La ricerca epidemiologica in Italia: un confronto con il resto d’Europa e gli Stati Uniti
Introduzione
Uno dei cardini dell’attività scientifica è lo scambio di informazioni e dei risultati delle ricerche, sia all’interno della comunità scientifica sia all’esterno. La ricerca scientifica non soltanto permette il progresso scientifico, e quella biomedica il miglioramento dei programmi di sanità pubblica, ma è anche un valore culturale a sé, strumento di formazione critica, di sviluppo di capacità analitiche, di elevazione generale del livello culturale e professionale di una nazione. In questo contesto quantificare la ricerca biomedica attualmente condotta in Italia e identificarne gli attori principali permetterebbe anche di fare previsioni sull’accesso ai finanziamenti per la ricerca futura, in modo da comprendere se vi sia la possibilità di esplorare i settori meno consolidati. La quantificazione della ricerca, e l’identificazione di quella di qualità elevata, è quindi utile, soprattutto in un momento storico in cui sia i singoli ricercatori sia interi settori della comunità scientifica competono tra loro per assicurarsi le limitate risorse economiche dedicate alla ricerca.1 Il modo più semplice per determinare l’estensione della ricerca in campo biomedico è conteggiare il suo output più immediato, ossia le pubblicazioni. Dal 2000 al 2006 gli articoli scientifici redatti da gruppi di ricerca europei e presenti inPubMed, il più importante motore di ricerca delle citazioni bibliografiche in campo biomedico, è aumentato del 49,37%, mentre la spesa europea per la ricerca rapportata al prodotto interno lordo (PIL) è ferma all’1,84%.2 Nel contesto qui delineato, lo scopo di questo studio è di descrivere, per il periodo 20072009, l’impatto della ricerca epidemiologica italiana rispetto a quella degli altri 26 Paesi dell’Unione europea e a quella degli Stati Uniti.
Abbiamo attuato due modalità di indagine: 1) la quantificazione degli articoli epidemiologici, indicizzati su Medline, pubblicati da ricercatori italiani, europei e statunitensi, nel triennio di riferimento; 2) l’identificazione dei progetti di ricerca, condotti da organismi di ricerca italiani ed europei e finanziati dalla Commissione europea tramite il 7° Programma quadro (7°PQ) per il finanziamento della ricerca. Le citazioni bibliografiche sono state cercate esclusivamente tra quelle presenti su Medline, il più importante database per la ricerca di articoli scientifici: sono più di 4.800 i giornali biomedici, di più di 70 Paesi, le cui voci bibliografiche sono indicizzate nel database per un totale, sempre in crescita, di oltre 17 milioni di citazioni bibliografiche.3 Per i progetti di ricerca finanziati dalla Commissione europea, è importante sottolineare che i Programmi quadro sono i principali strumenti finanziari dell’Unione europea per incentivare le attività di ricerca e di sviluppo che concernono quasi tutte le discipline scientifiche. In particolare, per il 7°PQ la Commissione europea ha proposto uno stanziamento globale massimo per la partecipazione finanziaria della Comunità di 50.521 milioni di euro per il periodo 20072013, di cui circa 6.100 milioni riservati alla ricerca sanitaria. L’entità dell’importo fornisce un’indicazione apprezzabile su importanti progetti di ricerca in corso di svolgimento in Europa,4 soprattutto in considerazione del fatto che il 7°PQ ha lo scopo di potenziare i finanziamenti dell’Unione europea, in particolare per la ricerca sanitaria. Infatti, è stato stimato che il 7°PQ consista in un aumento dei finanziamenti erogabili pari al 40% in termini reali (tale stima può variare in base a come l’inflazione e gli anni di effettivo utilizzo dei finanziamenti vengono considerati).5
Materiali e metodi
Ricerca degli articoli epidemiologici in Medline
L’analisi è stata sviluppata attraverso la costruzione di stringhe complesse di ricerca strutturate sulla base di parole chiave, corrispondenti ai diversi ambiti di ricerca epidemiologica. Le parole chiave relative agli ambiti di ricerca sono state identificate tramite il sito dell’Istituto superiore di sanità (ISS),6 che è stato scelto come riferimento in quanto è l’ente di diritto pubblico che, in qualità di organo tecnicoscientifico del Servizio sanitario nazionale italiano, svolge funzioni di ricerca, sperimentazione, controllo, consulenza, documentazione e formazione in materia di salute pubblica. In particolare presso l’ISS opera il Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (CNESPS) il cui elemento caratterizzante è l’utilizzo dell’epidemiologia applicata in svariati campi e la cui attività scientifica viene condotta per reparti tematici. Dagli ambiti di studio di tali reparti sono state individuate delle macroaree in cui effettuare la ricerca delle pubblicazioni, ossia: farmacoepidemiologia, epidemiologia clinica, epidemiologia genetica, epidemiologia dei tumori, epidemiologia ambientale ed epidemiologia occupazionale. Inoltre, per rendere la ricerca più completa sono state aggiunte altre cinque parole chiave (registri tumori, screening dei tumori, valutazione dell’assistenza, prevenzione primaria e promozione della salute), abbinate poi al termine «epidemiologia». Gli articoli reperiti tramite le parole chiave «registri tumori» e «screening dei tumori» sono poi stati accorpati all’epidemiologia dei tumori, mentre gli articoli rintracciati tramite le parole chiave «prevenzione primaria» e «promozione della salute» hanno dato vita alla categoria prevenzione, e la «valutazione dell’assistenza» ha costituto una categoria a sé.
La ricerca delle citazioni bibliografiche presenti in Medline è stata effettuata attraverso il provider Internet PubMed, nel mese di febbraio 2010.
La strategia di ricerca delle informazioni si è basata sulla costruzione di stringhe complesse, tramite la combinazione delle parole chiave identificate e l’imposizione di alcuni limiti. La ricerca è stata circoscritta al triennio 20072009 (con l’eccezione di alcuni approfondimenti effettuati su base decennale), agli articoli pubblicati in lingua inglese e aventi come oggetto le scienze umane. Nella costruzione di tali stringhe sono stati utilizzati operatori booleani, funzioni di annidamento ed etichette, definite tag term, o semplicemente tag, che individuano la tipologia dell’informazione contenuta nei campi di Medline, per ottenere un adeguato bilanciamento tra sensibilità e precisione della ricerca.7 La sintassi di base delle stringhe è riportata nella tabella 1.
La ricerca su Medline è stata quindi effettuata utilizzando le parole chiave e i limiti definiti nei paragrafi precedenti, abbinandoli alle diverse aree geografiche. Precisamente le intestazioni geografiche di interesse sono state identificate in: Italia, Paesi dell’Unione europea (Italia esclusa) e Stati Uniti. Dato che i termini «Gran Bretagna» e «Regno Unito» (e le loro abbreviazioni, GB e UK) e il termine «Stati Uniti» e la sua abbreviazione «USA» è possibile che siano usati indifferentemente nelle affiliazioni, si è deciso di inserire tutte le diciture nei criteri di ricerca, in modo da ottenere risultati più affidabili. Inoltre, per aumentare la specificità dell’indagine le aree geografiche di interesse sono state abbinate al tag [AD] che identifica l’affiliazione istituzionale del primo autore. Il processo di recupero degli articoli è stato limitato a quelli riguardanti la ricerca sugli esseri umani. Ciò è stato reso possibile dall’utilizzo della parola «humans» come termine MeSH (acronimo di Medical Subject Headings), ossia uno strumento che permette di indicizzare le citazioni bibliografiche rispetto a una serie di parole chiave, che rappresentano il vocabolario di riferimento della National Library of Medicine di Bethesda (Maryland, USA), presso cui viene sviluppato PubMed e vengono indicizzati in Medline gli articoli biomedici.3 I termini MeSH, facendo parte di un vero e proprio vocabolario, permettono, all’utente di indirizzare la ricerca bibliografica verso un’elevata specificità e un’elevata precisione. Infine, le stringhe per la ricerca degli articoli sono state costruite in modo tale che le aree di ricerca siano annidate nella categoria «epidemiologia», che costituisce così il totale delle citazioni bibliografiche trovate.
Settimo programma quadro per la ricerca e lo sviluppo tecnologico
Attraverso il sito del Servizio della Comunità europea di informazione in materia di ricerca e sviluppo4 sono stati individuati i progetti di ricerca in materia sanitaria, finanziati entro febbraio 2010, cui partecipano strutture italiane oppure degli altri 26 Paesi dell’Unione europea, nell’ambito del 7°PQ per il finanziamento della ricerca. La ricerca è stata effettuata unicamente all’interno del settore health considerando tutti i 331 indirizzi di ricerca qui inclusi. I progetti sono stati classificati prima in base al Paese in cui ha sede l’ente coordinatore e, in secondo luogo, in base al Paese degli altri istituti partecipanti. Inoltre, gli importi dei finanziamenti erogati sono stati abbinati ai Paesi che coordinano i vari studi. Successivamente, gli enti italiani inseriti nei vari progetti sono stati suddivisi in nove tipologie in base al settore di attività: enti statali (in questo contesto l’Istituto superiore di sanità e il Consiglio nazionale delle ricerche), enti territoriali (Regioni e Province), università, agenzie sanitarie, Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS), aziende sanitarie, fondazioni, associazioni e ditte private (e cioè, ditte farmaceutiche, agenzie di analisi marketing, ditte di sviluppo software e consulenza informatica, agenzie di consulting per i finanziamenti europei).
Risultati
Dal 2007 al 2009, sono stati pubblicati, a prima firma di ricercatori di gruppi di ricerca italiani, 7.043 articoli biomedici di carattere epidemiologico (tabella 2), cioè circa un ottavo della produzione europea. Si osserva inoltre che il numero di articoli epidemiologici pubblicati da ricercatori europei nello stesso periodo è pari a 50.063, è cioè di poco inferiore agli articoli di ricercatori statunitensi (64.489). L’epidemiologia clinica è l’area di ricerca che in Italia vede la maggiore pubblicazione di articoli (43% del totale), seguita dall’epidemiologia dei tumori (19%) e dall’epidemiologia genetica (11%). Anche negli altri Paesi dell’Unione e negli Stati Uniti, le suddette aree tematiche producono il maggior numero di citazioni bibliografiche (tabella 2).
L’epidemiologia genetica, pur essendo relativamente recente rispetto alle tradizionali aree epidemiologiche, concentra su si sé una parte consistente delle indagini. Infatti, nel triennio di riferimento, sia in Europa sia negli Stati Uniti si trova al terzo posto per numero di articoli pubblicati rispetto al totale degli articoli epidemiologici. È la ricerca italiana a far osservare una notevole crescita di articoli pubblicati in questo ambito nei primi anni del 2000: l’epidemiologia genetica rappresentava nel 2000 il 9,4% del totale degli articoli epidemiologici, il 12,0% (chi(1) pvalue = 0,03) nel 2004 e l’11% fino al 2008. Negli altri Paesi considerati la percentuale di articoli di epigenetica si è mantenuta sostanzialmente costante (nel Regno Unito dal 2000 al 2008 oscilla tra l’8,2% e l’11,0% e negli Stati Uniti tra il 7,2% e l’8,3%). Guardando in dettaglio il numero delle pubblicazioni epidemiologiche nei Paesi dell’Unione europea, si osserva che l’Italia è seconda soltanto al Regno Unito, con una produzione simile a quella della Germania e nettamente superiore rispetto a Paesi Bassi, Francia, Svezia e Spagna (figura 1).
La figura 2 mostra il trend delle citazioni bibliografiche in ambito epidemiologico, indicizzate in Medline e riferite al periodo 20002009, per i cinque Paesi europei i cui ricercatori hanno pubblicato il maggior numero di articoli epidemiologici e per gli Stati Uniti.
La produzione di articoli è in continuo aumento in tutti i Paesi considerati; la lieve flessione del 2009 è verosimilmente dovuta al fatto che il processo di indicizzazione da parte della National Library of Medicine viene completato soltanto alcuni mesi dopo la pubblicazione dell’articolo. Nel Regno Unito si osserva una crescita più rapida rispetto agli altri Paesi europei, soprattutto a partire dal 2003. L’Italia e la Germania mostrano un trend molto simile e si pongono entrambe costantemente al di sopra dei Paesi Bassi e della Francia. Negli Stati Uniti si ha una produzione di articoli epidemiologici molto maggiore rispetto a quella dei Paesi europei: nel decennio in esame gli articoli biomedici di ricercatori americani sono circa 10 volte quelli pubblicati da gruppi di ricerca italiani e quasi 5 volte quelli pubblicati da gruppi di ricerca inglesi. Attraverso il 7°PQ sono stati finanziati 374 progetti in ambito sanitario, nel periodo 20072009. L’Italia è coinvolta nel 51,3% degli studi: 154 progetti vedono la partecipazione di almeno un ente di ricerca italiano e altri 38 sono coordinati da un’istituzione italiana (tabella 3).
Questi ultimi hanno ottenuto un finanziamento globale pari a 159,38 milioni di euro. Coerentemente con quanto emerso dall’analisi delle citazioni bibliografiche, l’Italia si situa al di sotto del Regno Unito, il quale partecipa a 276 progetti (62 in qualità di ente coordinatore, per un importo finanziato pari a 232,63 milioni di euro). La Germania presenta una situazione simile a quella del Regno Unito, mentre Francia e Paesi Bassi hanno condizioni assimilabili a quella italiana. Anche gli Stati Uniti compaiono in 23 progetti, ma unicamente in qualità di partecipanti a studi in cui l’ente coordinatore è europeo. La tabella 4 mostra quale tipologia di enti si occupa di ricerca epidemiologica in Italia, sulla base dei progetti finanziati dal 7°PQ. Le università si dedicano maggiormente alla ricerca (46,4%), seguite da fondazioni (12,8%), enti statali (8,5%) e IRCCS (8,5%). Le aziende sanitarie e le agenzie sanitarie regionali rappresentano, rispettivamente, soltanto il 5,4% e l’1,1% del totale. Numerosi studi vedono il coinvolgimento di ditte private e con enti pubblici.
Discussione
La ricerca italiana in campo biomedico ed epidemiologico, limitatamente al 7°PQ, è in fase di sviluppo, nonostante gli scarsi fondi degli ultimi anni.2,8,9 Nel triennio 20072009, gli articoli biomedici pubblicati da ricercatori italiani e indicizzati in Medline rappresentano circa un ottavo di quelli pubblicati in tutta l’Unione europea (tabella 2). Il metodo di ricerca delle citazioni bibliografiche utilizzato nel corso della presente indagine può aver portato all’identificazione di un numero di articoli inferiore rispetto a quello reale, in quanto su Medline sono certamente presenti ulteriori pubblicazioni che non contengono le parole chiave utilizzate ma che trattano argomenti epidemiologici. Inoltre, si è scelto di effettuare la ricerca soltanto tra le citazioni comprese in Medline e non sull’intero PubMed, per poter specificare dettagliatamente i criteri di selezione attraverso tag e termini MeSH. Medline comprende comunque la maggior parte degli articoli scientifici pubblicati in tutto il mondo in campo medico.3 D’altro canto dato che gli articoli scientifici vengono prima inseriti in PubMed e solo successivamente indicizzati in Medline, con una discrepanza che va da tre mesi a un anno,10 l’utilizzo di tag e di termini MeSH, rafforza la precisione della ricerca ma aumenta anche il rischio di perdere informazione, soprattutto recente, quando le citazioni bibliografiche non sono ancora state indicizzate. I problemi sopra delineati non sono così rilevanti in quanto riguardano sia la produzione scientifica italiana sia quelle europea e statunitense, pertanto le proporzioni sono rispettate. Infine, per aumentare la specificità dell’indagine le aree geografiche di interesse sono state abbinate al tag [AD] che identifica l’affiliazione istituzionale del primo autore. Senza l’aggiunta di questo tag, infatti, il sistema di ricerca avrebbe selezionato tutti gli articoli contenenti il nome del Paese considerato inserito in qualsiasi posizione del database e, quindi, in qualsiasi contesto dell’articolo. La produzione di pubblicazioni epidemiologiche europea è nel suo complesso di poco inferiore a quella statunitense (nel triennio 20072009, rispettivamente, 50.063 e 64.489 articoli pubblicali), ma gli Stati Uniti presentano un trend di crescita più rapido rispetto ai singoli Paesi europei (figura 2), probabilmente perché investono di più nella ricerca scientifica, anche se alcuni ricercatori hanno recentemente denunciato una preoccupante riduzione dei fondi. 9,11,12 D’altro canto l’impegno della Commissione europea attraverso uno stanziamento di circa 6.100 milioni di euro riservati alla ricerca sanitaria dal 7°PQ, per il periodo 2007 2013, dà un nuovo impulso alla ricerca.5 A questo va aggiunto che i progetti finanziati attraverso il 7°PQ non forniscono un’idea esaustiva sull’entità della ricerca epidemiologica nei vari Paesi europei, in quanto è possibile che alcuni Paesi, in cui la ricerca epidemiologica è tradizionalmente rilevante (per esempio Regno Unito e Francia) usufruiscano pesantemente di finanziamenti erogati da fondazioni, enti pubblici e simili operanti a livello delle singole nazioni. Gli studiosi italiani sembra sappiano sfruttare al meglio la disponibilità dei finanziamenti europei, probabilmente anche spinti dalla scarsa disponibilità di quelli interni. Tra i Paesi europei con progetti di ricerca finanziati dal 7°PQ, l’Italia è al quarto posto sia per il numero di progetti in cui sono coinvolti enti italiani sia per l’entità dei finanziamenti (tabella 3). Un dato rassicurante è che la ricerca italiana viene portata avanti quasi totalmente da enti pubblici, in particolare le università (tabella 4). La presenza delle ditte private all’interno del 7°PQ, può essere spiegata, eccezion fatta per le industrie farmaceutiche, con la natura di consulenza delle loro attività, quali lo sviluppo di software, l’analisi di marketing e preparazione e gestione dei finanziamenti europei. Questi dati confermano come il recente coinvolgimento nei progetti di ricerca di strutture specializzate nell’assistenza tecnica alla redazione dei progetti e alla successiva gestione finanziaria abbia reso più facile per i ricercatori italiani l’accesso ai progetti europei. Per un impulso ulteriore alla ricerca epidemiologica italiana è auspicabile che le aziende sanitarie e le agenzie regionali, che sono a contatto con la popolazione e quindi possono individuare i rischi prioritari del territorio e cercare le strategie migliori per contrastarli, amplino il loro coinvolgimento nella ricerca. Inoltre, la quantificazione e la classificazione della produzione di pubblicazioni biomediche in Italia rappresentano un valido strumento per i ricercatori al fine di individuare da un lato i settori in cui esistono maggiori spazi di miglioramento, e dall’altro quelli per cui vi è più disponibilità di finanziamenti, sia a livello interno sia internazionale. Al fine di ottenere un’analisi più approfondita della situazione dell’epidemiologia italiana nei confronti del resto d’Europa e degli Stati Uniti, sarebbe utile esaminare i finanziamenti dei vari Paesi ottenuti dai propri enti nazionali e accompagnare l’analisi delle pubblicazioni a degli indici, come per esempio l’impact factor (IF),13 l’indice h14 o sistemi di benchmarking che permettano di identificare la ricerca scientifica di alta qualità e andare oltre l’approccio quantitativo di questo studio. Infine, sarebbe opportuno indagare in quali ambiti la ricerca epidemiologica e, più in generale, la ricerca biomedica, sia più consolidata, in modo da favorire una diversificazione dei principali ambiti di ricerca e un ampliamento ad altri campi, ove necessario.
Conflitti di interesse: nessuno
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