Attualità
11/07/2024

WORKLIMATE: uno strumento per proteggere lavoratori e lavoratrici dagli effetti del cambiamento climatico

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Il caldo eccessivo fa male

Nella comunità scientifica, l’evidenza dell’impatto del cambiamento climatico sulla salute in termini di morbidità e mortalità è largamente disponibile e il ruolo decisivo dell’azione antropica ampiamente condiviso. Il Copernicus Climate Change Service, realizzato dal centro europeo per le previsioni meteorologiche, ha documentato che nel 2023 la temperatura media in Europa nel periodo estivo (giugno-agosto) ha raggiunto i 19,63°C, con un aumento di 0,83°C rispetto alla media degli anni precedenti.1 Il 2023 si è rivelato estremamente caldo anche per l’Italia, con un incremento della temperatura di 1,12°C rispetto alla media del trentennio 1991-2020.2

Aumentano i rischi nei luoghi di lavoro

In questo quadro, risulta necessario porre particolare attenzione all’impatto dell’esposizione a temperature elevate sulla salute e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Numerosi studi epidemiologici hanno mostrato che lavorare in condizioni di esposizione eccessiva al caldo non solo espone i lavoratori a rischi diretti per la salute, ma aumenta anche la probabilità di infortunio in ragione di condizioni fisiche e cognitive compromesse e della conseguente minore capacità di affrontare eventi inattesi. La combinazione di fattori come la sudorazione delle mani, l’elevata temperatura delle superfici e condizioni di visibilità deteriorate possono favorire scivolamenti, cadute, collisioni. L’affaticamento e la disidratazione possono compromettere sia la stabilità posturale sia la concentrazione. La connessione fra cambiamento climatico e rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori non si limita al solo incremento delle probabilità di infortunio sul lavoro associabile a eventi estremi (ondate di caldo, nubifragi, tornado), ma può determinare altri esiti di salute, associati, per esempio, all’incremento dell’esposizione alle radiazioni solari, all’interazione fra esposizione a inquinanti, a cancerogeni occupazionali e ad allergeni biologici.

Più infortuni

La ricerca epidemiologica ha prodotto recentemente evidenze solidissime in molti Paesi soprattutto nella stima degli infortuni sul lavoro correlati al caldo. Attraverso l’approccio di serie temporali, che utilizza modelli statistici non lineari a lag distribuiti, sono state condotte analisi epidemiologiche di stima del rischio di infortunio dovuto all’esposizione occupazionale a temperature estreme in Canada, Australia, Stati Uniti, Cina, Italia, Spagna e in Paesi di cultura araba. Le metanalisi che hanno sintetizzato questi risultati, confermando una coerenza di fondo nelle stime, mostrano un rischio accresciuto di infortunio per esposizione a temperature elevate, in particolare per i lavoratori di alcuni settori industriali (edilizia, agricoltura, delivering e trasporti), per i lavoratori più giovani e nelle aziende di piccole dimensioni

Misure di adattamento e sistemi di allerta

Una riflessione essenziale riguarda le misure di prevenzione e di contrasto che è possibile adottare nei luoghi di lavoro per ridurre gli effetti dell’esposizione ad alte temperature. Gli studi di settore e gli operatori della prevenzione concordano che si tratti di misure di adattamento, che coinvolgono interventi sia strutturali (la predisposizione di zone ombreggiate nei luoghi di lavoro e la disponibilità di acqua potabile, soprattutto per i lavori agricoli e delle costruzioni) sia organizzativi (la rotazione dei lavoratori esposti che favorisca acclimatamento e sopportabilità e la gestione delle pause e dei turni nei segmenti spaziali e temporali di rischio più intenso). 
Come si vede, il tema della consapevolezza e della possibilità di disporre di strumenti per la previsione della distribuzione del rischio è una questione di fondamentale importanza.
Tenuto conto che sistemi di previsione e allerta sono uno strumento essenziale per la prevenzione degli effetti del caldo sulla salute3 e che in Italia è attivo un sistema nazionale rivolto alla popolazione generale,4 si è ritenuto di rilevanza primaria disporre di analoghi strumenti di previsione e allerta delle condizioni di maggiore rischio per la salute dei lavoratori. 

Il sistema di previsione Worklimate

A partire dal giugno 2020 è stato quindi avviato il progetto di ricerca Worklimate,5 che ha prodotto e reso disponibile un sistema operativo previsionale del rischio caldo valido per diversi scenari espositivi6 in vari contesti occupazionali; le previsioni utilizzano l’indicatore Wet Bulb Globe Temperature (WBGT) che, nella versione elaborata nell’ambito del nuovo progetto Worklimate 2.0, usa un modello meteorologico deterministico (MOLOCH) con una risoluzione spaziale elevata (circa 2 km) e un intervallo temporale orario di previsione con un orizzonte di 72 ore. Le previsioni del rischio di esposizione al caldo sono personalizzate su soggetti sani, considerando un profilo di lavoratore standard (alto 175 cm, peso 75 kg), che svolge attività fisica moderata o intensa, esposto direttamente ai raggi solari o che lavora all’ombra, e sono disponibili per diversi momenti della giornata (ore 8:00; 12:00; 16:00 e 20:00). 
Il sistema consente, inoltre, una ricerca specifica per località con previsioni a tre giorni.7

Provvedimenti di tutela dei lavoratori

La disponibilità di queste mappe di rischio ha innescato una serie di reazioni in ambito delle politiche di prevenzione e rappresenta un paradigma di riflessione stimolante. Durante il periodo estivo, nelle estati 2021, 2022 e 2023, in numerose regioni sono stati emanati provvedimenti di tutela dei lavoratori che hanno fatto esplicito riferimento ai risultati di ricerca e alle mappe di previsione del rischio caldo prodotte nell’ambito del progetto Worklimate. In particolare, nell’estate 2023 le autorità regionali di Puglia, Calabria, Basilicata e Campania hanno deliberato l’interdizione delle attività lavorative dalle ore 12:30 alle ore 16:00 in agricoltura, edilizia e altri contesti occupazionali nelle zone in cui era previsto un livello di rischio alto sulla base della piattaforma previsionale Worklimate, interessando complessivamente oltre 9 milioni di lavoratori. L’Ispettorato Nazionale del Lavoro e il Coordinamento tecnico delle Regioni per la salute e la sicurezza del lavoro hanno indicato i risultati del progetto come un riferimento essenziale nella pianificazione degli interventi di contrasto e adattamento al rischio di esposizione occupazionale al caldo. Nel luglio 2023, il Decreto Legge n. 98/2023 ha reso più agevole il ricorso alla cassa integrazione ordinaria nel caso di emergenza climatica per i lavoratori dell’edilizia e dell’agricoltura e ha previsto che i Ministeri del Lavoro e delle Politiche Sociali e della Salute favoriscano la sottoscrizione di intese tra organizzazioni datoriali e sindacali per l’adozione di linee guida e procedure concordate di riduzione degli effetti del cambiamento climatico sulla salute e sicurezza dei lavoratori. Il sistema di allerta è stato completato con la realizzazione di una web app, utilizzabile dalle figure preposte alla salute e sicurezza aziendali, in grado di fornire una personalizzazione completa del rischio caldo per località, calibrata sulle caratteristiche dei lavoratori, per vari scenari espositivi. Questo strumento permette anche la previsione della potenziale perdita di produttività lavorativa oraria legata al caldo per ciascuno dei profili occupazionali creati. È auspicabile che l’insieme di queste misure e la loro sistematizzazione in un quadro coordinato e coerente di politiche regionali e nazionali possa contribuire alla considerazione dell’esposizione a temperature ambientali estreme come uno degli elementi essenziali nei processi di valutazione del rischio per i lavoratori, promuovendo le politiche di prevenzione.

Aumentare la consapevolezza

È noto che può sussistere uno scarto significativo fra percezione e reale entità dei rischi per la salute e, in ambito occupazionale, è stata spesso osservata una consapevolezza distorta e generalmente inadeguata. La percezione del rischio è determinata da fattori individuali, quali l’età anagrafica, il genere, le emozioni, la cultura sociale od organizzativa di appartenenza, può essere influenzata dall’esperienza collettiva dei lavoratori e dall’esperienza individuale del singolo, dal livello di conoscenza e dal contesto culturale e sociale, nonché dalle caratteristiche dell’esposizione. Conoscere il livello di percezione dei rischi da parte dei lavoratori, soprattutto per un tema emergente come il cambiamento climatico e l’innalzamento delle temperature, è essenziale. Nell’ambito del progetto Worklimate, sul tema delicato della percezione del rischio dei lavoratori è stata condotta un’indagine costruita prendendo in considerazione la letteratura principale sull’argomento. L’indagine “Caldo e Lavoro”, dopo un primo studio pilota di validazione nel 2020, è stata somministrata nel corso degli anni 2021-2022 tramite un questionario online diffuso attraverso numerosi canali multimediali. I risultati mettono in luce un grado di percezione dei rischi per la salute occupazionale del cambiamento climatico e delle temperature estreme inadeguato e insufficiente. La necessità di aumentare la conoscenza e la consapevolezza, in particolare del rischio caldo, nel contesto lavorativo italiano nei lavoratori, nei datori di lavoro e negli operatori della prevenzione è una priorità di sanità pubblica. 
Coerentemente con il riconoscimento della centralità della corretta percezione del rischio, è necessario intensificare le azioni di informazione e formazione dei lavoratori sui rischi per la salute connessi al cambiamento climatico. Nell’ambito del progetto Worklimate, sono state rese disponibili le linee guida per la gestione del rischio caldo nei contesti occupazionali con raccomandazioni mirate e operative per intervenire in maniera efficace8 e, nell’ambito del progetto Worklimate 2.0, è in corso di realizzazione un serious game sulla gestione del rischio caldo per rendere più incisiva l’azione di sensibilizzazione/formazione sul tema con strumenti innovativi. 

I casi studio

Gli interventi in azienda sono centrati sulle attività di formazione, ma allo stesso tempo sono stati condotti casi studio che hanno previsto il monitoraggio microclimatico e fisiologico. Nella sezione delle attività progettuali sono state coinvolte oltre 25 aziende: 9 del settore agricolo vitivinicolo, 3 del settore agricolo zootecnico, 5 del settore edile, 3 del settore ambientale (raccolta rifiuti e multiutility), 2 del settore trasporti, 1 del settore industria-produzione laterizi, 1 del settore industria-produzione generi alimentari e 1 del settore logistica. 
Recentemente, il gruppo di ricerca del Global Burden of Diseases ha stimato complessivamente oltre 300.000 decessi fra i lavoratori per esposizione al caldo estremo nel 2019 e un Disability Adjusted Life Years (DALYs) pari a 11,7 milioni.9 La perdita di produttività dovuta alle temperature elevate durante gli orari di lavoro è molto consistente e l’International Labour Office (ILO) ha stimato in oltre 280 miliardi di dollari il suo impatto dal 2030.10 Nel nostro Paese esistono ormai numerosi esercizi epidemiologi e metanalisi che mostrano la rilevanza dell’impatto dell’esposizione alle temperature estreme sulla salute e la sicurezza dei lavoratori e il tema è al centro dell’agenda delle principali agenzie attive sui temi della salute e della sicurezza del lavoro. È stato discusso a più riprese che, accelerando le azioni di adattamento ai cambiamenti climatici, è possibile determinare benefici importanti e immediati per la salute della popolazione. È necessario riflettere su come tale paradigma sia del tutto estendibile al tema della salute e sicurezza del lavoro. Le misure di contrasto all’esposizione occupazionale alle temperature estreme possono determinare allo stesso tempo un beneficio in termini di riduzione del rischio di infortunio sul lavoro e un co-beneficio in termini di competitività, produttività e benessere aziendale.

Conflitti di interesse dichiarati: nessuno.

Tutti i materiali informativi e divulgativi del Progetto Worklimate 2.0 Clima Lavoro Prevenzione sono disponibili sul sito www.worklimate.it. Tra gli altri, il cortometraggio Il Vecchio e il muro, firmato dal regista Antonio Palumbo, che racconta una storia di esposizione lavorativa alle alte temperature, promosso da Inail Puglia, in collaborazione con Cisl e LILT Bari.

Bibliografia e note

  1. European Commission. The Copernicus Programme. Disponibile all’indirizzo: https://climate.copernicus.eu
  2. Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima, Consiglio Nazionale delle Ricerche. Sito istituzionale disponibile all’indirizzo: https://www.isac.cnr.it/
  3. Climate ADAPT – Sharing Adaptation Knowledge for a Climate-Resilient Europe. Disponibile all’indirizzo: https://climate-adapt.eea.europa.eu/
  4. Ministero della Salute. Ondate di calore. Disponibile all’indirizzo: https://www.salute.gov.it/portale/caldo/homeCaldo.jsp
  5. Progetto “Worklimate 2.0 – Clima lavoro prevenzione” coordinato da Inail e Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto per la Bioeconomia (IBE), in collaborazione con l’Azienda Usl Toscana Centro, l’Azienda Usl Toscana Sud Est, il Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio (DEPLazio), il Consorzio LaMMA e il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari dell’Università di Bologna. Disponibile all’indirizzo: www.worklimate.it
  6. Prototipo di piattaforma previsionale di allerta per un primo screening dei rischi legati allo stress da caldo per i lavoratori. Disponibile all’indirizzo: https://www.worklimate.it/scelta-mappa/
  7. Progetto Worklimate 2.0. Prototipo di piattaforma previsionale di allerta per un primo screening dei rischi legati allo stress da caldo per i lavoratori. Disponibile all’indirizzo: https://www.worklimate.it/scelta-mappa/
  8. Gestione del rischio caldo, online le linee guida dell’Inail. Comunicazione Inail dell’11.07.2022. Disponibile all’indirizzo: https://www.inail.it/cs/internet/comunicazione/news-ed-eventi/news/news-pubbl-guida-gestione-caldo-2022.html
  9. Zhao Q, Guo Y, Ye T et al. Global, regional, and national burden of mortality associated with non-optimal ambient temperatures from 2000 to 2019: a three-stage modelling study. Lancet Planet Health 2021;5(7):e415-25. doi: 10.1016/S2542-5196(21)00081-4
  10. Kjellstrom T, Butler AJ, Lucas RM, Bonita R. Public health impact of global heating due to climate change: potential effects on chronic non-communicable diseases. Int J Public Health 2010;55(2):97-103.
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