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26/08/2025

L'affaire NITAG: dibattiamone serenamente

Da un po’ di giorni sui media si sta parlando molto, forse anche troppo, delle vicende del NITAG, cioè della Commissione Ministeriale che dovrebbe supportare le politiche vaccinali.

La questione che ha creato molte critiche è stata la nomina tra i commissari di due medici conosciuti per le loro posizioni no-vax, e il successivo ripensamento del Ministro Schillaci che ha sciolto la Commissione.

Non è buona cosa che ormai, in relazione al che fare in caso di pandemia, ci sia quasi esclusivamente uno scontro politico con le posizioni dei novax e non un esame sereno delle decisioni da assumere. Ritengo che occorra darci tutti da fare per trasformare questo scontro in un dibattito seriamente scientifico, altrimenti si rischia che siano prese delle decisioni solo sulla base degli schieramenti e non della loro efficacia e della loro appropriatezza.

Le vaccinazioni non sono il solo argomento su cui ci sono, in medicina, dei pareri differenti, ma i conflitti sorgono soprattutto quando i provvedimenti toccano le libertà. La contrapposizione tra protezione sociale e libertà individuale è ciò che infiamma il conflitto.

Il liberalismo classico del XVII secolo negava che l’interesse collettivo potesse condizionare la libertà individuale, ed invece forme, talvolta esasperate, di collettivismo ottocentesco ritenevano che la società potesse imporsi senza limiti sugli individui. Senza arrivare agli estremi, ci troviamo quotidiani ci sono, per esempio:

  • è giusto che oggi una persona contagiosa possa impunemente inserirsi nel contesto sociale?
  • è giusto vietare lo spinello e non l’alcool?
  • è giusto prevedere i TSO, cioè i trattamenti sanitari obbligatori?
  • è giusto sottoporre a controlli e autorizzazioni l'esercizio di certe professioni?
  • eccetera

Per decidere su tante questioni credo servano delle solide conoscenze scientifiche e poi una valutazione politica dell’equilibrio tra interessi individuali ed interessi collettivi, esplicitando i valori di riferimento. Ritengo che chi ha paura del dissenso sia solo perché è debole nel dimostrare la validità delle proprie convinzioni.

Per questo penso che il criterio per essere inserito in una commissione debba essere innanzitutto la preparazione scientifica e poi anche la disponibilità al confronto: queste due qualità sono ahimè spesso le carenze di molti no-vax, ma chiediamoci anche se le hanno tutti gli altri nominati e da nominare, per il resto le disparità di opinioni talvolta sono persino un arricchimento necessario.

Credo che per far parte di una commissione consultiva queste siano condizioni indispensabili! Parliamo di questo qui nel blog, e non dello scontro politico, e apriamo un dibattito sui criteri necessari per scegliere i membri di una commissione consultiva che deve supportare il Ministro nel prendere decisioni di sanità pubblica. 

E parliamo inquadrando anche il tema generale che supera la querelle del momento, e cioè il rapporto tra politica e scienza, ricordando magari l’assurda decisione politica del ministro della sanità USA, Robert Kennedy junior, che ha praticamente bloccato tutti gli studi sull'mRNA.

Il dibattito che vogliamo qui aprire è il dibattito sul rapporto tra politica e scienza che per noi diventa dibattito sul rapporto tra decisioni politiche di sanità pubblica e conoscenze scientifiche epidemiologiche.

La mia posizione è che la priorità l'abbia sempre la politica, ma nella totale considerazione delle conoscenze scientifiche. Né a livello individuale né a livello collettivo la salute sta sempre al primo posto, né si evita sempre qualsiasi cosa che non abbia rischio zero. Per esempio, a livello individuale si fuma, ci si ubriaca, si fanno scalate pericolose, si va in moto ecc. ecc.; a livello pubblico si fanno le guerre, si usano i veicoli comunque inquinanti, si inquina con il riscaldamento, ecc. ecc.

Quindi le scelte in fondo le fa sempre e solo la politica, ma la politica deve prendere decisioni conoscendo esattamente tutto ciò che la scienza sa, e valutando se sia meglio accettare o rifiutare i rischi. Dire che i vaccini sono innocui non è vero, come non è vero per qualsiasi farmaco. Conoscere più che si può i rischi e i vantaggi permette di fare delle scelte, che poi queste siano delle scelte giuste o sbagliate dipende dalla rilevanza politica che nel momento si dà ai vantaggi ed agli svantaggi, quindi, i valori di riferimento sono determinanti nelle scelte.

Da ciò deriva che diventa importante far sì che nella cultura generale il valore della salute assuma un’alta rilevanza in modo che solo in casi estremi possa esser scelto qualcosa che la danneggia. Tra danni di salute diversi (malattia ed effetti nocivi di cure o prevenzione) la scelta deve però rispettare soprattutto l’equità, e non che per il vantaggio di molti si svantaggino i pochi.

Su questo tema credo che sia quindi utile portare il dibattito su questo blog di E&P evitando però di discutere dei massimi sistemi filosofici, ma cercando di rifarsi alle situazioni concrete di questi nostri giorni. Il dibattito è aperto e spero che in molti vogliano mandare un intervento.

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