato insieme a investimenti strutturali. È proprio la nuova visione che manca e andrebbe stimolata. Ne esistono esempi in vari Paesi: si pensi solo cosa ha fatto la Svizzera per il passaggio modale dal trasporto merci su strada a quello su rotaia. Si tratta di una necessità per rispondere adeguatamente alla crisi climatica e per garantire un sistema di trasporto efficiente dal punto di vista sociale e ambientale.6
In ogni caso, i primi risultati della Conferenza si sono visti poche settimane dopo (26 maggio 2025), con l’approvazione da parte 78a Assemblea Mondiale della Sanità (World Health Assembly, WHA) della road map per una risposta globale agli effetti negativi dell’inquinamento atmosferico sulla salute, riaffermando l’impegno dei Paesi membri a proteggere le popolazioni dal più grande rischio ambientale per la salute del mondo.7 Il piano include un obiettivo volontario per dimezzare le morti premature causate dall’inquinamento atmosferico di origine antropica entro il 2040. La decisione aggiorna la strategia del 2016 approvata nell’ambito della WHA69/18 e si basa sulla storica risoluzione WHA68.8 adottata nel 2015. La road map è organizzata in quattro categorie:
1. conoscenze ed evidenze: costruire, sintetizzare e diffondere le evidenze e le conoscenze relative all’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute, all’efficacia delle politiche per ridurlo e agli interventi per affrontare l’inquinamento atmosferico e le sue fonti;
2. misurare i progressi: potenziare i sistemi, le strutture e i processi necessari a sostenere il monitoraggio e la rendicontazione degli impatti sulla salute associati all’inquinamento atmosferico e alle sue sorgenti e soddisfare i requisiti della risoluzione, contribuendo al contempo a monitorare i progressi verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile;
3. rafforzare le capacità istituzionali: costruire la capacità del settore sanitario di comprendere, analizzare e influenzare le politiche e i processi decisionali relativi all’inquinamento atmosferico e alla salute;
4. leadership e coordinamento a livello globale: far leva sulla leadership del settore sanitario e sull’azione coordinata per consentire una risposta appropriata e adeguata ai rischi per la salute pubblica.
La riflessione finale che ne deriva è relativa al nostro ruolo di epidemiologi. Non ci possiamo fermare a descrivere gli effetti sulla salute: come operatori sanitari, come associazione scientifica e come rivista abbiamo un ruolo fondamentale nell’advocacy. Abbiamo bisogno di meglio riconoscere tale funzione, meglio organizzarla al nostro interno e darci una voce più chiara e forte. Credo che dobbiamo considerare più in profondità questi aspetti per un impegno costante che renda l’epidemiologia molto più vicina alla prevenzione.
Conflitti di interesse dichiarati: nessuno.
Bibliografia e note
- C40Cities. Statement by C40 Co-chairs Mayor fo London and Mayor of Freetown at the WHO Conference on Air Quality in Cartagena, Colombia. 28.03.2025. Disponibile all’indirizzo: https://www.c40.org/news/statement-who-conference-colombia/
- Per consultare la lista degli impegni: https://www.who.int/news/item/28-03-2025-second-who-global-conference-on-air-pollution-and-health-concludes-with-powerful-commitments-to-protect-public-health
- World Health Organizazion. Nearly 50 million people sign up call for clean air action for better health. WHO, 17.03.2025. Disponibile all’indirizzo. https://www.who.int/news/item/17-03-2025-nearly-50-million-people-sign-up-call-for-clean-air-action-for-better-health
- Viegi G. Summary of WHO 2nd Global Conference on Air pollution and Heath. 25-27.03.2025. Disponibile all’indirizzo: https://www.sipirs.it/wp-content/uploads/2025/05/Report-on-WHO-Conference-Air-pollution-and-Health-2025-by-Giovanni-Viegi.pdf
- Universitat Bayreuth. Un appello delle scienziate e degli scienziati delle scienziate tedeschi ai politici. Disponibile all’indirizzo: https://www.bayceer.uni-bayreuth.de/s4f/de/top/o2/stat.php
- Ducrot V. The Swiss experience to support modal shift. 09.11.2021. Disponibile all’indirizzo: https://www.cer.be/cer-essay-series/the-swiss-experience-to-support-modal-shift
- Renshaw N. World Health Assembly approves roadmap to halve deaths from air pollution. Clean Air Fund, 28.05.2025. Disponibile all’indirizzo: https://www.cleanairfund.org/news-item/wha-approves-roadmap/