Impact of COVID-19 pandemic waves on changes in surgical urgency volumes and severity in the regional hospital network of Trento (Northern Italy): a descriptive epidemiological analysis
OBIETTIVI: analizzare l’impatto indiretto delle due ondate pandemiche di COVID-19 sulla casistica di emergenze/urgenze chirurgiche in termini di variazioni nel volume dei ricoveri, tasso chirurgico e gravità del quadro clinico della rete ospedaliera di un’intera provincia (provincia di Trento).
DISEGNO: studio epidemiologico retrospettivo.
SETTING E PARTECIPANTI: i dati relativi al carico di pazienti dei flussi urgenze/emergenze chirurgiche (SUE) dell’Azienda sanitaria della Provincia autonoma di Trento sono stati acquisiti utilizzando il flusso informativo delle schede di dimissioni ospedaliera (SDO). La popolazione in studio è stata quella dell’intera provincia di Trento. I periodi in questione sono stati i mesi di marzo-maggio 2019 confrontati con marzo-maggio 2020 (fase I: prima ondata pandemica con proclamazione di lockdown nazionale dal 9 marzo al 18 maggio), giugno-agosto 2019 messi a confronto con giugno-agosto 2020 (fase II: remissione pandemica estiva) e ottobre-dicembre 2019 confrontati con ottobre-dicembre 2020 (fase III: seconda ondata, con limitazioni parziali alla circolazione e alle attività commerciali).
PRINCIPALI MISURE DI OUTCOME: il numero complessivo di ricoveri e tassi chirurgici per SUE nei periodi di studio sono stati scelti come outcome primari. Gli stessi outcome sono stati analizzati per le singole diagnosi maggiormente rappresentate nella popolazione delle SUE: diverticolite, ostruzione intestinale, appendicite, colecistite, perforazioni gastrointestinali (GI), pancreatiti, traumi. Per valutare il grado di gravità dei quadri clinici, dal database elettronico sono state estrapolate variabili associate a maggiori tassi di mortalità e morbilità, quali: età, durata della degenza ospedaliera, peso DRG, numero di decessi e pazienti non dimessi a domicilio. A ogni variabile è stato quindi assegnato un peso numerico, ottenendo un sistema di punteggio da 0 a 15 (severity index).
RISULTATI: il numero di ricoveri per SUE nel periodo studiato ha mostrato un andamento sinusoidale, con una drastica diminuzione (nel 2020 vs 2019) nelle fasi I e III (-46,6% e -31,6%, rispettivamente). Questa tendenza è stata osservata anche stratificando i ricoveri per le patologie più frequenti, a eccezione delle perforazioni GI e delle pancreatiti. La percentuale di interventi chirurgici tra i pazienti ospedalizzati per SUE è stata del 35,2% nella fase I, valore significativamente superiore a quello del 2019 (25,6%). Considerando singolarmente le diagnosi più frequenti, alcune hanno avuto un progressivo aumento della frequenza chirurgica nelle fasi I e II (diverticolite, ostruzioni intestinali, colecistite), altre hanno mostrato una diminuzione iniziale per poi assestarsi su valori non lontani da quelli del 2019 (perforazioni GI e appendicite), altre ancora hanno nuovamente avuto un iniziale aumento significativo per poi tornare gradualmente a valori simili a quelli del 2019 in fase III (traumi). L’età media dei pazienti era significativamente più alta nella fase I rispetto al 2019 (p-value<0,001) e nella fase II (p-value<0,05). Coerentemente con l’andamento del numero di ricoveri urgenti, anche il severity index calcolato sulla popolazione SUE ha mostrato un andamento sinusoidale, con un evidente aumento durante le due ondate pandemiche.
CONCLUSIONI: l’effetto della pandemia di COVID-19 sugli SUE è stato principalmente indiretto, manifestandosi con una significativa riduzione dei ricoveri chirurgici, in particolare nelle fasi I e III. Viceversa, nelle stesse fasi, la frequenza chirurgica ha mostrato un aumento significativo rispetto al 2019. L’analisi stratificata ha confermato questi risultati per le sei diagnosi più frequenti, a eccezione di perforazioni gastrointestinali e pancreatite. I quadri clinici sono stati più gravi nelle due ondate pandemiche rispetto al periodo di riferimento del 2019. Sebbene con una lieve attenuazione numerica, in generale i dati ottenuti nella seconda ondata pandemica hanno confermato sostanzialmente quelli ottenuti nella prima.