Articoli scientifici
18/10/2024

Impatto dell’epidemia da SARS-CoV-2 nella popolazione immigrata per grado di urbanizzazione in Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio e Sicilia

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Introduzione: secondo la letteratura, gli strati socialmente più svantaggiati di popolazione, tra cui le persone immigrate, sarebbero più vulnerabili al rischio di infezione da SARS-CoV-2 per una maggiore esposizione ai contatti, per una minor possibilità di proteggersi e per le complicanze del COVID-19 per fattori metabolici, clinici e di accesso ai servizi. Due progetti nazionali – uno coordinato dall’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti ed il contrasto delle malattie della Povertà, l’altro dal Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie – hanno istituito una sorveglianza epidemiologica per identificare le differenze nell’andamento temporale della pandemia da SARS-CoV-2 fra la popolazione italiana e quella immigrata. 
Obiettivi: monitorare l’andamento nel tempo dell’epidemia e delle sue conseguenze sulla salute nella popolazione immigrata in cinque regioni italiane, indagando eventuali differenze rispetto al grado di urbanizzazione e alla regione di residenza, attraverso alcuni indicatori consolidati.
Disegno: studio trasversale.
Setting e partecipanti: popolazione residente in cinque regioni italiane: Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio e Sicilia.
Principali misure di outcome: sono state raccolte le frequenze di test positivi, ricoveri ordinari e decessi correlati a COVID-19 in riferimento al periodo tra il 22.02.2020 e il 31.07.2021. I dati sono stati aggregati per settimana, regione, grado di urbanizzazione, genere, età (classi quinquennali) e cittadinanza (italiani/stranieri). Sono stati calcolati tassi grezzi e standardizzati degli esiti considerati, stratificati per genere, cittadinanza, regione e aggregati per macroperiodo pandemico. 
Risultati: la popolazione di riferimento è di circa 23 milioni di residenti al 01.01.2020 (9,4% stranieri). Nel periodo analizzato, si sono registrati 1.542.458 casi di positività al virus, le ospedalizzazioni sono state 175.979, mentre i decessi sono stati a 44.867. Tra le persone straniere, si sono osservati tassi grezzi di ricoveri e di decessi inferiori a quelli degli italiani. I tassi standardizzati per età mostrano, invece, una tendenza opposta: quelli di ricovero risultano significativamente più alti tra le persone straniere, a causa dell’eccesso osservato nelle aree urbane, soprattutto nei periodi di ondate di picco del virus, sia per i maschi (tasso standardizzato medio settimanale: 34,6 per 100.000 dei residenti stranieri vs 24,3 dei residenti italiani sul periodo ottobre 2020-gennaio 2021) sia per le femmine (23,2 vs 15,1 sul periodo febbraio e aprile 2021). Queste differenze sembrerebbero più marcate nelle regioni del centro, tra quelle analizzate, e tenderebbero ad annullarsi per i residenti nelle zone scarsamente popolate. I tassi standardizzati di mortalità risultano più alti tra le persone immigrate, sia uomini sia donne, a partire da ottobre 2020 e più spiccatamente nel febbraio-aprile 2021 tra gli uomini.
Conclusioni: l’impatto del COVID-19 è risultato più forte tra le persone immigrate in relazione all’ospedalizzazione, soprattutto durante i periodi di picco delle ondate del virus e in alcune regioni. La differenza nell’impatto sulla mortalità è risultata minore. L’analisi dell’eterogeneità tra regioni e zone urbane mostra differenze che meritano di essere considerate nella programmazione degli interventi e nelle politiche di integrazione.

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