Articoli scientifici
02/05/2023

Riduzione degli outcome sfavorevoli dovuti all’infezione da COVID-19 su una popolazione ad alto rischio: valutazione di un intervento informativo mediante chiamata attiva da parte dei medici di medicina generale

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Introduzione: attualmente sono state sviluppate strategie vaccinali e di accesso al trattamento farmacologico dei casi di COVID-19 basate sull’identificazione di soggetti a rischio di sviluppare outcome sfavorevoli. Durante la prima onda epidemica non erano, invece, disponibili trattamenti o strategie terapeutiche per ridurre gli outcome sfavorevoli nei pazienti a rischio.
Obiettivi: presentare i risultati, con un follow-up a 15 mesi, di un intervento sviluppato presso l’Agenzia per la tutela della salute di Milano (ATS Milano), basato sulla chiamata attiva da parte dei medici di medicina generale (MMG) ai soggetti con condizioni a rischio di sviluppare outcome sfavorevoli in caso di infezione da COVID-19. 
Disegno: intervento di popolazione. 
Setting e partecipanti: sono stati identificati 127.292 assistiti dell’ATS di Milano di età maggiore o uguale a 70 anni e con comorbidità associate a un aumento del rischio di decesso a causa dell’infezione da COVID-19. Mediante un sistema informativo specifico, sono stati forniti ai MMG gli elenchi dei propri assistiti a rischio con l’indicazione di chiamarli attivamente per informarli rispetto ai rischi della malattia, alle misure di prevenzione non farmacologica e alle cautele nei contatti con famigliari e altre persone. Il protocollo non prevedeva alcun intervento specifico di tipo clinico, ma solo un intervento informativo/formativo. 
Principali misure di outcome: alla fine di maggio 2020, erano stati contattati 48.613 soggetti sui 127.292 identificati. Sono stati stimati gli hazard ratio (HR) di infezione, ricovero in ospedale e decesso a 3 e 15 mesi dall’intervento, utilizzando modelli di Cox corretti per i confondenti disponibili.
Risultati: i due gruppi (pazienti trattati ovvero contattati dal MMG e non contattati) non differiscono per genere e distribuzione per classe di età, prevalenza di patologie specifiche e indice di Charlson. I pazienti contattati hanno una maggiore propensione alla vaccinazione antinfluenzale e antipneumococcica e presentano una maggiore prevalenza di malattie croniche e un maggiore accesso a trattamenti farmacologici rispetto ai pazienti non contattati. Nel gruppo di pazienti non contattati, l’HR di infezione da COVID-19 è di 3,88 (IC95% 3,48-4,33) a 3 mesi e di 1,28 (IC 95% 1,23-1,33) a 15 mesi; per i ricoveri per COVID-19 è di 2,66 (IC95% 2,39-2,95) a 3 mesi e 1,31 (IC95% 1,25-1,37) a 15 mesi; per la mortalità totale di 2,52 (IC95% 2,35-2,72) a 3 mesi e 1,23 (IC95% 1,19-1,27) a 15 mesi dall’inclusione nella coorte.  
Conclusioni: i risultati di questo studio mostrano una riduzione di ospedalizzazioni e decessi e supportano la necessità di sviluppare, in caso di eventi correlati a epidemie o pandemie che producono esiti sfavorevoli sulla popolazione, modelli specifici di presa in carico basati su sistemi di stratificazione opportunamente adattati alla situazione, al fine di tutelare la salute della popolazione. Lo studio presenta alcuni limiti: non è randomizzato; presenta bias di selezione (gli assistiti identificati erano quelli più in contatto con i MMG); l’intervento è basato sul fornire indicazioni di protezione e distanziamento a un gruppo ad alto rischio, per il quale non era noto nel marzo 2020 il possibile beneficio; l’aggiustamento utilizzato non è in grado di controllare completamente il confondimento. Tuttavia, lo studio consente di sviluppare alcune riflessioni generali, fra le quali l’importanza dell’epidemiologia del territorio nello sviluppo di sistemi informativi e nell’utilizzo di metodi che permettano di tutelare al meglio la salute della popolazione.

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