Articoli scientifici
21/07/2022

L’impatto del COVID-19 nella popolazione immigrata in Italia. Contesto, metodologia e sintesi delle principali evidenze dal progetto INMP-Regioni

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Il COVID-19 ha agito sulle disuguaglianze di salute in due modi: direttamente in termini di rischio di contagio e di esiti, indirettamente per gli effetti sull’economia, che hanno accentuato le disuguaglianze sociali. Gli immigrati hanno particolarmente subito gli effetti della pandemia.
L’INMP ha promosso il progetto “Epidemiologia dell’infezione di SARS-CoV-2 (COVID-19) e uso dei servizi sanitari nella popolazione immigrata e in fasce di popolazione vulnerabili in Italia” in collaborazione con le Regioni Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio e Sicilia, per valutare l’impatto della pandemia nella popolazione immigrata.
Si è scelto un disegno di studio osservazionale di popolazione, basato sui dati di monitoraggio settimanali del Sistema di sorveglianza nazionale COVID-19 dell’ISS.
Il periodo di osservazione è stato suddiviso in cinque sotto-periodi: febbraio-maggio 2020 (I ondata), giugno-settembre 2020 (I periodo intermedio), ottobre 2020-gennaio 2021 (II ondata), febbraio-aprile 2021 (III ondata), maggio-luglio 2021 (II periodo intermedio).
L’accesso al test diagnostico è risultato maggiore tra gli italiani e la curva di incidenza ha mostrato un livello di contagio più basso tra gli immigrati durante le tre ondate e più alto nei due periodi intermedi. I tassi di ospedalizzazione standardizzati per età sono stati più elevati tra gli immigrati sia in area non critica sia in terapia intensiva, particolarmente nelle fasi intermedie dell’epidemia. I tassi di mortalità standardizzati degli immigrati sono più elevati di quelli degli italiani a partire dal terzo periodo per i maschi e dal quarto per le femmine.
Si sono osservate differenze anche su base regionale e per area di provenienza degli immigrati.

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