Attualità
18/01/2024

I predatori della scienza pubblicata: breve sintesi sui predatory journals

Correva l’anno 2003 e sul numero di dicembre della rivista BMJ veniva proposta una versione rivisitata del gioco dell’oca con cui impegnare i lunghi pomeriggi delle festività natalizie: una gara a ostacoli a colpi di punti di Impact Factor per arrivare a conquistare l’agognata peer-review delle proprie pubblicazioni.1 Nei primi mesi del 2023 Clarivate ha annunciato di aver estromesso dall’indicizzazione in Web of Science (con conseguenti ricadute sul piano bibliometrico) oltre una cinquantina di riviste, giudicate non rispettare i parametri di qualità previsti per l’inclusione in banca dati.2 L’elenco dei depennati da WoS e dall’Impact Factor ha incluso anche la mega-rivista IJERPH – International Journal of Environmental Research and Public Health, colpita dall’esclusione verosimilmente a causa dell’altissimo numero di special issues pubblicati ogni anno e dei dubbi sul rigore del processo di peer review dei lavori in essi contenuti.3

I vent’anni segnati da questi due eventi hanno visto la trasformazione digitale dell’editoria scientifica, l’affermarsi del movimento Open Access e lo sviluppo di nuove tipologie di prodotti e modelli di business editoriali in risposta a – e spesso motore di – un numero via via in espansione di pubblicazioni.4-6 Tale numero si è ulteriormente amplificato nel settore biomedico durante la pandemia di COVID-19.7 Tra i fenomeni scaturiti da questo scenario vi è quello della cosiddetta “editoria predatoria”, problematica che tocca diversi canali della comunicazione scientifica (riviste, libri, conferenze) e divenuta oggetto di intenso dibattito nell’ultimo decennio. Oltre a spingere a evidenziare i pro e i contro di modelli di pubblicazione quali le mega-riviste,8 l’operazione di “epurazione” intrapresa da Clarivate ha richiamato alla memoria collettiva alcune recenti discussioni legate proprio al tema “predatory publishing”.9,10 Sembra, pertanto, opportuno tracciare qui una breve sintesi di questo fenomeno, limitandosi al solo aspetto dei predatory journals, dato il contesto su cui tale sintesi è destinata a essere ospitata. Con un pizzico di deformazione professionale bibliotecaria, il tutto sarà accompagnato dal suggerimento di qualche strumento e, soprattutto, da alcuni consigli di lettura (evidenziati in grassetto) per conoscere e gestire il problema.

Predatory journals: di cosa parliamo?

L’espressione predatory publishers/journals è stata coniata da Jeffrey Beall, bibliotecario presso la University of Colorado Denver, autore di una controversa lista di riviste ed editori da lui identificati come dediti a pratiche fraudolente e prive di trasparenza/qualità, fondate sul meccanismo author-pays tipico dell’accesso aperto.11 Ispirato da un atteggiamento molto critico nei confronti di quest’ultimo movimento,12 Beall ha concentrato le sue analisi solo su riviste ed editori Open Access, inclusi nell’elenco dei predatories sulla base di una serie di criteri da lui stabiliti.13 La lista, pubblicata dal 2010 sul blog personale Scholarly Open Access, è stata chiusa da Beall stesso insieme al blog nel 2017 a seguito del clamore, delle critiche14,15 e delle minacce legali sollevate da parte di alcuni editori inclusi nell’elenco. Al bibliotecario della University of Colorado Denver va senz’altro il merito di aver sollevato per primo l’attenzione sull’esistenza di un’editoria fraudolenta mascherata dietro pseudo-canoni di comunicazione scientifica. Di contro, associando indissolubilmente il concetto di predatory con quello di accesso aperto, ha sfortunatamente contribuito a segnare con un forte imprinting tutta la trattazione successiva del fenomeno “editoria predatoria”, che si è prevalentemente concentrata sulla difesa del modello Open Access16 a scapito di analisi di più ampio respiro sul problema. I primi due consigli di lettura riguardano una scoping review del 2018,17 che estrae dalla letteratura un corpus di ben 109 caratteristiche atte a descrivere un predatory journal, seguita a ruota dal commento pubblicato su Nature nel 201918 per presentare il lavoro della consensus conference tenutasi a Ottawa nell’aprile di quell’anno con lo scopo di ricondurre una simile variabilità a una definizione comune. Recita dunque tale definizione:

«Le riviste e gli editori predatori sono entità che antepongono l’interesse personale [generalmente economico] al sapere e sono caratterizzati da informazioni false o fuorvianti, devianza dalle migliori pratiche editoriali e di pubblicazione, mancanza di trasparenza e/o utilizzo di pratiche sollecitatorie aggressive e indiscriminate».18

Dai criteri di identificazione, così ridotti a 5, la consensus conference lascia deliberatamente fuori la scarsa qualità della peer review, pur riconoscendo anche questo tra i tratti spesso evidenti dei predatory journals. Il motivo dell’omissione risiede nell’impossibilità di valutarne l’adeguatezza se non basandosi esclusivamente su elementi soggettivi, data la diffusa carenza di trasparenza dei processi di revisione tra pari. Le 5 caratteristiche incluse nella definizione sono, invece, tutte passibili di riscontro oggettivo tramite elementi quali, per esempio, la presenza di informazioni false sul sito della rivista sulla composizione dell’editorial board o riguardo agli indici di impatto, l’assenza di licenze Creative Commons applicate agli articoli, la carenza di informazioni riguardo ai costi di pubblicazione o ancora l’invio indiscriminato di mail volte a sollecitare in maniera più o meno appropriata un contributo autoriale.18 

Chi pubblica su queste riviste?

Da una recente revisione sistematica19 – terzo consiglio di lettura – emerge come la pubblicazione su riviste predatorie sia una pratica diffusa in tutte le aree disciplinari e in aree geografiche non solo limitate ai Paesi in via di sviluppo. Coinvolge, inoltre, autori di ogni livello di esperienza (non solo alle prime armi). Costoro utilizzano i predatory journals non soltanto per scarsa conoscenza e incapacità di riconoscere il fenomeno, ma anche in maniera consapevole, spinti perlopiù dalla pressione ad accumulare pubblicazioni e indici bibliometrici. Quest’ultimo atteggiamento è confermato anche nell’indagine condotta sul territorio italiano da Bagues et al. nel 2019.20 Trovano, così, riscontro le critiche rivolte all’epiteto “predatory”, mantenuto solo per convenzione18 ma incapace di catturare il fatto che non tutti sono effettivamente vittime innocenti di tali pratiche editoriali.21

Quali cause alimentano il fenomeno?

I predatory journals sfruttano spesso il modello “author-pays” dell’Open Access, ma non sono un problema esclusivo dell’accesso aperto né, tantomeno, un suo inevitabile prodotto. Il meccanismo delle APC (Article Processing Charges) sostenute dall’autore non è il reale vulnus della pubblicazione di lavori sprovvisti di adeguati canoni di qualità da parte di editori spregiudicati. È altrettanto incontrovertibile che l’editoria Open Access sia stata ingiustamente assimilata tout court al predatory publishing16 e che alcuni parametri utilizzati per identificare i predatory journals (compresa la stessa definizione stilata dalla consensus conference del 2019) calzino a pennello anche su grandi colossi editoriali che pubblicano riviste “tradizionali”.22-24 A fare da motore al fenomeno “predatorio” sono, piuttosto, la progressiva e negli anni sempre più marcata commercializzazione dell’editoria scientifica,25 cui si affianca la pressione del modello “publish or perish” e dei meccanismi di valutazione bibliometrico-quantitativa su chi fa ricerca.26

Strumenti per sopravvivere ai predatory journals

Contrariamente alle aspettative e ai desiderata, nella vita di chi tutti i giorni fa ricerca riconoscere una rivista predatoria non implica, purtroppo, un approccio semplice. Il salvagente non sono, infatti, le liste, siano esse blacklists come quella di Beall e le iniziative che ad essa sono seguite (per esempio il database a pagamento proposto da Cabells27 o gli elenchi disponibili sul sito gestito anonimamente Predatory Reports28) oppure le whitelists quali DOAJ,29 il repertorio delle riviste ad accesso aperto con standard di qualità. Questo tipo di strumenti offre una semplificazione manichea che mal si adatta a fare da lente interpretativa di un contesto spesso caratterizzato – più che dal contrasto tra bianco e nero – da tutte le sfumature del grigio.30 Altri limiti riconosciuti di tali strumenti risiedono nella trasparenza dei criteri di selezione su cui essi si fondano e nell’assenza di bias all’interno del processo di loro adozione, nell’inevitabile inclusione di falsi postivi/negativi, nonché nella necessità di essere costantemente aggiornati (pur senza poter mai garantire una mappatura in tempo reale del panorama editoriale, in quanto occorre almeno un anno perché le nuove riviste vengano incluse all’interno delle varie directories).31

In un contesto sempre più caratterizzato da atteggiamenti predatori delle riviste piuttosto che da predatory journals allo stato puro, diverso, invece, è il discorso per le checklists, che – pur nei limiti del loro approccio schematizzato alla realtà – riassumono i passaggi e gli elementi da verificare caso per caso per accertare le caratteristiche predatorie di una rivista. Nel proliferare di questo tipo di tools,32 pare opportuno qui suggerire l’utilizzo all’atto di una submission quantomeno del Journals -Think. Check. Submit,33 un’iniziativa internazionale frutto della collaborazione tra diverse istituzioni attive nel campo della comunicazione accademica. Con un punto di vista positivo, questo strumento approccia il problema alla rovescia, ovvero evitando di stilare la lista dei campanelli di allarme spia di un potenziale rischio predatorio, ma elencando tutti i requisiti di cui tenere conto per stabilire l’affidabilità della rivista cui si intende sottomettere il proprio lavoro. Lo strumento più efficace per restare a galla nei gorghi dell’editoria predatoria non viene dall’esterno, ma dall’interno e consiste nell’essere e mantenersi informati sul problema per poter giudicare con cognizione di causa. È ciò, del resto, che diceva Italo Calvino: «cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio» «esige attenzione e apprendimento continui».34 Le dinamiche, gli sviluppi e le criticità dei meccanismi di pubblicazione, dei sistemi di valutazione e del panorama editoriale dovrebbero, dunque, essere oggetto di documentazione al pari di qualsiasi altro argomento attinente ai propri filoni di ricerca. Per affrontare in maniera informata il tema “predatory journals” una base imprescindibile di partenza su cui costruire il proprio bagaglio di conoscenze è rappresentata indistintamente per tutti – ecco dunque il quarto consiglio di lettura – dalle linee guida Principles of Transparency and Best Practice in Scholarly Publishing elaborate in maniera congiunta da Committee on Publication Ethics (COPE), Directory of Open Access Journals (DOAJ), Open Access Scholarly Publishing Association (OASPA) e World Association of Medical Editors (WAME) per essere applicate a tutte le tipologie di contenuto pubblicato.35 Oltre a effettuare ricerche bibliografiche e a richiedere eventualmente il supporto di personale bibliotecario specializzato (vieppiù dotato – visto l’argomento – dell’expertise necessaria a estrarre e a vagliare l’informazione in proposito), un altro modo per rimanere aggiornati consiste, infine, nel seguire blog dedicati alle peculiarità e ai lati oscuri del mondo delle pubblicazioni accademiche, quali per esempio Retraction Watch.36 Condividere tra autori le riflessioni sul problema e le esperienze vissute in prima persona è senz’altro un modo per combattere il fenomeno predatorio. Contrastarlo significa però anche – e soprattutto – intraprendere azioni a livello sistemico: mettere in discussione, innovare e rendere più trasparente il processo di peer review,37,38 implementare e diffondere i principi dell’Open Science39 e modificare sostanzialmente i criteri di valutazione della ricerca.40,41

Rimane solo da aggiungere un ultimo e definitivo consiglio di lettura: il report 2022 dell’InterAcademy Partnership (IAP) – un network internazionale composto da oltre 140 Accademie scientifiche – dedicato proprio alla battaglia contro riviste e congressi predatori:42 oltre a presentare i risultati di un’indagine globale sulla percezione del fenomeno predatorio condotta su 1.872 ricercatori, offre la possibilità di approfondire con maggiore dovizia di dettagli molti dei punti toccati in questa breve sintesi.

Conflitti di interesse dichiarati: nessuno.

Bibliografia

  1. Jefferson T, Shashok K, Wager E. Get Peered! BMJ 2003;327(7429):1439.
  2. Quaderi N. Supporting integrity of the scholarly record: Our commitment to curation and selectivity in the Web of Science. 20.09.2023. Disponibile all’indirizzo: https://clarivate.com/blog/supporting-integrity-of-the-scholarly-record-our-commitment-to-curation-and-selectivity-in-the-web-of-science/ (ultimo accesso: 28.10.2023).
  3. Brainard J. Fast-growing open-access journals lose impact factors. Science 2023;379(6639):1283-84.
  4. White, K. Publications Output: U.S. Trends and International Comparisons. Alexandria, National Center for Science and Engineering Statistics - National Science Foundation, 2021. Disponibile all’indirizzo: https://ncses.nsf.gov/pubs/nsb20214 (ultimo accesso 28.10.2023).
  5. Bornmann L, Haunschild R, Mutz R. Growth rates of modern science: a latent piecewise growth curve approach to model publication numbers from established and new literature databases. Humanit Soc Sci Commun 2021;8:224.
  6. Hanson MA, Barreiro PG, Crosetto P, Brockington D. The strain on scientific publishing. arXiv:2309.15884. 2023. Disponibile all’indirizzo: https://arxiv.org/abs/2309.15884 (ultimo accesso: 28.10.2023).
  7. Nane GF, Robinson-Garcia N, van Schalkwyk F, Torres-Salinas D. COVID-19 and the scientific publishing system: growth, open access and scientific fields. Scientometrics 2023;28(1):345-62.
  8. Ioannidis JPA, Pezzullo AM, Boccia S. The Rapid Growth of Mega-Journals: Threats and Opportunities. JAMA 2023;329(15):1253-54.
  9. Crosetto P. Is MDPI a predatory publisher? 2021. Disponibile all’indirizzo: https://paolocrosetto.wordpress.com/2021/04/12/is-mdpi-a-predatory-publisher/ (ultimo accesso: 28.10.2023).
  10. Retraction Watch. Article that assessed MDPI journals as “predatory” retracted and replaced. 2023. Disponibile all’indirizzo: https://retractionwatch.com/2023/05/08/article-that-assessed-mdpi-journals-as-predatory-retracted-and-replaced/ (ultimo accesso: 28.10.2023).
  11. Beall J. Predatory publishers are corrupting open access. Nature 2012;489(7415):179.
  12. Beall J. The Open-Access movement is not really about open access. TripleC 2013;11(2):589-97.
  13. Beall J. Criteria for determining predatory Open-Access publishers, 3rd edition. 2015. Disponibile all’indirizzo: https://beallslist.net/wp-content/uploads/2019/12/criteria-2015.pdf (ultimo accesso: 28.10.2023).
  14. Crawford W. Ethics and Access 1: The sad case of Jeffery Beall. Cites & Insights 2014;14(4):1-14.
  15. Kimotho SG. The storm around Beall’s List: a review of issues raised by Beall’s critics over his criteria of identifying predatory journals and publishers. Afr Res Rev 2019;13(2):1-11.
  16. Franciszek K, Emanuel K. How is open access accused of being predatory? The impact of Beall’s lists of predatory journals on academic publishing. J Acad Librariansh 2021;47(2):102271.
  17. Cobey KD, Lalu MM, Skidmore B et al. What is a predatory journal? A scoping review [version 2; peer review: 3 approved]. F1000Research 2018;7:1001.
  18. Grudniewicz A, Moher D, Cobey KD et al. Predatory journals: no definition, no defence. Nature 2019;576(7786):210-12.
  19. Mertkan S, Aliusta GO, Suphi N. Profile of authors publishing in ‘predatory’ journals and causal factors behind their decision: A systematic review. Res Eval 2021;30(4):470-83.
  20. Bagues M, Sylos-Labini M, Zinovyeva N. A walk on the wild side: ‘Predatory’ journals and information asymmetries in scientific evaluations. Res Policy 2019;48(2):462-477.
  21. Eriksson S, Helgesson G. Time to stop talking about ‘predatory journals’. Learn Publ 2018;31:181-83.
  22. Eriksson S, Helgesson G. The false academy: predatory publishing in science and bioethics. Med Health Care Philos 2017;20(2):163-70.
  23. Olivarez JD, Bales S, Sare L, vanDuinkerken W. Format Aside: Applying Beall’s Criteria to Assess the Predatory Nature of both OA and Non-OA Library and Information Science Journals. Coll Res Libr 2018;79(1):52.
  24. Brembs B. Elsevier now officially a “predatory” publisher. 11.12.2019. Disponibile all’indirizzo: https://bjoern.brembs.net/2019/12/elsevier-now-officially-a-predatory-publisher/ (ultimo accesso: 28.10.2023).
  25. International Science Council. Opening the record of science: making scholarly publishing work for science in the digital era. Paris, International Science Council, 2021. Disponibile all’indirizzo: https://council.science/publications/sci-pub-report1/ (ultimo accesso: 28.10.2023).
  26. Galimberti P, Izzo U. I predatori della scienza: colpa dell’Open Access o della valutazione bibliometrica? 2018. Disponibile all’indirizzo: https://www.roars.it/i-predatori-della-scienza-colpa-dellopen-access-o-della-valutazione-bibliometrica/ (ultimo accesso: 28.10.2023).
  27. Cabells. Navigate the publishing landscape. Disponibile all’indirizzo: https://cabells.com/ (ultimo accesso: 28.10.2023).
  28. Predatory Reports. Disponibile all’indirizzo: https://predatoryreports.org/home (ultimo accesso 28.10.2023).
  29. DOAJ – Directory of Open Access Journals. Disponibile all’indirizzo: https://doaj.org/ (ultimo accesso: 28.10.2023).
  30. Haug C. The downside of Open-Access publishing. N Engl J Med 2013;368(9):791-793.
  31. Teixeira da Silva JA, Tsigaris P. What value do journal whitelists and blacklists have in academia? J Acad Librariansh 2018;44(6):781-92.
  32. Cukier S, Helal L, Rice DB et al. Checklists to detect potential predatory biomedical journals: a systematic review. BMC Med 2020;18(1):104.
  33. Journals -Think. Check. Submit. Disponibile all’indirizzo: https://thinkchecksubmit.org/journals/ (ultimo accesso: 28.10.2023).
  34. Calvino I. Le città invisibili. Torino, Einaudi, 1972.
  35. Committee on Publication Ethics (COPE), Directory of Open Access Journals (DOAJ), Open Access Scholarly Publishing Association (OASPA), World Association of Medical Editors (WAME). Principles of transparency and best practice in scholarly publishing, 4th version. 2022. Disponibile all’indirizzo: https://publicationethics.org/resources/guidelines/principles-transparency-and-best-practice-scholarly-publishing (ultimo accesso: 28.10.2023).
  36. Marcus A, Oransky I. Retraction Watch - Tracking retractions as a window into the scientific process. Disponibile all’indirizzo: https://retractionwatch.com/ (ultimo accesso: 28.10.2023).
  37. Tennant JP, Ross-Hellauer T. The limitations to our understanding of peer review. Res Integr Peer Rev 2020;5:6.
  38. Buckley Woods H, Brumberg J, Kaltenbrunner W, Pinfield S, Waltman L. Innovations in peer review in scholarly publishing: a metasummary. Wellcome Open Res 2022;7:82. 
  39. UNESCO. UNESCO recommendation on Open Science. 2021. Disponibile all’indirizzo: https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000379949 (ultimo accesso 28.10.2023). 
  40. InterAcademy Partnership, Global Young Academy, Centre for Science Futures. The future of research evaluation: a synthesis of current debates and developments. Paris, International Science Council, 2023. Disponibile all’indirizzo: https://council.science/publications/the-future-of-research-evaluation-a-synthesis-of-current-debates-and-developments/ (ultimo accesso: 28.10.2023).
  41. CoARA - Coalition for Advancing Research Assessment. The agreement on reforming research assessment. 20.07.2022. Disponibile all’indirizzo: https://coara.eu/agreement/the-agreement-full-text/ (ultimo accesso: 28.10.2023).
  42. The InterAcademy Partnership (IAP). Combatting predatory academic journals and conferences. 2022. Disponibile all’indirizzo: https://www.interacademies.org/publication/predatory-practices-report-English (ultimo accesso: 28.10.2023).
Approfondisci su epiprev.it Vai all'articolo su epiprev.it Versione Google AMP