Articoli scientifici
08/06/2010

Mortalità per cause asbesto-correlate e incidenza del mesotelioma fra i lavoratori del cemento-amianto di San Filippo del Mela (Messina)

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Introduzione

L’impatto sanitario dell’industria del cemento-amianto è stato studiato nei principali poli produttivi italiani1-8 ma non in quelli della Sicilia, per la quale è disponibile solo uno studio a carattere preliminare sull’Eternit di Siracusa, che non è stato successivamente completato.9 In Sicilia vi è dunque un debito conoscitivo sull’impatto sanitario che questa attività produttiva ha avuto. La scelta di indagare la Sacelit di San Filippo del Mela è legata al contesto territoriale di questo comune, situato nell’area a elevato rischio di crisi ambientale di Milazzo (definita dalla Regione Sicilia nel 2002), e recentemente inserito nel sito di interesse nazionale per le bonifiche di Milazzo, istituito nel 2005 (L. 266 del 23.12.2005). Vi è accordo, a questo proposito, sul fatto che gli studi epidemiologici effettuati nei siti contaminati concorrano a caratterizzare lo stato di salute della popolazione in relazione alle sorgenti di rischio presenti.10,11 In particolare, gli studi di coorte occupazionali possono fornire una stima della componente occupazionale del rischio nella popolazione generale.12 Infine, va ricordato che nello stesso sito di San Filippo del Mela dal 2004 è stato avviato un programma di sorveglianza sanitaria degli ex esposti all’amianto13 del quale il presente studio rappresenta la cornice conoscitiva. Obiettivo del presente contributo è quindi stimare il carico di patologia asbesto-correlata fra gli addetti alla produzione di manufatti in cemento-amianto dello stabilimento Sacelit di San Filippo del Mela, ubicato in Provincia di Messina, attivo dal 1958 al 1993.

L’azienda in studio

Una descrizione del ciclo produttivo e dell’organizzazione del lavoro alla Sacelit di San Filippo del Mela è stata redatta da Salvatore Nania, responsabile del Comitato permanente ex-esposti amianto, alla quale si rinvia per una trattazione più esaustiva.14 La Sacelit venne costruita nel 1954 nella frazione Archi del Comune di San Filippo del Mela, vicino alla stazione ferro-viaria. Durante la sua attività, iniziata nel 1958 e terminata nel 1993, anno di chiusura dell’azienda, vennero prodotti diversi tipi di manufatti in cemento-amianto: lastre per tetti, tubature idrauliche, canne fumarie, contenitori per acque potabili e pezzi speciali. Le materie prime erano cemento, amianto e acqua. L’acqua veniva prelevata dai pozzi in azienda o recuperata dalla produzione. L’amianto arrivava inizialmente per ferrovia, successivamente con autotrasporto. I sacchi di amianto erano trasportati al magazzino, e se nel trasporto o nella fase di scarico si erano verificate rotture, l’amianto veniva raccolto con pale e scope. I sacchi successivamente venivano tagliati a mano con un coltello e scaricati, sbattendoli in un contenitore. Un nastro rotante portava il materiale al miscelatore. Venivano utilizzati diversi tipi di amianto, di diversa provenienza: crisotilo di produzione nazionale e crocidolite di produzione sudafricana. Annualmente venivano lavorati complessivamente 19.680 quintali di amianto e 156.000 quintali di cemento. La crocidolite, per poter essere miscelata con gli altri amianti, veniva prima polverizzata nell’impianto di disintegrazione, processo che comportava la dispersione di notevoli quantità di fibre. Fino al 1975 circa la miscela di amianto veniva prelevata manualmente con una pala, messa in sacchi di plastica e riversata in un foro di aspirazione (dal quale condotte di ferro la portavano al secondo piano del capannone, attraversando il reparto produzione) da un operatore privo di mezzi di protezione, che effettuava il proprio pasto sul posto di lavoro. La porta che collegava il reparto di disintegrazione e miscelazione con il capannone produzione era quasi sempre aperta. Intorno al 1975 l’impianto di disintegrazione, rimodernato, fu trasferito nel capannone ubicato lateralmente a quello della produzione. Furono altresì installati impianti di aspirazione localizzati in corrispondenza dei punti nei quali si tagliavano i sacchi. Le tubature che portavano la miscela di amianto al secondo piano del capannone, come si è detto, attraversavano il reparto di produzione, e ogni volta che si intasavano occorreva smontarle e svuotarle; l’operazione era effettuata collocando dei sacchi intorno al punto in cui si interveniva, ma nonostante questo accorgimento vi era dispersione di fibre, soprattutto quando si effettuava la prova di aspirazione a vuoto prima di rimontare l’impianto.

Al secondo piano del capannone si preparava l’impasto di acqua, cemento e amianto. A questo fine gli operatori aprivano i silos dove era accumulata la miscela d’amianto giunta attraverso l’impianto di aspirazione, prelevavano il materiale con una pala, lo mettevano nei sacchi di plastica, lo pesavano, aggiungendone o togliendone a mano, fino a raggiungere il peso necessario, riprendevano i sacchi e li svuotavano nel mescolatore. Qui era già stata immessa l’acqua, e in ultimo veniva aggiunto il cemento. L’impianto, successivamente, raggiungeva le diverse linee di produzione. Ulteriori occasioni di esposizione all’amianto si determinavano durante la pulizia manuale dei tubi dai residui della lavorazione, che veniva effettuata senza aspiratori. Tutte le lavorazioni effettuate fino alla seconda metà degli anni Settanta sono state eseguite senza mezzi di protezione. In quel periodo i silos in cemento in cui era tenuta la miscela di amianto furono sostituiti con un nuovo silo in lamiera da cui il materiale veniva pesato e immesso nel mescolatore in modo automatico; inoltre le pulizie del capannone, del reparto di disintegrazione e dei locali esterni furono effettuate con scopatrice elettrica a carrello e non più a mano. Migliorando la manutenzione e la pulizia migliorò anche la qualità dell’ambiente. Tuttavia, il ricambio dell’aria nel reparto produzione avvenne solo mediante ventilatura da porte e finestre fino al 1984, quando furono installati i mezzi per il ricambio forzato. Gli abiti da lavoro furono sempre lavati a casa. Dal 1986 in avanti i sacchi di juta impiegati per il trasporto dell’amianto furono aggiunti alla mescola per la produzione dei manufatti, mentre per i decenni precedenti non sono note le procedure di smaltimento o riutilizzo di tali contenitori; in altri contesti produttivi italiani il riutilizzo dei sacchi ha causato mesoteliomi in soggetti non consapevoli della presenza di fibre di amianto,15,16 scenario che non può essere escluso nell’ambito territoriale in esame. In sintesi, presso la Sacelit di S. Filippo del Mela vi è stata una rilevante esposizione all’amianto in particolare nel periodo compreso fra l’inizio dell’attività (fine anni Cinquanta) e la metà degli anni Settanta, periodo nel quale furono adottate le prime misure finalizzate all’abbassamento dei livelli di esposizione.

Materiali e metodi

La coorte dei lavoratori Sacelit è stata ricostruita dal locale Comitato permanente ex-esposti amianto (con il quale gli autori hanno stabilito una proficua collaborazione), senza che, finora, sia stato possibile acquisire i libri matricola dal-l’azienda in questione. I soggetti per i quali erano disponibili i dati anagrafici completi (nome, cognome e data di nascita) sono stati inseriti nello studio di coorte. In assenza di informazioni certificate riguardo il periodo di attività nell’azienda di ciascun soggetto, al momento non è stato possibile ricostruire la storia lavorativa e quindi gli anni-persona a rischio della coorte.

Studio di incidenza

Per l’analisi dell’incidenza del mesotelioma, i soggetti della coorte sono stati ricercati, attraverso un metodo di record linkage, nella banca dati del Centro operativo regionale (COR) del Registro nazionale dei mesoteliomi (www.ispesl.it/renam) che include i casi di mesotelioma verificatisi tra i residenti in Sicilia dal 1.1.1998. Sono stati calcolati i SIR (rapporti standardizzati di incidenza) utilizzando come tassi di riferimento quelli forniti dal Centro operativo regionale del Registro nazionale dei mesoteliomi relativi alla popolazione siciliana nel periodo 1998-2003. I casi osservati (e attesi) includevano i mesoteliomi certi, probabili e possibili come da definizione del Registro nazionale dei mesoteliomi. I tassi di riferimento includevano, oltre al mesotelioma pleurico, anche il peritoneale e il pericardico; nel nostro studio tuttavia sono stati osservati soltanto casi di mesotelioma pleurico.

Studio di mortalità

Per la ricerca dello stato in vita e delle cause di decesso la ricerca nominativa è stata effettuata dall’Azienda USL 5 di Messina e, per i soggetti non più residenti nella provincia, presso i comuni di ultima residenza. Sono stati esclusi i soggetti deceduti prima del 1.1.1986, primo anno di disponibilità delle cause di decesso da parte dell’ASL. Il periodo di follow-up va quindi dal 1.1.1986 al 31.3.2009, data di fine ricerca. Per l’analisi della mortalità sono state quindi calcolate le proporzioni di mortalità (deceduti per causa/deceduti totali) nella coorte per i 3 gruppi di cause di interesse: tumore maligno della pleura (ICD IX rev. 163.0-163.9); tumore maligno del polmone (ICD IX rev. 162.0-162.9); pneumoconiosi (ICD IX rev. 500.0-505.9). Quest’ultima comprende, oltre al sottogruppo delle asbestosi (ICD 501), anche patologie non correlate all’esposizione ad amianto, ma in fase di disegno dello studio si è preferito inserire l’intero gruppo per una maggiore sensibilità (un’eventuale accresciuta mortalità per silicosi avrebbe potuto suggerire una misclassificazione dei casi di asbestosi). Sono stati quindi calcolati i rapporti delle proporzioni di mortalità osservate con i corrispondenti rapporti delle proporzioni di mortalità relative alla popolazione regionale, standardizzati per periodo di calendario, età e genere. Per il calcolo degli SPMR sono stati esclusi i soggetti deceduti successivamente all’inizio del follow-up, ma la cui causa di decesso è ignota, e i soggetti persi al follow-up.17,18 La motivazione della scelta di utilizzare l’SPMR anziché l’SMR deriva dalla mancanza di una fonte, come i libri matricola, dalla quale derivare l’informazione sulle date di inizio e termine dell’attività alla Sacelit, per poter calcolare in modo appropriato gli anni-persona di osservazione. Si ricorda a questo proposito che l’indicazione di utilizzare l’SPMR in questi casi è fornita dalla letteratura scientifica internazionale.17,18

Risultati

Studio di incidenza

Il periodo di follow-up va dal 1.1.1998, inizio registrazione da parte del COR, al 26.9.2008, data di rilevazione dei casi. Dei 231 lavoratori segnalati dal comitato, sono stati inclusi 198 soggetti per i quali erano disponibili i dati anagrafici (175 uomini e 23 donne). L’età media alla fine del follow-up (decesso, data della diagnosi oppure 26.9.2008) è pari a 74,8 anni. Sono stati individuati complessivamente 4 casi di mesotelioma di soggetti appartenenti alla coorte, dei quali 3 negli uomini (2 mesoteliomi certi e uno possibile) e uno nelle donne (mesotelioma da definire). Per entrambi i generi e per l’intera coorte i SIR evidenziano eccessi significativi, ancorché basati su un numero esiguo di casi (tabella 1)

Studio di mortalità

Il periodo di follow-up va dal 1.1.1986, data di inizio registrazione delle cause di decesso da parte dell’Azienda USL 5 di Messina, al 31.3.2009, data di fine ricerca. Dai 198 soggetti della coorte sono stati eliminati i 13 soggetti deceduti prima dell’inizio del follow-up, i 5 deceduti successivamente ma la cui causa di decesso è ignota e i 4 persi al follow-up. L’analisi di mortalità è stata quindi eseguita su 176 soggetti (tabella 2). La coorte è costituita da 152 uomini e 24 donne; di queste, 3 risultano decedute, nessuna per le cause di interesse (tumore maligno della pleura, tumore maligno del polmone e pneumoconiosi). L’analisi è stata quindi eseguita solo per gli uomini. Gli SPMR evidenziano un eccesso di mortalità nella coorte per ciascuna delle cause analizzate, rispetto alla mortalità regionale (tabella 3). I 5 casi di pneumoconiosi della coorte sono tutti deceduti per asbestosi, tra il 2003 e il 2006; per coerenza con le decisioni prese in fase di disegno dello studio, non si è ritenuto opportuno ricalcolare il numero di decessi attesi. Le diagnosi dei 2 soggetti della coorte che risultano deceduti per mesotelioma sono confermate dai dati di incidenza forniti dal COR.

Tabella 1. Incidenza del mesotelioma, per genere. Periodo 1.1.1998-26.9.2008.
Table 1. Incidence of mesothelioma, by sex. Period 1.1.1998-26.9.2008.

 

Tabella 2. I soggetti della coorte dell’analisi di mortalità, per genere e stato in vita alla fine del follow-up (31.3.2009).
Table 2. Mortality analysis cohort subjects, by sex and vitae status, at end of follow-up (31.3.2009).

Tabella 3. La mortalità per cause, uomini. Periodo 1.1.1986-31.3.2009.
Table 3. Mortality by causes, men. Period 1.1.1986-31.3.2009.

Discussione

Il presente studio poggia su un processo di ricostruzione della coorte effettuato dal Comitato permanente ex-esposti amianto sulla base di una conoscenza dei singoli soggetti che avevano prestato servizio nello stabilimento e di una approfondita validazione collegiale degli elenchi nominativi prodotti, effettuata dagli autori del presente studio integrando le informazioni disponibili presso l’Istituto superiore di sanità e presso l’ASL. Il numero di soggetti complessivamente individuati (231) coincide con quanto risulta dai documenti ufficiali. Questo stesso lavoro, peraltro, ha rappresentato la base su cui è stato impostato il programma di sorveglianza sanitaria degli ex-esposti.13 Sulla base di una lunga e approfondita disamina condotta congiuntamente dagli autori e dal Comitato permanente ex-esposti amianto, si è valutato che non vi fossero elementi per ritenere incompleta la coorte. L’esclusione dallo studio dei 33 soggetti con i dati anagrafici incompleti (corrispondenti al 14% della popolazione complessiva) ha comportato una perdita di precisione, ma non ci sono motivi per ipotizzare che abbia introdotto una distorsione. Le caratteristiche della base dello studio, in particolare la mancanza di una fonte ufficiale per le storie lavorative, hanno determinato la scelta di effettuare l’analisi della mortalità proporzionale anziché la più consueta analisi fondata sugli SMR. Poiché vi è accordo in letteratura sul fatto che l’SPMR sia una stima valida dell’SMR quando si indaghi un’esposizione associata a un impatto sanitario specifico, non generico,17,18 si ritiene appropriato l’utilizzo di questo approccio per lo studio della mortalità da cause correlate all’amianto (asbestosi, mesotelioma, cancro polmonare). A questo proposito va osservato che, successivamente alla realizzazione del presente studio, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ha effettuato una nuova valutazione della cancerogenicità dell’amianto in base alla quale risulta accertato il nesso causale anche nei confronti del tumore maligno di laringe e ovaio.19 Nella coorte Sacelit non sono stati comunque osservati decessi per queste due patologie. La presenza in Sicilia di un Centro operativo regionale del Registro nazionale dei mesoteliomi ha consentito di affiancare all’analisi di mortalità uno studio sull’incidenza dei mesoteliomi nella popolazione in esame; la finestra temporale è più ristretta, ma la qualità del dato è superiore. Pur con i limiti precedentemente esposti, lo studio ha mostrato un significativo incremento della mortalità per asbestosi, cancro polmonare e mesotelioma pleurico, e per quest’ultimo anche dell’incidenza. Questi risultati richiedono alcuni commenti.

  • L’osservazione di 5 decessi per asbestosi in una popolazione di 198 soggetti dà una misura immediata della sussistenza di elevati livelli di esposizione alle fibre aerodisperse, anche in assenza di adeguate campagne di monitoraggio ambientale. Data la complessità della diagnosi radiologica dell’asbestosi, una valida stima della prevalenza di questa patologia fra i lavoratori della Sacelit, tale da consentire confronti con altre situazioni, si potrà avere solo con la conclusione dello studio di sorveglianza sanitaria.
  • L’incremento significativo del mesotelioma pleurico osservato in questo studio, ancorché fondato su un numero limitato di casi, è coerente con l’insieme dei risultati delle ricerche effettuate sul comparto del cemento-amianto in Italia.20
  • L’aumento della mortalità per carcinoma polmonare fornisce un elemento aggiuntivo, in quanto la relazione dose-risposta con l’amianto è tale da richiedere livelli di esposizione relativamente elevati per dare luogo a un gettito di casi in eccesso tali da determinare un aumento del rischio di 3-4 volte.21 Questo dato, insieme alla presenza dei casi di asbestosi, avvalora l’ipotesi di un’esposizione ad amianto elevata e di lunga durata, coerentemente con la ricostruzione del ciclo produttivo effettuata dal comitato. È necessario però ricordare che non sono disponibili informazioni sull’abitudine al fumo dei membri della coorte.

Conclusioni

Nonostante i limiti nella ricostruzione della coorte, per la quale è risultato eleggibile per lo studio l’85,7% dei soggetti segnalati dal comitato locale, e la mancanza di informazioni riguardo la durata della storia lavorativa dei soggetti, è stato comunque possibile stimare un’incidenza del mesotelioma significativamente superiore a quella attesa in base ai dati di riferimento della Regione Sicilia. Anche la mortalità per cause asbesto-correlate risulta in eccesso rispetto alla popolazione regionale. La metodologia utilizzata appare nel complesso valida, in particolare l’adeguatezza dell’utilizzo dell’SPMR come stima del rischio della mortalità per cause correlate all’amianto.17,18 In prospettiva andranno acquisiti i dati sulle storie lavorative che sono stati richiesti all’azienda, per la stima degli SMR e per il calcolo delle variabili temporali. Su queste basi si ritiene opportuno il completamento del programma di sorveglianza sanitaria degli ex esposti già in corso presso l’Azienda USL 5 di Messina, secondo la procedura illustrata nel contributo di Zona e collaboratori (pagina 94 del presente volume).13 Si raccomanda, infine, la replicazione di questo studio e del piano di sorveglianza degli ex esposti con riferimento ai lavoratori dell’azienda Eternit nel Comune di Siracusa, anche in relazione all’elevata mortalità per tumore maligno della pleura osservata in questa città (negli uomini: 6 casi attesi, SMR=234, IC 95%: 128-392; nelle donne: 3 casi attesi, SMR=213, IC 95%: 78-464; periodo 1995-2000).22

Conflitti di interesse: nessuno

Ringraziamenti: si ringraziano Salvatore Nania del Comitato permanente ex-esposti amianto per il suo prezioso contributo al presente studio, e Daniele Savelli dell’Istituto superiore di sanità per il supporto alla ricerca bibliografica e al reperimento della documentazione. Questo lavoro è stato realizzato nell’ambito del Progetto «Aree a rischio in Sicilia» coordinato dall’OMS-Roma in accordo con l’Ufficio speciale «Aree a rischio» della Regione Siciliana.

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