Attualità
04/08/2014

Il processo antismog di Firenze

2005 - Avvio dell'inchiesta

Rilevando le ripetute procedure d’infrazione mosse dall’Unione europea al nostro Paese per il superamento dei limiti di inquinamento atmosferico in alcune aree, tra cui la Piana fiorentina, la Procura di Firenze avvia le indagini sull’inquinamento da PM10 e biossido di azoto nel territorio di Firenze.

2007 - Luglio: avvisi di garanzia

Gli amministratori locali inquisiti ricevono gli avvisi di garanzia.

Ottobre: richiesta di rinvio a giudizio

La procura di Firenze chiede il rinvio a giudizio del presidente della Regione Toscana Claudio Martini, del sindaco di Firenze Leonardo Domenici e di altri quattro primi cittadini dell’area omogenea fiorentina (Comuni di Scandicci, Sesto Fiorentino, Campi Bisenzio, Signa e Calenzano), dell’ex assessore regionale all’ambiente Marino Artusa e dei suoi colleghi dei Comuni coinvolti nell’indagine.
Secondo la Procura, gli amministratori non hanno attuato misure per la protezione della salute dei cittadini «malgrado il flusso dei dati di rilevamento della qualità dell’aria imponesse con urgenza e senza indugio di provvedere per rimanere nei limiti di emissione massima consentiti».
Non solo, Regione e sindaci avrebbero posto in essere, «almeno a far data dal gennaio 2005, un indebito e concordato rifiuto di provvedere a rendere effettivi gli interventi di miglioramento della qualità dell’aria per i parametri delle polveri sottili e degli ossidi di azoto». E ciò «a fronte della gravità del fenomeno sanitario e ambientale che rendeva assolutamente evidente l’incoerenza e insussistenza delle misure fino ad allora adottate e decise negli accordi, rispetto agli obiettivi imposti dalla legge».

2008 - Maggio: rinvio a giudizio

Il GUP di Firenze Gaetano Magnelli rinvia a giudizio i 14 amministratori.
Sindaci e assessori comunali sono imputati di «getto pericoloso di cose», per non aver impedito il superamento dei limiti di concentrazione delle polveri fini (PM10) e del biossido di azoto, per quanto riguarda sia gli sforamenti sia i limiti annuali medi.
Il presidente Martini e l’ex assessore regionale Marino Artusa sono accusati anche di «rifiuto di atti d’ufficio» per non aver predisposto un piano di intervento vincolante per fronteggiare l’inquinamento. Le difese avevano chiesto il proscoglimento di tutti gli imputati, sostenendo che non ci fu rifiuto di atti, che i provvedimenti contro lo smog furono adottati e che la norma penale vincola a un’azione, non ai risultati.

Ottobre: il processo

Comincia il processo, che prende in esame le emissioni di inquinanti registrate tra il 2005 e il 2008.

2009 - Aprile: la perizia dell’accusa

Il perito di parte dell’accusa afferma: «Ogni anno, del 2003 al 2006, sono morte a Firenze e nell’hinterland 25 persone per malattie legate all’inquinamento atmosferico. Altro 347 decessi sono prevedibili, a lungo termine, per malattie cardiovascolari, cerebrovascolari, tumori al polmone o dovute a insufficienza respiratoria. Continua a essere superata la soglia di 20 microgrammi al metro cubo al giorno, cioè il limite posto dall’Organizzazione mondiale della sanità come massimo tollerabile per l’organismo umano».

2010 - Marzo: richiesta di condanna

Il Pubblico ministero chiede una condanna a 8 mesi di reclusione per il presidente della Regione Toscana e l’ex sindaco di Firenze, di 5 mesi per tutti gli altri imputati. A questi ultimi il Pubblico ministero riconosce le attenuanti generiche per il costante monitoraggio  dell’inquinamento fatto dai Comuni e per il varo nel 2008, a processo iniziato, del piano di risanamento richiesto dalle normative europee. Tuttavia, per il Pubblico ministero «quello che è stato fatto è del tutto inidoneo a contrastare il fenomeno dell’inquinamento, anche sotto il profilo dell’urgenza in materia sanitaria».

Maggio: assoluzione

Il tribunale di Firenze assolve tutti gli amministratori locali, perché «il fatto non sussiste» per ambedue i capi d’imputazione, in quanto:

  1. se si escludono i dati derivanti dalle centraline di “traffico” e si considerano solo quelle di “fondo urbano”, meglio rappresentative, secondo il giudice, della reale esposizione dei cittadini, non emergono superamenti dei limiti stabiliti dalla normativa europea sia per il PM10 sia per il biossido di azoto;
  2. non si può imputare il rifiuto di atti d’ufficio, poiché gli amministratori nel corso degli anni hanno emanato provvedimenti mirati alla riduzione del traffico; inoltre, nell’area omogenea fiorentina non esisteva negli anni sotto esame alcuna situazione di emergenza sanitaria, in base alla quale promuovere azioni «indifferibili e urgenti».

2014 in attesa del processo d’appello...

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