Articoli scientifici
16/10/2024

Impact of local food consumption on exposure to perfluorooctanoic acid and perfluorooctane sulfonate in a contaminated community in North-Eastern Italy

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Obiettivi: stimare il contributo del consumo alimentare locale all’esposizione ad acido perfluoroottanoico (PFOA) e acido perfluoroottansulfonico (PFOS). 
Disegno: i residenti di una comunità contaminata da PFAS della Regione Veneto (Italia nord-orientale) sono stati classificati in due gruppi di esposizione, che si riferiscono al periodo successivo alla determinazione dei livelli serici di PFOA e PFOS effettuata al baseline: 1. coloro che bevono acqua potabile filtrata con doppio carbone attivo granulare (GAC) e non consumano mai alimenti coltivati localmente (gruppo di riferimento); 2. quelli che bevono la stessa acqua filtrata e consumano esclusivamente e continuativamente alimenti coltivati localmente. Per ogni gruppo, sono stati calcolati i tassi di assunzione giornaliera di PFOA e PFOS (intake rate – IR, ng/kg-die) derivati dalle concentrazioni misurate di PFOA e PFOS nell’acqua trattata e nelle matrici alimentari locali vegetali e animali. Successivamente, è stato applicato un modello farmacocinetico monocompartimentale per stimare le concentrazioni sieriche di PFOA e PFOS nel tempo, e il tempo necessario per raggiungere un livello soglia clinicamente significativo di PFOA e PFOS (20 ng/ml). 
Setting e partecipanti: l’area di studio comprendeva 21 comuni appartenenti a 3 province (Vicenza, Verona, e Padova) situate nella pianura veneta. La popolazione che al 31.12.2016 viveva nelle aree più contaminate da PFAS era rappresentata da circa 127.000 persone; i residenti di età compresa tra 9 e 65 anni sono stati invitati a partecipare al piano di sorveglianza sanitaria, che comprendeva esami di laboratorio e visite mediche.
Principali misure di outcome: livelli sierici di PFOA e PFOS (ng/mL) predetti nei residenti nell’area contaminata.
Risultati: rispetto al gruppo di riferimento, i residenti che consumano soltanto alimenti coltivati localmente hanno un IR di PFOA e PFOS più elevato di circa il 24%, e questo ha comportato un aumento di circa 3 anni del tempo necessario per raggiungere una concentrazione di PFOA e PFOS al di sotto del livello soglia di 20 ng/mL.
Conclusioni: questo studio documenta che il contributo del consumo di alimenti locali non può essere ignorato e può rappresentare un’ulteriore fonte di esposizione per coloro che vivono in una comunità contaminata da PFAS.

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