Stillbirths: results of a pilot population-based surveillance system in Italy (SPItOSS)
Obiettivi: illustrare i risultati di un progetto pilota di sorveglianza della mortalità perinatale, con la finalità di descrivere le caratteristiche materne, ostetriche e neonatali associate alle morti in utero, valutarne i fattori di rischio e comprenderne le cause.
Disegno: studio trasversale sui casi incidenti di morti in utero rilevati dal sistema di sorveglianza tra luglio 2017 e giugno 2019 in tre regioni italiane (Lombardia, Toscana e Sicilia)
Setting e partecipanti: sono stati analizzati i dati relativi alle morti in utero sottoposte ad audit condotti nei presidi sanitari che hanno notificato l’evento secondo la metodologia Significant Event Audit. La definizione utilizzata di morte endouterina è la medesima proposta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), cioè la morte di un feto che si sia verificata a partire dalla ventottesima settimana di gestazione. Per codificare le cause di morte è stata utilizzata l’International Classification of diseases-Perinatal Mortality dell’OMS.
Principali misure di outcome: sono state indagate le caratteristiche sociodemografiche materne, le variabili ostetriche e i dati fetali. I rischi relativi con i rispettivi intervalli di confidenza al 95% sono stati calcolati rispetto alla popolazione generale di riferimento. Inoltre, sono state analizzate le cause di morte e i fattori materni coinvolti.
Risultati: i reparti di Ostetricia e Neonatologia delle tre Regioni che hanno preso parte al progetto hanno segnalato 520 casi di morti in utero, dei quali 435 sono stati sottoposti ad audit multidisciplinare (83,7%). Il 40,0% dei casi sottoposti ad audit si è verificato tra 36 e 39 settimane di gestazione. Il rischio di morte endouterina risulta significativamente aumentato per le donne di cittadinanza non italiana (RR: 1,39; IC95%: 1,13-1,71), le gravidanze gemellari (RR: 1,59; IC95% 1,05-2,42) e le gravidanze ottenute con tecniche di procreazione medicalmente assistita (RR: 2,15; IC95%: 1,45-3,19). La percentuale di malformazioni congenite è del 6,0%. La diagnosi di restrizione di crescita intrauterina ha riguardato il 10,3% dei casi; tuttavia, la percentuale di feti con peso al di sotto del decimo percentile alla nascita è risultata almeno doppia a ogni epoca gestazionale. L’esame autoptico neonatale e l’esame istologico placentare sono stati effettuati, rispettivamente, in oltre il 70% e 90% dei casi.
Conclusioni: un progetto di popolazione per la sorveglianza delle morti perinatali con un alto tasso di partecipazione dei reparti di ostetricia e neonatologia e con l’adozione di definizioni internazionalmente riconosciute potrebbe consentire di migliorare l’identificazione dei fattori di rischio per le morti in utero e delle condizioni materne associate potenzialmente modificabili, nonché attuare azioni correttive sulle criticità dell’assistenza ostetrica e feto-neonatale.